Attualità

Affrontare il mostro. Pensiero e azione di una partita italiana

 

di Irene Brusa

 

Non c’è spazio per gli indecisi. Di fronte a questioni pesanti bisogna decidere con chi si vuole stare. Come in un gioco d’infanzia, dove la scelta è semplificata: o con noi, o contro di noi. Dove gli attori sul palco sono stato e mafia. Il gioco è pericoloso, ma ha ragione Ilda Boccassini nel dire che lo Stato è uno, quello Italiano. Questa come altre le puntualizzazioni espresse lunedì 3 ottobre dal procuratore, nel corso di una conferenza affollata, iscritta nella settima edizione pavese di Mafie.

C’è il bisogno di ridefinire le carte in tavola, sentire parole dure, giuste. Per il cittadino, non c’è cosa più complessa del vivere in coerenza; è più facile dirsi felici. Si parte dal quotidiano, mafia è anche una questione personale. Restare indifferenti e peggio cadere nella spirale d’omertà che è il caso di molti, sono meccanismi che ingrassano questo “piccolo fenomeno italiano”, per citare il procuratore. L’invito da raccogliere è quello di pensare, pensare febbrilmente a come applicare le parole in azione. È un lavoro difficile, però è alla portata di tutti. Non credo sia vero che parlare della questione non faccia che darle più spazio, così come temo chi sostiene di avere il sole in tasca.

Il conto da pagare, per il momento non spetta a lui. La mafia abita nella dimensione orizzontale, vive e si nutre della penombra in cui si appiattisce, cito Boccassini, come “una sogliola”. Si può dire che sia un predatore pacifico: vive indisturbato finchè gli è permesso. Così gli è stato consentito, ed è questo il motivo per cui respira a pieni polmoni la nostra stessa aria italiana. Il singolo gesto non può abbattere una rete così fitta, ma indebolirne gli effetti sì. È la forza che può venire soltanto volendo scegliere la dimensione del “con noi”. Senza paura, per questa democrazia intristita. Non è bello parlare di mafia; sa di marcio, lascia i suoi miasmi nell’aria. Per vivere consapevoli però va messa in conto anche la puzza. Credere nella giustizia è ormai diventato un atto di fede, le incongruenze vere o mal presentate fanno da cornice alla partita lunga che l’Italia combatte contro sè stessa. Voci in dissonanza, come quella del procuratore Boccassini sono la pillola senza zucchero che dobbiamo saper affrontare. Questa sconosciuta, la sincerità, può dare più certezze ad un animo impreparato che tante rassicurazioni senza futuro. Si esaurirà mai il fenomeno mafia? Credo che la risposta del procuratore sia la sola che si possa dare: non siamo ancora alla fine.

 

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