Attualità

Lettera a Daphne

Cara Daphne,

ti scrivo per dirti che sei appena entrata a far parte di un circolo di personalità illustri le cui vite inesorabilmente finiscono col riempire le bocche di idealisti smaliziati, politici indignati e manifestanti arrabbiati. Ti scrivo perché sei maltese e anche se ci dividono poche strisce di mare è bene che qualcuno ti illumini sugli aspetti essenziali di questa nuova vita, tipicamente italiana, che ti sei scelta.

Prima di tutto sappi che sei un’eroina e la tua morte lo prova. Detto fra noi, per me sei solo una giornalista ligia al proprio dovere e fedele alla propria etica professionale, ma dato che quelli come te si notano solo quando danno una notizia bomba allora è bene celebrarti adesso con tutti gli onori. Facevamo così anche noi in Italia fino a 20 anni fa circa. Poi ci siamo evoluti e siamo passati alla macchina del fango. Certo questo avviene se sei una celebrità, perché se sei un cristo qualunque scompari senza neanche troppo clamore. Sei un’eroina e questo vuol dire quasi sicuramente che metterai tutti d’accordo, destra, sinistra e centro in qualunque parlamento di qualunque paese sotto il grande ombrello della retorica anti mafiosa. Vedrai ti piacerà, ma soprattutto piacerà a molti politici perché dietro quei grandi discorsi pochi si disturberanno a chiedere il conto delle loro azioni. E chi lo farà, sparirà.

++ Malta: premier, giornalista uccisa da autobomba ++

Quello che rimane della vettura di Daphne Galizia

Poi diventerai un simbolo e se sarai abbastanza fortunata finirai anche su qualche maglietta. Io, mi vergogno ad ammetterlo, neanche ti conoscevo prima di questi giorni. Ora tutti parlano di te e del tuo lavoro che già in passato aveva dato fastidio a qualcuno. Leggo ora che tu e tuo figlio siete tra i giornalisti che hanno pubblicato il fascicolo Panama Papers contenente i documenti, resi noti un anno fa, che hanno rivelato al mondo l’esistenza di società offshore di diverse figure politiche internazionali o loro collaboratori. Leggo anche che avevi lavorato all’inchiesta Malta Files, nella quale avevi rivelato i paradisi fiscali di molte figure internazionali, anche italiane. Insomma non sapevi farti gli affari tuoi e, per citare Ramon Mifsud, sergente della polizia maltese incaricato delle indagini sulla tua morte, “Alla fine tutti hanno quello che si meritano”.

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Il post del poliziotto maltese nel quale si compiace della morte della giornalista

Dicevo, diventerai un simbolo, ma in quest’era di social network probabilmente diventerai prima un hashtag. Già ne leggo alcuni che stanno spopolando in queste ore #justicefordaphne, #daphnegalizia e le immancabili invocazioni di preghiera #prayformalta. Poi quando tra una settimana l’indignazione si sarà attenuata torneremo a parlare di gattini, foodporn e delle più recenti teorie complottiste sulle multinazionali che obnubilano la nostra capacità di giudizio con le scie chimiche. Curioso, tu di intrighi internazionali veri e propri te ne sei occupata per molto tempo, ma la rete ha scelto di non interessarsi a quelle noiose inchieste da giornalista politicizzata e pertanto sei stata battuta dagli haters e dai complottisti di professione. Devo credere ti meritassi anche questo.

Cara Daphne, preparati perché adesso in tutta Europa si leveranno cortei in tuo nome, minuti di silenzio, verranno stampati libri e magari saranno pure girati dei film. Tutto questo non per quello che hai scritto, denunciato, riportato ma perché sei morta. Trovo sia un po’ triste e irrispettoso essere ricordati solo perché si è morti. Anche perché si sminuisce inevitabilmente quello che si è fatto in vita.

Cara Daphne, la tua tragica e clamorosa vicenda ha molto, troppo in comune con gli omicidi di mafia del nostro paese. È per questo che adesso con questa mia lettera propongo pubblicamente che ti sia concessa la cittadinanza onoraria italiana. Sono molto serio: in questi giorni stiamo assistendo a una progressiva disgregazione delle identità nazionali. Ogni micro-patria rivendica la propria autonomia e/o indipendenza contribuendo in questo modo alla lenta uccisione del sogno delle nostre madri e padri fondatori europei che settant’anni fa sognavano un’Europa unita, forte e veramente indipendente. Invece continuiamo a chiuderci in piccole realtà ricolme di sterili egoismi al punto tale che non più soltanto lo straniero che scappa dalla guerra, ma pure il nostro vicino, diventa improvvisamente il nostro nemico perché non è abbastanza uguale a noi. Sprechiamo le nostre vite a circondarci di nemici, almeno non sprechiamo le tragedie a non farci nuovi amici. Ora più che mai italiani e maltesi devono essere uniti nel riconoscere che l’ingiustizia che ti è stata fatta non riguarda solo la piccola isola al largo del Mediterraneo, ma l’intera comunità internazionale che avrebbe potuto e avrebbe dovuto giovare della tua appassionata ricerca della verità. Proponendoti la cittadinanza onoraria spero in questo modo anche di vederti nelle liste delle vittime innocenti di mafia che ogni 21 marzo Libera legge pubblicamente in diverse piazze italiane.

Giovanni Falcone, che di morti illustri se ne intendeva, rispondendo a una domanda che gli veniva posta circa la sua sicurezza, disse: “Per essere credibili bisogna essere ammazzati”. Cara Daphne, benvenuta nel club.

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