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Urbex Rewind: le sfumature di silenzio di Marcella Milani

Curioso come una città piccola quanto Pavia possa serbare grandi spazi dove il tempo e la storia si annidano timidamente, quasi si vergognassero a uscire alla luce del sole per confrontarsi col presente. A farli uscire allo scoperto ci pensa Marcella Milani, la fotografa di Pavia, che nella sua seconda edizione di Urbex, intitolata “Urbex Rewind” in mostra al Castello Visconteo, è andata a immergersi tra le rovine di una semi-sconosciuta città vecchia, non abbastanza antica da risultare archeologica, non abbastanza recente da contenere la vita. “Ma io la chiamo ‘reuind’ non ‘reuaind’” – ammonisce presto la fotografa, quasi a rivendicare orgogliosamente la maternità del suo lavoro, anche linguistica.  Dall’ex Area Snia di Viale Montegrappa (chiusa nel 1982) passando per la Necchi, la fabbrica di macchine da cucito, fino all’idroscalo e molte altre aree, tutte immortalate dall’occhio scrutatore e curioso di una pavese doc. Un esordio record e più che positivo – “alla sola inaugurazione erano presenti più di 500 persone, giovani e anziani e ancora adesso sta andando molto bene”.

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Ma non ci sono solo foto da vedere alla mostra. Marcella Milani ha collaborato anche con 8 artisti contemporanei che hanno reinterpretato alcuni dei suoi scatti per creare delle opere che saranno successivamente messe all’asta ai primi di giugno e il cui ricavato sarà devoluto alla fondazione Maugeri. E poi anche pezzi originali delle macchine Necchi, buoni del tesoro, manifesti e cartelli provenienti dalla Collezione Iucu. Una mostra/museo quindi, ma anche un’opera con un sottile substrato di denuncia: “certamente ho voluto anche denunciare lo stato di degrado e abbandono di queste zone e proprio per questo ho anche organizzato delle visite guidate nei luoghi fotografati il prossimo 29 aprile proprio nella speranza di rivalorizzare queste aree”.

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Gli scatti, tutti rigorosamente in bianco e nero, rispecchiano in pieno quello che è lo stile ormai tipico della Milani: la sua è una fotografia che mette a disposizione dello spettatore l’immagine, prima ancora del sentimento o della narrazione; una fotografia che non si sbilancia mai ma anzi si bilancia attentamente tra immagine e idea, restituendo tutta l’autenticità di quei luoghi e invitando anzi lo spettatore a far propria e a personalizzare l’esperienza di visione. Una fotografia che ha molto dell’indagine storiografica e della ricerca appassionata di verità e vita, di esperienza e materia. Un video realizzato da Marco Rognoni e proiettato in loop nella sala d’esposizione ci mostra Marcella al lavoro nei luoghi dell’abbandono, mentre Gianluca Iacono (ebbene sì, la mitica voce italiana di Vegeta) legge un testo inedito di Armando Barone nel quale parla di “qualità di silenzi”; in effetti la regia degli scatti è talmente precisa che pare veramente di sentire i suoni del metallo e del vetro in alcune immagini. Ma la mia preferita, forse anche per la portata ironica che vi si scorge, è quella di un sanitario con un cartello che riporta la scritta “Lascia il bagno come lo vorresti trovare”. In effetti tutto in queste foto sembra essere stato lasciato come si voleva trovarlo. Ovvero mai più.

La mostra è visitabile al Castello Visconteo fino al 10 giugno. Costo biglietto 4€.

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