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Violenza: perché indignarsi non basta più

Il manifesto della Provincia Pavese di venerdì 16 giugno 2017 potrebbe tranquillamente riempire la sezione “trova le differenze” de La Settimana Enigmistica. Si tratterebbe in quel caso di un simpatico passatempo per mettere alla prova il nostro intelletto sulla capacità di confrontare e discernere. Purtroppo, però, non stiamo parlando di un gioco, ma di fatti di incresciosa e vergognosa violenza; ciò non toglie tuttavia che confronto e discernimento siano, anche in questo caso, atti dovuti e sempre importanti.  

image1Inizialmente può far sorridere l’accostamento casuale (?) dei due titoli: “Assalto al Copernico” sopra, “Rissa in Senato” sotto. Ma chi, oltre a sorridere, volesse riflettere sull’ironia della situazione, finirà col chiedersi se in realtà non si tratti di un accostamento causale. Ripassiamo i fatti: mercoledì 7 giugno alcuni studenti dell’Itis Cardano si sono riuniti di fronte all’ingresso del Liceo Scientifico Copernico in occasione della tradizionale goliardia da ultimo giorno di scuola. Goliardia che nei fatti si tradurrebbe in qualche gavettone, cori da stadio e ingiurie sul docente del tale o sulla sorella del tal altro. Si discuta sull’effettivo buon gusto di siffatta tradizione ma da ex-liceale devo riconoscere che finché la goliardia si mantiene a questi livelli si tratta di ordinaria amministrazione. C’è ben poco di ordinario invece nella guerriglia che di lì a poco si è scatenata, causando l’intervento delle forze dell’ordine e l’apertura di un’inchiesta da parte della Digos. Fossero gli anni settanta potrei credere (ma non giustificare sia chiaro) che ogni scusa è buona per protestare, occupare e menare le mani in nome della lotta di classe. Nel secondo decennio del 2000 un po’ meno. Ciò che conta è che non sono mancate reazioni di indignazione e condanna da un lato (in primis dal sottoscritto, lo riconosco) e di amorevole e presunta costruttiva compassione dall’altra (del tipo “poveri ragazzi soli e violenti”). Ci voleva il fattaccio di giovedì scorso in Senato e l’accostamento (ormai geniale, sia esso voluto o meno) della Provincia Pavese per farmi riflettere sulla ironica tragicità della civiltà attuale. Nella giornata di giovedì 15 giugno in Senato un gruppo di parlamentari della Lega Nord, contrari alla spinta della maggioranza per la legge sullo Ius Soli, ha tentato di occupare i banchi del governo con urla, spintoni, minacce, ingiurie e più in generale con un’azione di inquietante squadrismo, degna degli anni d’oro del ventennio. Ancora una volta via a pioggia i commenti indignati sulla violenza di questa classe politica di ladri e malfattori che non ci rappresenta. Perché non ci rappresenta, vero?

Indignarsi è bene, interrogarsi è meglio. Interroghiamoci allora, e si rifletta se per questa generazione non sia troppo tardi per fermarsi e meditare un attimo. Si rifletta sull’ormai innegabile continuità tra violenza verbale e fisica e si rifletta se sia il caso di prendersela tanto con dei giovani indisciplinati quando la classe politica -che per legge dovrebbe essere composta dalla parte migliore della società civile di un paese- indugia anch’essa troppo spesso in atti altrettanto scellerati. Si rifletta se in politica abbia ancora senso parlare di rappresentanza e non, ormai, di rappresentazione. La prima è un’assunzione di responsabilità, la seconda una recita. Si rifletta sul fallimento conclamato di un sistema scolastico che troppo spesso si preoccupa solo di valutare la correttezza di sterili esercizi, ma non trova mai il tempo di trasmettere una sana pedagogia dell’autocritica. Si rifletta sugli inutili moralismi che sovente vengono sollevati contro film e videogiochi, colpevoli agli occhi di molti di educare i giovani alla violenza, senza pensare al fatto che proprio certi media tengono lontani i giovani dalla ben più pericolosa violenza di strada. Era Maria Montessori che diceva “Gli uomini non fanno la guerra perché da bambini furono suggestionati da un giocattolo”. E si rifletta, per favore, su un fatto ancora più grave: il silenzio. Sì, perché a quanto pare i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle in aula non hanno alzato un dito o un filo di voce contro la Lega. Nulla di strano, si dirà, in fondo Lega e M5S sono allineati per quanto concerne lo Ius Soli. Ma il silenzio complice di cui si sono macchiati, dimostra che il sedicente movimento preferisce, come il peggiore dei partiti, il consenso popolare alla civiltà e al decoro.

E qualunque tipo di silenzio che sia praticato per un proprio personale tornaconto a scapito di altri è per definizione un silenzio omertoso.

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