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“Grindhouse”: Robert Rodriguez e Quentin Tarantino

di Cristina Spinetti

L’idea iniziale di Grindhouse era riproporre una double-feature come si usava nel 1970, ovvero proiettare due brevi film al prezzo di uno, creando così una specie di “rievocazione storica” di una Grindhouse.

Negli anni ’70 le Grindhouse erano dei cinema specializzati in B-Movie, proiettavano soprattutto (se non solo) film di Exploitation e usavano fare maratone di due o più film di seguito, pellicole spesso rovinate o di bassa qualità che avevano come unica cosa in comune i contenuti violenti, scurrili, sconci e le trame assurde. Nati e cresciuti in questo mondo di cui vanno particolarmente fieri, Quentin Tarantino e Robert Rodriguez decidono di ricrearlo (siamo nel 2007) e di farlo con tutti i puntini sulle i, aggiungendo alla proiezione dei due film dei piccoli capolavori di fake trailer (trailer finti) anch’essi in tipico stile Grindhouse.

Lo spettatore una volta seduto sbulla sua poltrona si sarebbe trovato davanti a cinque trailer di film che non esistono (o meglio, che non esistevano ancora) più due brevi film (Planet Terror di Rodriguez e Death Proof di Tarantino). Peccato che la produzione abbia messo mano al lavoro dei due, imponendo una separazione dei film in due uscite singole (obbligando quindi i registi ad allungarli) e facendo sparire i trailer (a parte quello di Rodriguez, Machete, che viene proiettato prima di Planet Terror). Gli altri quattro trailer, con mio grande sgomento, non sono presenti neanche nella versione doppio DVD dei due film. Alcuni di questi trailer hanno raggiunto un livello di fama tale per cui i registi ci hanno girato davvero un lungometraggio: Machete di Robert Rodriguez e Hobo with a shotgun di Jason Eisener. La conseguenza di tutta questa operazione di marketing è stata svuotare le pellicole del loro significato principale, far svanire nel nulla quattro trailer meravigliosi e fare non tanto nel caso del film di Rodriguez, quanto più nel caso di Tarantino un film visibilmente allungato e quindi a tratti un po’ noioso.

Ma passiamo alle singole pellicole.

  • Death proof di Quentin Tarantino

Tra tutti i generi di Exploitation possibili, Tarantino sceglie di girare uno Slasher.c

Il genere, così denominato (dall’inglese To slash“, “ferire profondamente con un’arma affilata”), si riferisce a quel gruppo di film horror in cui protagonista indiscusso è un maniaco omicida (spesso mascherato) che dà la caccia ad un gruppo di persone (spesso giovani) in uno spazio più o meno delimitato. Nel caso di questo film il maniaco omicida è Stunman Mike, interpretato da un ottimo Kurt Russell. Uno stuntman in pensione che si diverte a dare la caccia a gruppi di belle ragazze uccidendole con un’arma molto particolare: la sua macchina. Il film si divide in due parti, scandite da due diversi gruppi di ragazze. Come al solito Tarantino si diverte a rendere il film una caccia alla citazione, spaziando dal suo Kill Bill fino a svariati film degli anni ’70, ovviamente di Exploitation (uno su tutti Punto zero di Richard C. Sarafian). Il film è perfetto nel riproporre l’atmosfera dei lungometraggi del tempo: pellicola volutamente rovinata, colonna sonora azzeccata, presenza di molti dettagli squisitamente trash. Ma quando Tarantino deve affrontare “alla sua maniera” dei dialoghi fra donne tutto comincia a vacillare.
Gruppi di ragazze che si cimentano in lunghi dialoghi che possono anche divertire per due minuti, ma non di più. È proprio negli sproloqui delle protagoniste che si sente che il film è stato allungato per imposizione della produzione. Questa è l’unica, grande, vera pecca della pellicola, che per il resto è un prodotto realmente riuscito. Quando non si è annoiati dai frivoli discorsi delle ragazze il film è scorrevole e interessante, colmo di momenti divertenti, attimi di tensione e piccole perle tarantiniane.

  • Planet terror di Robert Rodriguez

Per la nostra gioia Rodriguez si destreggia in un film splatter. Il cinema splatter, noto anche come “gore”, è un sotto-genere cinematografico, di solito legato al cinema horror. È basato sull’estremo realismo degli effetti speciali, che descrivono lo schizzare del sangue (“To splat“, in inglese) o la lacerazione dei cordpi umani, con conseguente fuoriuscita di interiora. Spesso dal realismo si è passati all’esagerazione, allo scopo di disgustare o anche di far ridere gli spettatori. Dopo il famigerato trailer di Machete, talmente apprezzato che Rodriguez girerà davvero il lungometraggio tre anni dopo (nel 2010), si assiste a un film che è perfetto già dai titoli di testa (si apre con un trashissimo “R.I.P. – Rodriguez Internation Pictures” che fa iniziare a sorridere). La vita degli abitanti di una tranquilla cittadina texana viene sconvolta da un’invasione di zombie. All’interno di questa semplice trama si intrecciano le vicende di vari personaggi, condite da brutte storie legate ad armi biochimiche e progetti segreti tenuti nascosti dall’esercito. Un film impeccabile per il suo scopo, perfetto nel riproporci l’atmosfera degli splatter dell’epoca. Trama assurda e contorta, personaggi deliranti, la presenza seppur piccola di Tom Savini (che in questi film non può e non deve mai mancare), giuste ambientazioni, giustissima dose di sangue, violenza, sesso e citazioni. Il film risulta assolutamente credibile grazie alla cura con cui si sottolinea il suo voler appartenere a un’altra epoca, forse addirittura a un altro modo di fare cinema. La pellicola è volutamente rovinata, la fotografia trasmette un senso di tensione, e non potremo mai sapere cosa succede quando nello schermo appare la scritta “Missing reel”, “ci scusiamo ma abbiamo perso un rullo”. Insomma, un tanto riuscito quanto divertente tuffo nel mondo che ha formato Rodriguez, che si diverte qui ad alternare momenti di tensione a momenti di schifo, azione ad erotismo, fino alla comicità. C’è tutto ciò che si può desiderare.

  • Trailer

In rete si trovano tutti i fake trailer scomparsi, assegnati ognuno ad un regista diverso. Eccoli qua:

1. WEREVOLVES WOMEN OF THE SS di Rob Zombie

2. DON’T di Edgar Wright 

3. HOBO WITH A SHOTGUN di Jason Eisener

4. THANKSGIVING di Eli Roth

5. MACHETE di Robert Rodriguez 

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