Attualità

Intervista ai candidati sindaci di PD e PDL

di Francesco Rossella e Matteo Miglietta

 

Risponde Albergati.

Inchiostro – Dottor Albergati, partiamo con un problema molto sentito dai giovani studenti pavesi: la mancanza di spazi. Come intende affrontare la questione?
Albergati – Innanzitutto, farei una distinzione tra due tipi di attività: quelle serali, che si protraggono fino all’una nei bar, e quelle notturne, ossia discoteche. Per quanto riguarda le prime, va mantenuta la presenza dei giovani nel centro storico, nei locali già esistenti o in altri da allestire, ad esempio l’area del mercato coperto sotto Piazza Vittoria, peraltro già di proprietà comunale. Invece, ritengo che le attività notturne debbano essere dislocate fuori dal centro, per evitare i conflitti coi residenti. Per questo, ho pensato a due soluzioni: la zona dell’ex riseria NECA, vicino alla Stazione, e un’area dismessa appena fuori Pavia, verso Linarolo. Lì potrebbero sorgere locali destinati al divertimento notturno, a patto però che qualche imprenditore si faccia avanti con un progetto serio. Poi, si potrebbero valorizzare le aree verdi, come il Parco della Vernavola, gli Orti Borromaici o la confluenza del Naviglio, per farvi concerti ed eventi. Il problema in questi casi però è la musica, che dovrebbe finire presto per non recare disturbo ai residenti. Per quanto riguarda i cinema, si sta lavorando sul progetto della multisala in Piazzale Oberdan ma ancora non possiamo dire nulla di certo sulla data di inaugurazione. Più in generale, penso di incoraggiare attività a basso costo (bevande e cibo a prezzi scontati per gli studenti, affitti meno cari…) e mi piacerebbe attirare a Pavia anche studenti che non vivono qui ma che magari vogliono visitarla per incontrare gli amici: a questo scopo, abbiamo in progetto la costruzione di un ostello della gioventù, di capienza ridotta ma in grado comunque di accogliere visitatori dall’esterno a tariffe basse.
Qual è la sua posizione nei riguardi delle recenti ordinanze antialcool e antibivacco dell’ex sindaco Capitelli?
Sono convinto che il fine dell’amministrazione comunale debba essere garantire la convivenza tra tutti, giovani e meno giovani. La repressione non sempre va bene ma spesso è inevitabile. Detto questo, sono favorevole al dialogo con i cittadini e con gli studenti, cosa che forse è mancata negli ultimi anni. Inoltre, un’ordinanza deve essere at-tuabile: il recente testo unico del Commissario, in questo senso, mi sembra fin troppo restrittivo e di difficile realizzazione.
Continuerebbe il progetto del Festival dei Saperi?
Assolutamente sì, ritengo che sia stata un’esperienza positiva. Tuttavia, andrebbero abbassati i costi di realizzazione e andrebbero spalmati gli eventi nel corso di tutto l’anno. L’obiettivo finale deve essere quello di divulgare la cultura anche alle persone meno interessate.
Domanda finale: qual è un segno di discontinuità che vorrebbe dare rispetto alla precedente amministrazione, che pure, ricordiamolo, era del suo stesso partito?
Guardate, credo che la giunta Capitelli abbia fatto molte cose positive, ad esempio dedicare gran parte del bilancio ai servizi sociali, all’istruzione, alla cultura, e in questo senso intendo proseguire se sarò eletto. Penso però che vada instaurato un rapporto con i giovani meno autoritario e più dialogante: un rapporto che si basi solo sulle sanzioni a mio avviso finisce per essere perdente.

 

Risponde Cattaneo.

Inchiostro – Dottor Cattaneo, partiamo con un problema molto sentito dai giovani studenti pavesi: la mancanza di spazi. Come intende affrontare la questione?
Cattaneo – Il cuore del progetto che noi ci proponiamo di portare avanti è proprio il rilancio della città. Negli ultimi 15 anni c’è stato un graduale declino sotto l’aspetto della vivacità culturale perché si è deciso di fare un centro storico pedonale, cosa lodevole, raggiungendo però l’eccesso di considerare la zona un museo a cielo aperto, quindi morta. Se invece riuscissimo a rilanciare l’attività cittadina romperemmo il circolo vizioso per cui meno attrattive e locali notturni hanno determinato spopolamento, quindi meno indotto economico e credo anche maggiore insicurezza. La prima condizione per rendere una città sicura, infatti, è renderla popolata. Detto questo, sfatiamo il mito per cui non ci sono gli spazi per i giovani. Gli spazi ci sono ma non vengono sfruttati. Basta pensare al Broletto, alla sala del borgo, a quella dei Giardini Malaspina. Il problema è che o non si sa che ci sono o sono inaccessibili per l’infinita burocrazia, che spesso fa desistere anche i più determinati. Detto questo, penso che riqualificare la zona di piazzale Europa (quella del Palazzo Esposizioni davanti al collegio Cardano, ndr) e della fine del Lungo Ticino potrebbe essere utile per creare dei Murazzi pavesi sulla falsariga di quelli torinesi. Un altro spazio utile potrebbe essere quello del mercato coperto sotto piazza Vittoria.
Qual è la sua posizione nei riguardi delle recenti ordinanze antialcool e antibivacco dell’ex sindaco Capitelli? 
Il rispetto delle regole è basilare ma non credo nelle ordinanze per due motivi: primo perché le ritengo sintomo di una politica che non è riuscita a dialogare e decide di interviene in maniera generica, senza risolvere veramente le situazioni. Secondo, se l’ordinanza viene fatta e poi non viene in nessun modo dato un seguito si passa il messaggio di un’autorità che alza la voce ma non va fino in fondo. Bisogna colpire e reprimere le situazioni d’inciviltà e su quelle essere fermi, ma non possiamo cadere nel luogo comune di associare la serata universitaria del mercoledì con il degrado che ci circonda.
Continuerebbe il progetto del Festival dei Saperi?
Sì ma con un taglio decisamente diverso. Innanzitutto con meno sprechi e una maggiore razionalizzazione dei costi. Accanto ai grandi nomi bisogna valorizzare le belle realtà che abbiamo, uscendo anche un po’ dallo snobbismo e dall’autoreferenzialità. Non farlo penso sia mortificante per chi ha davvero voglia di fare come le associazioni giovanili o i gruppi musicali pavesi. Insomma vorrei un’apertura totale alle realtà locali perché sia una festa “di Pavia”, non “a Pavia”. Inoltre mi piacerebbe che quest’investimento fosse distribuito su un periodo più lungo per vitalizzare una stagione intera e non solo quattro giorni, dopo i quali si torna alla calma piatta.
Domanda finale: qual è un segno di discontinuità che vorrebbe dare rispetto alla precedente amministrazione?
Il primo segno è sicuramente il dialogo, quindi tornare ad ascoltare il territorio. Poi la concretezza. Credo sia meglio una decisione presa, anche se perfettibile e soggetta a modifiche nel tempo, piuttosto che una non presa o che si è finto di aver preso (vedi ordinanza antibivacco). Infine punterei molto sul rilancio della città, che deve passare attraverso quello della vita cittadina e quello turistico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *