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UMF 2013 vol. III – Intervista ai Kubla Khan

di Francesca Lacqua

Mercoledì 5 giugno si è svolto il primo dei due tempi di recupero dell’edizione numero 10 dell’ UMF.
Dopo l’inaspettata visita della Polizia Municipale della settimana precedente, in una clima finalmente quasi estivo, si torna in Piazza Leonardo da Vinci per ascoltare le esibizioni di Tullamore, Nice Price e Kubla Khan. Dopo due serate interamente caratterizzate dal canto in inglese, tutti e tre i gruppi optano per l’italiano, mostrandone le caratteristiche in tre diverse sfaccettature.

 

I Tullamore, che già avevano partecipato all’edizione numero 8 dell’ UMF, aprono con energia la serata proponendo un folk punk che trascina problematiche (anche) locali nel vento dell’Irlanda che risuona nei flauti. Più che di una band si dovrebbe parlare di una banda con 8 elementi in perfetto (dis)ordine. Con loro non si può star fermi, se non si poga allora si pensa. Si pensa, tra l’altro, al Centro Sociale Barattolo a cui è dedicato il brano “Figlio dell’odio”e si pensa a cosa significa fare musica –ostinata e contraria- in questa città.
Con i Nice Price si cambia genere: dal punk al pop punk. Presentano sul palco temi adolescenziali in suono sbarazzino sulla scia di gruppi come Blink 182 o Sum41, ai quali direttamente si ispirano. Eseguono alcune tracce dell’album Non crescerò, uscito in tre diversi EP tra il 2010 e il 2011 e prodotto da  Andrea Fresu di Keep Hold (Label alessandrina). Imminente è l’uscita di un secondo album  nel quale essi affermano di voler cambiare il proprio mood.
Last but not the least, i Kubla Khan, duo acustico “di fama condominiale”  che, con gli accordi giusti,  fa concludere la serata in serenità. A loro il favore della giuria, voto tuttavia insufficiente per superare i Tullamore che si guadagnano la terza puntata di quest’edizione.
Prima dell’inizio dei concerti abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Riccardo e Michele, alias i Kubla Khan, e questo è quanto ci hanno raccontato.

Inchiostro – Kubla Khan: chi siete? da dove venite? cosa fate?
Kubla Khan – Siamo in due, non perché abbiamo litigato con altri musicisti, ma perché ci siamo trovati bene a suonare così: due chitarre, due voci, in acustico. Veniamo entrambi da Cremona e per ragioni di studio ci siamo trasferiti qui a Pavia. Abbiamo iniziato con alcune cover, per esempio dei R.E.M., poi, anche per poterci presentare qui all’UMF, abbiamo iniziato a comporre pezzi nostri. Consideriamo il fare musica come una carta in più da tenere e anche il solo essere chiamati musicisti è il miglior complimento che possano farci.

E il nome che avete scelto?
Kubla Khan è riferito ad un’opera di  Coleridge: «Kubla Khan oppure “Visione in un sogno”».

Avete punti di riferimento musicali sia come Kubla Khan sia come gusti vostri personali?
Riccardo: Personalmente, per fare dei nomi, io prediligo gruppi come U2, R.E.M., Coldplay, Radical Face; poi primo fra tutti è sicuramente Francesco De Gregori.
Michele: Io ho gusti più vari: dall’elettronica al rock passando per periodi punk, se devo fare un nome dico i Guns ‘N’ Roses.
Più in generale diciamo che quello che ascoltiamo sicuramente ritorna in ciò che suoniamo e nel modo in cui lo proponiamo, tuttavia a questo cerchiamo di dare una rielaborazione artistica. La creatività nasce dall’unione di elementi distanti, la nostra sfida è quella di dare al set acustico, in apparenza povero, la pienezza di un gruppo. Sappiamo di proporre un genere di nicchia ma vogliamo farlo bene.

Cosa ne pensate della situazione musicale pavese?
Questa è la seconda volta che suoniamo a Pavia, la prima era stata a Spazio Musica. Rispetto a Cremona, dove abbiamo suonato per esempio alla Festa del Torrone e alla Giornata dell’Arte e in occasione dello sciopero generale della CGIL, qui la situazione sembra sicuramente più aperta: c’è un buon panorama, gruppi validi che propongono e un pubblico più partecipe.

E rispetto al panorama italiano?
In Italia si sente un diffuso pop molto banale. Non vi è alcuna possibilità per i gruppi emergenti di farsi sentire al di fuori di esperienze quali i Reality Show che eliminano ogni possibilità di gavetta per i musicisti. Per quel che riguarda le etichette indipendenti, crediamo che abbiano pari dignità e visibilità oramai rispetto alle major.

Progetti per il futuro?
Per adesso stiamo pubblicando qualche traccia sulla nostra pagina facebook per farci un po’ sentire. Più in generale ci piacerebbe allargare il progetto forse con qualche elemento in più pur cercando di mantenere la nostra identità acustica.

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