Harry Potter – Classici come nuovi
Vent’anni fa Harry Potter e la pietra filosofale era un timido libro che si affacciava sugli scaffali delle librerie mondiali, ma che, spingendo ora di qua ora di là, è arrivato ad occupare l’intera mensola. Il Festival culturale realizzato dal Collegio Ghislieri, Barocco è il mondo ha permesso il 23 settembre 2017 di posare lo sguardo su quello che oramai è un classico per ragazzi (e non solo) e sulle cause che lo hanno reso tale.
“Harry Potter non è più una moda” sono le parole con cui Chiara Codecà esordisce, dando avvio ad una discussione dal tono amichevole, scherzoso, ma non per questo poco serio, tono che sa mettere a suo agio l’eterogeneo pubblico in sala. Tra fedeli lettori e appassionati dei soli film, sono presenti anche alcuni curiosi che nulla hanno visto mai del magico mondo della Rowling, pur sentendone spesso parlare.
Illustratrice, traduttrice, consulente editoriale, Chiara Codecà è esperta del settore e sopratutto ama di cuore la saga del mago più famoso d’Europa. Da sempre appassionata alla letteratura per ragazzi, fin da giovane sognava di occuparsi di questo settore e quando nel 1998 conobbe Harry Potter decise che quello sarebbe stato il suo lavoro e questo uno dei sui maggiori centri d’interesse.
Per comprendere il successo di una saga che non è ancora uscita fuori stampa è necessario entrare prima nella vita della sua autrice. Benché la Rowling abbia sempre avuto idee ben stabili intorno all’universo da costruire, è chiaro che la sua personale esperienza di vita ha influito sull’opera dandole spessore e profondità. Il lutto per la perdita della madre, la sua vita incerta dopo il ritorno dal Portogallo (1993) e l’essere entrata in contatto con gli aspetti più vari della nostra realtà, svolgendo i lavori più disparati, hanno senza dubbio contribuito ad ampliare la dimensione psicologica del romanzo.
Fondamentale a tal proposito la sua esperienza ad Amnesty International. Seduta ad una scrivania, entrava in contatto con lettere in pessimo stato, foglietti di carta e altro materiale sui cui erano incise le testimonianze di coloro che avevano vissuto la guerra, testimonianze che la Rowling doveva trascrivere affinché non andassero né dimenticate né perdute. Sicuramente simili letture avranno avuto il loro peso nel momento di dar vita ad una guerra civile tra maghi.
A far di questi romanzi dei classici, sottolinea Chiara, è il modo in cui tematiche reali entrano senza troppi filtri nel tessuto narrativo. Morte, abbandono, la condizione dell’orfano, tutti temi toccati dalla saga sui quali la magia non stende un velo di irrealismo, bensì accentua la portata di quelli che per antonomasia sono “i grandi temi” e li avvicina a qualsiasi lettore. Sembra quasi che la magia serva ad addolcire la pillola più al lettore adulto che al giovane e la magia non modifica poi più di tanto la realtà.
É ovvio: il successo è stato nutrito da un cospicuo merchandising. Gadget, articoli da collezione e come non poter accennare ai film. Un fenomeno anche mediatico di rilevante portata ma che, parola di Chiara, “si differenzia da un fenomeno come Twilight, perché l’autrice ha messo carne sul fuoco”. L’abilità della Rowling le ha permesso di cimentarsi con vari generi. Pertanto Harry è salito anche sul palco. Harry Potter e la maledizione dell’erede ha riscosso in patria un successo tale per cui fino a dicembre non ci sono più biglietti disponibili. E lo script in Italia si è difeso bene, vendendo in breve le copie stampate.
Ma il mondo fantastico dell’amata scrittrice inglese non si è ancora esaurito. Quasi alla stregua di un racconto epico per cui dopo la storia dei figli si passa a raccontare la storia dei padri, ecco che sul grande schermo arriva Animali fantastici e dove trovarli. Qui la Rowling riveste i panni di autrice della sceneggiatura, segno evidente della sua versatilità, di chi riesce a superare il naturale contrasto che la novità di cimentarsi con un nuovo mezzo espressivo può produrre. L’universo narrativo si espande, il fenomeno è qui per restare.
Anche l’illustrazione, spiega la Codecà, non gioca un ruolo da poco. In questo campo risulta particolarmente interessante un confronto tra le varie copertine: da quella inglese di Bloomsbury a quella ucraina. Se gli anglofoni si concentrano su di un particolare narrativo tale da indurre il possibile acquirente alla lettura, gli ucraini sono più inclini allo spoiler: emblematica la copertina del settimo libro dove la morte di Dobby è messa in bella mostra, diminuendo l’impatto che essa suscita alla lettura e scatenando di primo acchito una sorta di indiretta repulsione nell’acquirente. Perché comprare un libro se già so che uno dei personaggi, per sua natura incline a suscitare tenerezza e affetto, non avrà l’idillica fine che io lettore spero per lui?
Dall’altro canto una copertina come quella tedesca abbassa di molto il tono, donando ai personaggi fattezze più infantili. Oppure i giapponesi “rileggono” alla luce della loro cultura le immagini, per cui la prima di copertina di Harry Potter e la pietra filosofale vede l’imponente figura di Fuffi incisa su di una carta che ricorda la pergamena.
Il successo risulta ancora più strabiliante se si pensa che nel mondo dell’editoria italiana Harry Potter segna la rottura di un tabù (mai verbalizzato, ma sempre presente) per cui i romanzi per ragazzi non debbano superare un certo numero di pagine. Harry Potter sembra segnare un prima e un dopo nel modo dell’editoria e questo è il messaggio che guida tutto l’incontro.
Gadda ebbe modo di dire che “barocco è il mondo” e le avventure del mago di Londra non possono che mettere in luce la polivocità dei modi di cui disponiamo per narrare di esso e della sua complessità. In calce al discorso Chiara sottolinea, con particolare affetto da lettrice, che la saga di Harry Potter è riuscita anche a rendere cool la lettura: senza una visita alla biblioteca di tanto in tanto poche sarebbero state le possibilità del trio per antonomasia (Harry, Ron ed Hermione) di superare le difficili prove che si parano loro davanti.
Nell’essere riuscito a mettere in risalto la complessità del nostro mondo, “Harry Potter” è senza dubbio un classico per ragazzi. E se molti adulti lo leggono, salvo il caso di una diffusissima sindrome di Peter Pan, non si può che confermare la sua (piccola?) vittoria nel mondo della narrativa.
Una “vittoria” è anche quella ottenuta dal festival ghisleriano per aver creato la gradevole atmosfera che ha accompagnato l’incontro e che ci auguriamo possa riproporsi anche durante gli altri eventi.