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Colonia (2015), di Florian Gallenberger: un finto mockumentary?

Martedì sera, in occasione del secondo appuntamento con la rassegna cinematografica indipendente Indie, organizzata da U.D.U. presso il cinema Politeama di Pavia, è stato proiettato in prima serata Colonia, uscito nel 2015 e girato dal regista tedesco Florian Gallenberger.
Il film si apre su un preciso contesto storico, ovvero quello del golpe del 1973 in Cile, per mezzo del quale il generale Augusto Pinochet rovescia il governo socialista di Salvador Allende. Daniel (Daniel Bruehl), un giovane fotografo tedesco, si trova a Santiago per lavoro, e viene raggiunto, per trascorrere qualche giorno insieme, dalla fidanzata Lena (Emma Watson), assistente di volo della Lufthansa. Daniel, in Cile da pochi mesi, ha iniziato a collaborare con i sostenitori di Allende, facendo propaganda, e, per questo, al momento del golpe, viene arrestato e portato via dalla polizia di Pinochet in un luogo che Lena scopre chiamarsi Colonia Dignidad. Si tratta di un borgo che ospita una comunità fondata dal pastore tedesco Paul Schäfer (Michael Nyqvist), che vive in completo isolamento e vuole mostrarsi come un luogo di profonda religiosità e lavoro, ma che nella realtà dei fatti è un lager dove gli oppositori di Pinochet vengono interrogati e torturati. Qui trovano rifugio anche centinaia di nazisti fuggiti dall’Europa. Il fantomatico guru Pius (alias Paul Schäfer) ha costruito un proprio perverso paradiso personale fatto di oppressione, violenza e abusi sessuali.

Il film sembra porsi come un thriller storico che vuole documentare i fatti avvenuti a Colonia Dignidad, luogo realmente esistito in cui hanno trovato rifugio alti gerarchi nazisti e in cui sono stati deportati i cosiddetti desaparecidos, oppositori di Pinochet. Il fondatore della colonia Paul Schäfer, pastore protestante ed ex-caporale delle S.S. ricercato per abusi sessuali, ha lasciato il Cile al momento del crollo del regime e, arrestato in Argentina nel 2005, è morto in prigione nel 2010. L’anno scorso il governo Merkel, sotto pressione dell’opinione pubblica, ha annunciato che renderà accessibile la documentazione su Colonia Dignidad, anticipando il termine prefissato di dieci anni.

Nonostante questa centrale contestualizzazione storica, la pretesa documentaristica del film finisce per essere fortemente messa in secondo piano a causa di un gusto per l’esagerazione e per la spettacolarizzazione degli eventi, che rendono il film non molto dissimile da tanti altri “paraaction movie fin troppo sentimentalistici. Ripetuti colpi di scena e improbabili circostanze fortuite si susseguono in un ritmo frenetico che punta più a far tenere il fiato sospeso piuttosto che a denunciare la realtà dei fatti avvenuti in quel luogo. Un mockumentary non troppo riuscito.

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