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Un’ottima deviazione seriale: “The Alienist”

Si dice che ormai non si possa creare nulla di originale. Ad Hollywood è ormai noto il dibattito sulla carenza di spec scripts e, come avrete modo di leggere nel prossimo cartaceo di Birdmen, non è questo il periodo di serie televisive di grande impatto come sono state Lost o Game of Thrones. Eppure qualcosa si muove: in un panorama abituato a cliché triti e ritriti, una buona innovazione può venire anche non dalla totale invenzione di qualcosa di nuovo, ma dalla deviazione, dalla variazione su tema.

Così è per The Alienist, una serie televisiva che s’innesta sulla traiettoria di molti show di genere storico-gotico (come The Frankenstein ChroniclePenny Dreadful), ma tinto maggiormente di mistero e detection rispetto a sovrannaturale e misterico. Prodotto e scritto (tra gli altri) da Cary Fukunaga per TNT e distribuito a livello internazionale da Netflix, il programma dimostra una solida struttura narrativa e un’intenzione registica ben pensata, che nasconde con scelte prospettiche e movimenti della macchina da presa certi cliché dialogici tipici della narrazione televisiva. A contribuire a ciò sono anche tutti gli altri comparti tecnici.

The Alienist TNT Title Birdmen

Da un lato abbiamo, infatti, un contesto storico ricreato con ricchezza di materiali (dai costumi alla scenografia) e tenuto aderente alla vera Storia, quella dei libri di scuola. D’altronde è ciò che richiede la fonte dello show televisivo, ovvero la serie di romanzi di Caleb Carr incentrati su un giovane Theodore Roosvelt e un finzionale Dr. Laszlo Kreizler.  Dall’altro lato abbiamo invece tematiche e soggetti tipicamente contemporanei, più visti nelle crime novels, dove gli agenti della polizia incrociano il lavoro forense della scientifica e il fascino dell’apex criminalis – il serial killer. La fusione di storicità e contemporaneità non sembra però ledere alla tensione drammatica della serie, che, anzi, viene potenziata dallo scontro tra i due mondi, mantenuto credibile anche da un incredibile cast.

La serie è, infatti, una storia corale più che un racconto di un antieroe e della sua caccia all’uomo. Questa scelta da parte dei creatori della serie permette allo spettatore di immergersi nell’ambientazione e di appassionarsi alle vicende dei protagonisti: il giornalista John Moore (interpretato da Luke Evans), il Dr. Kreizler (un convincente Daniel Brühl) e Teddy Roosvelt (Brian Geraghty), qui ancora commissario di polizia e non ancora Presidente degli Stati Uniti d’America. A questi si aggiungono anche due personaggi sopra le righe: i fratelli Isaacson, detective d’origine ebrea interpretati in modo convincente da Douglas Smith e Matthew Shear.

The Alienist Dakota Fanning Daniel Bruhl Luke Evans Cast Birdmen

Ma la scena è rubata dal vero vanto del serial, l’unico ruolo femminile di alto livello: Sara Howard, interpretata da una magnifica Dakota Fanning, di indiscutibile profondità e tensione. La scelta della giovane attrice per impersonare Sara (prima donna assunta da un dipartimento di polizia) è molto indicata per via del suo aspetto, che risulta spesso più giovanile della sua età anagrafica anche per il suo curriculum artistico. Questo elemento non è da sottovalutare ed era necessario per rendere ben chiari una serie di legami che legano Sara all’ambientazione e gli altri personaggi: ella non è solo una giovanissima donna che si vuole far strada in un mondo di uomini, ma anche una ex-bambina che vuole dimostrare di essere ormai donna.

The Alienist rappresenta quindi la spinta moderna, la deviazione di una storia già raccontata dal suo periodo storico abituale. Ciò porta lo spettatore in luoghi che riconosce, ma alienati per qualche motivo. Certo, vedrete New York e le sue strade, ma non come potreste viverle ora: la sigla stessa del programma è un lento riavvolgersi della storia, un lento ritorno indietro, a quando le strade e i palazzi della città, così come le rotaie, dovevano ancora essere costruite. E tornano indietro anche i concetti della storia, gli archetipi ormai centenari di una narrazione che incrocia mysterydetective stories, che strizza l’occhio ad Arthur Conan Doyle e Edgar Alan Poe.

Questo lavoro di alienazione ha il pregio di farci arrivare in luoghi nuovi e farci assistere ad eventi che hanno il sapore di innovativo e fresco. Sembra quasi che la storia voglia dirci: “al diavolo l’Europa e la sua Londra nebbiosa e benvenuta America! Lasciati travolgere dalle stesse deliziose storie dei penny dreadful ottocenteschi, fatti nuova casa per le stesse ossessioni del vecchio continente – dall’alcool alla prostituzione, dagli intrighi di potere ai diperati lavoratori che tentano, pur celando perbenistici vizi e romantiche (quasi macabre) virtù, di evitare la strada dell’antieroismo”.

Questo è ciò che The Alienist richiede allo spettatore – e che io, da spettatore, ho totalmente apprezzato.

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