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It: dalle origini al 2017

Il 19 ottobre 2017 è prevista, nelle sale italiane (negli USA è già uscito il 17 settembre scorso), l’uscita del nuovo adattamento cinematografico del capolavoro di Stephen King, It. Non a caso parlo di “nuovo adattamento” visto che Andrés Muschietti, regista della nuova pellicola, ha precisato che non si tratta di un remake, bensì di una nuova raffigurazione del celebre romanzo del maestro King.

Capitolo primo: origini del mostro

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Il 13 marzo del 1980 il sospettato John Wayne Gacy (nella foto sulla sinistra) fu riconosciuto colpevole dell’omicidio di 33 adolescenti, 28 dei quali sepolti in fosse comuni scavate al disotto della propria abitazione, coperti da calcestruzzo, alcuni talmente in stato di decomposizione da non essere identificabili. Su i loro corpi furono trovati segni di abusi post mortem, tra i quali atti di necrofilia ripetuti nel tempo, la maggiorparte dei quali consumati nella casa di famiglia quandSANYO DIGITAL CAMERAo ancora sposato alla sua seconda moglie. Fu soprannominato dalla stampa come il “Killer Clown“, ciò perché, oltre l’attività altamente redditizia di imprenditoria edile, negli anni svolse attività di impegno sociale, e la sua preferita era quella di animatore di feste di bambini, vestito da clown, conosciuto col nome d’arte Pogo il Clown. Seppur Stephen King ci tenne a ribadire con forza che non v’è alcuna attinenza tra il personaggio Pennywise e Pogo il Clown, le tempistiche che accomunano la condanna a morte (e quindi il processo) del mostro, e l’inizio della stesura del capolavoro, risultano perlomeno singolari. Giusto un anno dopo la condanna di Gacy fu iniziata la stesura del romanzo, terminato quattro anni dopo.

Capitolo secondo: trasposizione televisiva

Nel 1990 Tommy Lee Wallace dirige la miniserie televisiva It, composta di due puntate, la prima ambientata nel 1960, con protagonisti la “banda dei perdenti“, e con antagonista il mostro demoniaco di origine aliena It, e la seconda ambientata nel 1990 (ogni trent’anni It ritorna ad esigere il suo tributo). La trasposizione non è per nulla fedele al racconto di King, poiché il tema sessuale, sia in chiave positiva, che soprattutto in chiave negativa (abusi di ogni sorta) è tema centrale nel racconto, tanto che the keystone in merito alla sconfitta del Clown, fu una serie di rapporti sessuali consenzienti tra l’unica ragazzina del gruppo, Beverly, e tutti gli altri componenti; o anche gli abusi ripetuti subiti dalla stessa Beverly perpetrati dal padre violento. Nella serie vengono escluse tutte queste dinamiche, e quand’anche alcune di loro fossero state inizialmente girate, furono in un secondo momento censurate e mai proposte al pubblico. Ciò è rilevante poiché nella serie, It viene praticamente sempre rappresentato come il Clown, ma nel racconto Pennywise raffigura una figura allegorica di comodo, poiché ad ognuno dei ragazzi l’alieno demoniaco si rappresenta attraverso diverse figure allegoriche, accomunate da un’emozione di fondo: la paura. Per questo a Beverly si mostra nelle sembianze del padre; o a Stan nelle sembianze di licantropo. Il senso è che, non a caso, il mostro, quello del mondo reale a cui fa rifermento (da molti perlomeno supposto), è tristemente frutto di queste dinamiche orribili, di abusi e violenze; e sempre non a caso, il tema centrale dell’idea It è il bullismo, lo stupro, l’angoscia, l’emarginazione.

Capitolo terzo: It nel 2017

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Devo ammettere che, prima di vedere (in lingua originale) la nuova trasposizione cinematografica, ero del tutto scettico, ma ancor di più devo ammettere che mi ero assolutamente sbagliato, visto che mi permetterei di asserire che forse questa trasposizione è migliore della miniserie del ’90, anche e soprattutto rispetto alla prima puntata. Oltre all’innegabile qualità tecnico-fotografica, alle ottime interpretazioni di tutti gli attori (c’è da ammettere però che Tim Curry, attore dietro la maschera di Pennywise nella miniserie del ’90, risulta magistrale e superiore nell’interpretazione che Bill Skarsgard fa della maschera demoniaca), e alla complessa strutturazione dei colpi di scena e del montaggio, ciò che mi ha colpito è la caratterizzazione dei personaggi, che dona loro una profondità che non è frutto dell’idea di Muschietti (seppur ineccepibile nel suo lavoro), ma frutto di una “semplice” (abbastanza) veritiera trasposizione del romanzo. E’ quindi un lavoro completo che ricerca l’effetto sorpresa, ma che non lo utilizza come unico mezzo (ad oggi siamo inondati di filmetti indecenti che basano tutta la produzione sul “colpo di scena” e “colpo d’audio”), trasfigurando su un piano più reale il mostro e la vittima, la fantasia e la realtà, le azioni dei carnefici e le conseguenze sulla vita delle vittime.

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Epilogo

Consiglio caldamente la visione di questo piccolo capolavoro dell’orrore del 2017, tenendo presente che per chi come me ama il genere in questione, sperare in un lavoro decente all’anno pare essere diventata una fede crollata invece che un’esigenza scontata. Abbiate fede quindi, Pennywise è tornato: “Sono L’incubo peggiore che abbiate avuto, sono il più spaventoso dei vostri incubi diventato realtà, conosco le vostre paure, vi ammazzerò ad uno ad uno.

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