BirdmenPentedattilo film Festival

#PFF17 • The Escape

Per quest’edizione, Birdmen è media-partner del Pentedattilo film Festival, il festival internazionale di cortometraggi che si svolge a Pentedattilo (Reggio Calabria) dal 7 all’11 dicembre. Ecco le nostre recensioni in anteprima. La Redazione, inoltre, assegnerà il Premio speciale Birdmen al miglior cortometraggio d’animazione e al miglior cortometraggio live action.

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Le inguaribili ferite sui corpi dei protagonisti fanno di The Escape un tributo agli oppressi di tutte le epoche, un corto di animazione che si propone come sguardo sfocato all’interno del “Vaso di Pandora” che è il dolore, senza tempo, dell’Umanità. Ferite fisiche metafora di ferite psicologiche, angoscia, impotenza di fronte agli eventi.

Il regista e autore polacco Jaroslaw Konopka compie un’opera dalla tecnica impressionante – parlerei di attori anziché di marionette – e dalle forti tinte apocalittiche, descrivendo la fuga senza meta di una donna e di un bambino privo di gambe, entrambi personaggi assunti a rappresentanti del genere umano nella sua interezza, privati, come sono, di fattezze particolari e tratti marcati. I due si fanno strada nel flusso di un imprecisato conflitto che di loro ha risparmiato solo i ricordi, peraltro vaghi e confusi, di un’umanità svanita, sepolta dalla polvere da sparo, dal fuoco.

01fot.UcieczkaIl fuoco stesso, nelle fasi iniziali del corto, arde e sembra risvegliare la protagonista, ormai arresasi al proprio destino, dando immediatamente prova dell’attento lavoro fatto sui rumori, un sonoro realistico, forte, crudo, ben cucito sulla colonna sonora dei compositori Łukasz Feiner e Piotr Kubiak che ben sfruttano il violino e la chitarra elettrica per comunicare angoscia e dolore senza uscita. Ciò che stupisce più di tutto, in The Escape, è la capacità di rendere vivo l’inanimato, e non solo per i personaggi, ma anche per ciò che gli sta attorno: l’ambientazione è da live action, i movimenti di macchina, così dinamici, oltre che essere un’anomalia nell’animazione, fanno entrare lo spettatore nei panni di un morboso osservatore sempre alla ricerca di un migliore sguardo sulla tragedia in atto.

05fot.UcieczkaTragedia che, come detto in precedenza, è imprecisabile, appartiene a una realtà immaginaria e, per questo, rischia di lasciarci alla ricerca di risposte che non avremo: non sappiamo dove ci troviamo, non sappiamo come andrà a finire e, di conseguenza, nasce il dubbio che la narrazione possa essere fin troppo prolungata. Sicuramente lo scopo del progetto è comunicare sensazioni, le immagini sono veicolo di una storia poco caratterizzata e l’attenzione dello spettatore deve essere salda e consapevole della visione: il cortometraggio è certamente indicato per partecipare a un festival, ma lo è meno per scopi distributivi. L’alto budget, ottantamila dollari americani, si fa sentire molto nel comparto tecnico, meno in quello narrativo, tuttavia è evidente l’alta comunicatività delle immagini e dei suoni, del sangue ribollente, delle teste mozzate, dei cadaveri, della nuda pietra e dei campi di grano, vago vestigio di una realtà assolata ora cinerea.

Konopka dimostra di non avere paura della “fretta” propria dello spettatore dei nostri tempi, portando fino in fondo le sue idee, così estreme nella loro ricerca di una scrittura non formale, ma istintiva, così come sono istintivi i suoi personaggi, alla passiva ricerca della sopravvivenza. Un’ottima prova di regia, un’opera di forte impatto emotivo che certo non mancherà di smuovere la sensibilità dei viandanti di Pentedattilo.

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#PFF17

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