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Terra di Rosa: una storia siciliana di coraggio e passione

Cosa ci spinge ad andare a teatro? La ricerca di storie che riescano a scuoterci, che riescano a farci uscire dalla sala con qualcosa di diverso, una riflessione, ma – ancor di più – una sensazione radicata nel profondo, un’emozione.

La formula magica per suscitare emozioni a comando non è ancora stata trovata, ma possiamo contare qualche ingrediente da tenere a mente: una scrittura sincera, un soggetto appassionante ed una buona interpretazione sono delle ottime basi di partenza per riuscire nello scopo. Terra di Rosa, scritto ed interpretato da Tiziana Vaccaro, ha tutte le caratteristiche per inserirsi nella categoria di spettacoli che riescono a parlare allo spettatore, a farlo uscire dalla sala con qualcosa di diverso.

Sul palco viene ripercorsa la vicenda biografica di Rosa Balistreri, importante voce della musica siciliana del secondo Novecento. Portare alla ribalta la vita di Rosa significa ripercorrere un vissuto inscindibile dalla Sicilia della sua giovinezza.

Senza mediazioni edulcoranti, il quadro che emerge è quello di una terra aspra, oppressiva, in cui la violenza è una costante quotidiana, soprattutto per le donne. Stanca di subire, Rosa abbandona quel mondo patriarcale per progettare una nuova vita. Fin da bambina mostra una forte passione per il canto, immediatamente silenziata dalle violenze del padre, “perché solo le puttane cantano, le brave donne non lo fanno”. Arrivata a Firenze, farà della proibizione di suo padre una professione, e da qui inizierà un periodo di grande vitalità culturale, da cui però non si sentirà pienamente appagata; qualcosa continuerà a mancare.

Le parole di rabbia e dolcezza, il dolore vibrante della musica di Rosa appartengono ad un mondo diverso dalla Firenze urbana e borghese, che, in quei canti, non riesce a rispecchiarsi. Conscia di ciò, Rosa torna presto nel meridione, mettendo a disposizione la sua voce per denunciare le ingiustizie, la presenza mafiosa, la collusione delle istituzioni, facendo delle sue canzoni una sorta di manifesto politico.

Rosa Balistreri è una figura di grande coraggio e temperamento; una vita vissuta intensamente che può essere restituita con fedeltà solo da un’interpretazione attoriale scrupolosa: Tiziana Vaccaro in questo contesto ha dato prova di un lavoro mimetico di grande accuratezza.

Dal punto di vista linguistico, è intervenuta per riprodurre la cadenza di Rosa, tenendo a bada l’accento originario di Catania. E, poi, l’andatura, le movenze, la trasfigurazione del volto: il corpo dell’attrice si lascia plasmare, è energia pura, un calco perfetto della personalità vulcanica della cantante siciliana.

Lo spettatore, rapito dallo sguardo penetrante di Tiziana e dal ritmo incalzante della narrazione, non percepisce lo scorrere del tempo, e l’ora e mezza fluisce rapidamente.

Tra i pochi oggetti scenici sul palco, uno imprescindibile per pregnanza simbolica: la terra. Un cumulo di terra con cui l’attrice, cospargendosi, sembra rinascere: perché, nonostante il dolore e le sofferenze, i ricordi ci costituiscono; apparteniamo loro indissolubilmente. Questa è la verità toccante che lo sguardo e la voce di Tiziana ci rivelano: per quanto lontano si scappi, per quanto si provi a dimenticare, le nostre origini ci accompagneranno sempre: ci saranno sempre familiari.

Tiziana Vaccaro e Rosa Balistreri saranno ospiti al Teatro Verdi fino al 18 giugno: vi restano ancora pochi giorni per incontrarle.

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