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TEDxPavia 2022 e ciò che non si vede

Venerdì 6 maggio, nell’affascinante scenario del Teatro Fraschini di Pavia, si è svolto il TEDxPavia 2022. Inchiostro c’era.

TedxPavia è un evento indipendente, derivato dal format americano del TEDx, che permette la divulgazione dei più svariati temi e incoraggia la riflessione e il confronto attraverso l’esposizione di interventi della durata di 15 minuti. L’obiettivo, infatti, è condividere molteplici prospettive su un argomento comune e attuale.

TedxPavia 2022 ha proposto il tema “Blind, ovvero una riflessione sulla capacità di guardare oltre ai limiti del visibile. Anche questa edizione è stata organizzata da Alberto Clemenzi, accompagnato da Chiara Barbati, e ha riscosso un grande successo, riempiendo un teatro di più di cinquecento posti. L’incantevole scenografia neoclassica del teatro stesso, ancora perfettamente conservato nei colori e nelle forme, si è rivelata la cornice ideale per l’evento. I veri protagonisti, però, sono stati i diversi relatori, che hanno portato sul palco i loro individuali punti di vista.

TEDxPavia

Sul palco di TedxPavia 2022

A fare da madrina è stata Maura Gancitano, filosofa, scrittrice e cofondatrice del progetto di divulgazione culturale Tlon (Scuola di Filosofia, Casa Editrice e Libreria Teatro Tlon). Ha introdotto al tema del “guardare oltre” parlando della relatività del concetto di bellezza, per poi accompagnare i relatori durante l’intera serata.

I sette interventi, sostenuti da personalità carismatiche, hanno toccato molteplici ambiti e indotto a svariate considerazioni.

Vedere a metà. La medicina cieca di fronte al genere è il titolo del primo discorso. L’oratrice è stata Letizia Gabaglio, giornalista e scrittrice del primo testo italiano di divulgazione sulla medicina di genere, che con il suo lavoro approfondisce le differenze biologiche e socioculturali tra i due sessi nell’ambito medico-sanitario. Una branca della medicina, questa, ancora tutta da investigare, al fine di migliorare lo stato di salute dell’individuo.

Ha poi preso il testimone Daniele Di Pauli, psicologo e psicoterapeuta, che ha fornito spunti di riflessione con Stigma. La faccia nascosta dell’obesità. La sua testimonianza ha approfondito la discussione sull’errata percezione dell’obesità e sulla complessità del fenomeno. Si è resa evidente, dalle parole del terapeuta, la necessità di contrastare uno stereotipo negativo, banalizzante e ridicolizzante, che è spesso causa di ulteriore disagio e malessere, ma è ancora socialmente accettato.

Attualissimo l’intervento di Riccardo Redaelli sul tema del conflitto, in Guardare senza vedere: la cecità selettiva in Occidente dinanzi al crimine della guerra. In un tempo in cui vengono promossi valori come empatia, solidarietà e fratellanza, sembrano comunque ripetersi gli errori del passato, in Ucraina come in altre parti del mondo. I conflitti che vediamo, però, sono solo alcuni dei tanti che restano nel silenzio mediatico.

Giovanissimo, ma disinvolto sul tipico tappetino rosso del TEDx, è Roberto Celestri, art-influencer, filmaker e content creator. Ha raccontato, con la sua storia, come ha imparato ad Allenare gli occhi e il cuore alla bellezza. Grazie ai video e contenuti social, infatti, ha scoperto un nuovo modo di vedere la realtà circostante, e permette anche ai suoi followers di accedere a bellezze nascoste e spesso sconosciute – emerge qui il ruolo straordinario della tecnologia come mezzo per oltrepassare i limiti spaziali e temporali.

Dopo una piccola pausa, Silvia Assini, docente e ricercatrice in Botanica, ha proposto un intervento dal titolo Da grande voglio fare il restauratore di habitat. Di cosa parliamo quando parliamo di biodiversità. Con un’attenta focalizzazione sul tema ambientale, ha voluto sottolineare come non basti più conservare gli ambienti naturali, ma sia necessario restaurare quelli già danneggiati. È proprio favorendo biodiversità di flora e fauna che risulta possibile prevenire cambiamenti apparentemente invisibili ma già reali.

Marcata è l’analogia degli ultimi due interventi: l’ignoto e l’invisibile nella scienza.

Dalla metafora di una candela accesa si è sviluppato il discorso di Flavio Antonio Ceravolo, Blind: between science and sensibility. La flebile fiammella ha rappresentato la possibilità, attraverso il metodo scientifico, di fare luce sulla realtà, che ancora è in parte oscura. Coinvolgendo sul palco anche alcuni dei suoi studenti, il Prof. Ceravolo ha, inoltre, sottolineato l’importanza della condivisione e della cooperazione, necessarie per accendere più candele e ampliare lo spetto luminoso della conoscenza scientifica.

Ha concluso il ciclo di presentazioni Vincenzo Schettini, professore liceale di Fisica, autore di La Fisica che ci piace, nonché violinista e direttore di un coro gospel. Con una brillante capacità intrattenitiva, ha raccontato La scienza blind, ovvero come le forze fisiche universali siano essenziali, seppur invisibili, e come il “guardare oltre” degli scienziati di ogni epoca abbia rappresentato un atto d’immaginazione e creatività cruciale per il progresso.

Alla fine della serata, ciascuno dei partecipanti – dagli organizzatori ai relatori, dalle maschere al pubblico – è sicuramente tornato a casa con un pensiero diverso, una visione rinnovata. Parlare di ciò che non si vede è, forse, il primo passo per scandagliare la realtà, e ampliare il raggio del proprio orizzonte visivo, estremamente soggettivo.

Dopo un’intera giornata tra le mura del teatro, con il sottofondo di voci non più sconosciute, ci siamo confrontate. L’apertura del sipario su interpretazioni e rappresentazioni originali ha schiuso le tende della mente, offrendoci nuovi panorami, che abbiamo deciso di condividere.

TEDxPavia

Umanità: tra buchi neri e multidimensionalità

POV: Cristal Pascale

Per la prima volta assistevo a un TedxPavia a teatro, un luogo che conferisce sempre un’atmosfera magica, isolando dalla moderna frenesia cittadina e ispirando alla condivisione dell’evento. Arrivando in anticipo rispetto all’inizio dello spettacolo, è stato emozionante poter scorgere i cambiamenti d’espressione sui volti dei relatori, chi più a proprio agio e chi più agitato, e vivere i momenti che precedono lo spegnimento delle luci, ascoltando i passi riecheggiare nel teatro trasformarsi in voci che riempivano la platea e i palchetti. Eravamo tutti lì per porgere l’orecchio, e siamo stati completamente rapiti dalla potenza dell’esperienza.

Evento multidisciplinare, questa edizione del TedxPavia ha esposto il concetto di cecità come una caratteristica umana imprescindibile; a destare l’attenzione è che questa blindness possa essere non solo uno svantaggio, come sarebbe più naturale ipotizzare, ma anche un vantaggio.

È insito nella condizione umana, infatti, non possedere tutta la verità, così come è affascinante ed importante ricordare che ogni persona, nella propria unicità, faccia esperienza di una realtà soggettiva. Ragionare su questi assunti e sulla duplice dimensione dell’essere cognitivamente “blind” può aprire gli occhi a una prospettiva più consapevole e meno limitata.

Consideriamo, ad esempio, le tendenze degli ultimi anni, si può notare quanto i temi ambientali e sociali abbiano preso il sopravvento in molti ambiti. L’affermazione della Corporate Social Responsibility e la necessità per i personaggi di spicco di prendere posizione, in reazione alla crescente preoccupazione per l’ecosistema Terra, hanno spinto a riflettere sui propri valori e sul proprio comportamento. Si parla di ecosostenibilità, empatia, resilienza, rispetto, progresso umano, ancora prima che tecnologico. Eppure, di fronte alle disparità e alle ingiustizie attuali c’è ancora chi rimane indifferente. Viene da chiedersi se essere ciechi, talvolta, non sia solo una scusa per non affrontare le proprie responsabilità e i problemi a cui non si sa come reagire.

Ciononostante, è necessario tenere a mente le sfaccettature positive che l’umanità può sfruttare a suo favore. Se “il mondo è bello perché è vario”, allora esistono anche persone in grado di generare un cambiamento, contribuendo al progresso affinché sia sinonimo di miglioramento, su più livelli. Come è stato ricordato anche in riferimento al metodo scientifico, essere coscienti di non avere davanti agli occhi tutta la verità, può essere uno stimolo alla ricerca, portando, infine, a incredibili scoperte.

Le comunicazioni di oggi si sono moltiplicate e sono diventate più personalizzate, ma creano immensi buchi neri in cui ciò che davvero ha valore rischia di perdersi. Noi stessi rischiamo di perderci, spinti dalla frenesia e dall’eccesso che caratterizzano il nostro tempo e si riflettono in tutte le nostre decisioni. Per questo, ognuno di noi dovrebbe dedicare uno spazio dei propri pensieri agli effetti del suo “essere”. A volte, smettiamo di accorgerci di quanto sia stupefacente essere vivi, avere la possibilità di scegliere giorno per giorno di stare bene, e far stare bene chi è intorno a noi. La società in cui siamo immersi e che è stata costruita nel corso di secoli, tende a modellare il nostro subconscio, rendendoci inconsapevoli perfino di noi stessi. Ciascuno di noi, invece, ha il potere di rendersi cosciente.

Serve imparare a guardare, sia dentro sé, sia al di fuori, cercando di aumentare la nitidezza ad ogni battito di ciglia. Occorre accettare che siamo tutti imperfetti e unici, ma nessuno è narratore onnisciente della storia dell’umanità. Possiamo, invece, alimentare il nostro potenziale individuale e collettivo, in grado di rischiarare la confusione e la sua oscurità. I limiti, talvolta, sono invisibili, e possono sempre essere cambiati, a patto di accettare sé e gli altri, e collaborare tra noi, per noi.

«Il mondo è bello perché è vario»

POV: Giulia Palladini

Sulle locandine, sui pass degli addetti ai lavori, e proiettata sul grande schermo in fondo al palco, era impossibile non notare l’immagine scelta come simbolo di TedXPavia 2022. Un volto classicheggiante, la testa di una qualche statua greca con il cranio tagliato di netto, e l’emergere di un sole, o un pianeta qualunque, forse, un disco sfumato, allo schiarirsi delle prime ore mattutine. Sulla superficie del volto, in parte eliminato, sembra che un piccolo omino si faccia strada in direzione dell’astro all’orizzonte. Ricorda una di quelle scene desertiche a campo larghissimo di certi film d’avventura, dove il protagonista, smarrito in qualche località mediorientale, cammina per giorni, sotto un sole cocente e senza un goccio d’acqua nei paraggi. O, forse, un paesaggio lunare. Non si vede bene chi sia l’omino nell’immagine, ma il suo smarrimento e la sua piccolezza hanno evocato in me un’unica, grande certezza: “sono io”.

Che negli ultimi due anni sembra essersi smarrito qualunque riferimento certo, è cosa ormai nota. I muri rigidissimi di cemento armato, che dividevano le nostre solide consapevolezze e gli eventi abilmente scanditi delle nostre giornate, sono crollati, e quella vita così simile ad una marcia si è inesorabilmente svuotata di senso. È iniziato, quindi, un letargo inquieto, un sonno tormentato, e quando abbiamo ricominciato a svegliarci, il mondo che conoscevamo non ci apparteneva più, non lo abbiamo riconosciuto. Ci siamo stropicciati gli occhi, ancora semichiusi, e questo non è bastato a mettere a fuoco. Eccoci qui, dunque, diseducati a distinguere i contorni, disorientati, in una parola: ciechi.

Di fronte al mondo complesso si deve avere il coraggio di essere complessi” ci ha ricordato Riccardo Redaelli al termine del proprio intervento riguardante lo stato di guerra in diversi Paesi del mondo. Ci stiamo accontentando di semplificare la realtà polimorfa che ci circonda. Quando tutto si è fatto più articolato, abbiamo deciso di non guardare, di metterci in salvo dalle immagini ostili dei nostri tempi. Spaventati, frastornati, ci siamo rifugiati nell’”inosservazione” delle cose, dove tutto pare più docile, più discreto. Società di nuotatori provetti, ci lasciamo cullare dala blindess nera e dolce, noncuranti delle correnti, dei mulinelli del cambiamento. In questo dondolio calmo e intimo ci illudiamo di affrontare il mare, e, invece, galleggiamo in un bicchiere.

Quando ho chiesto a Maura Gancitano cosa potesse rappresentare un evento come il TedX, lei mi ha risposto che, in occasioni come queste, l’intrattenimento nasconde in sé un grande potenziale: quello di stimolare molte persone diverse a lasciarsi toccare da spunti nuovi e inaspettati. Si dimostra oggi più che mai importante, se non necessaria, la capacità di ciascuno di parlare più linguaggi diversi, di rompere l’ormai obsoleta prospettiva delle sole categorizzazioni. Che sia nella scienza, nella matematica, nel mondo dell’arte, nella politica, possiamo e dobbiamo darci la possibilità di riemergere dall’oscurità generata dai nostri preconcetti. Ci viene chiesto di aprirci al dialogo, all’incontro, di navigare il mare delle contraddizioni, di rompere le bolle ingannevoli degli stereotipi, d’illuminare le fratture dell’oggi e di guardarci attraverso. Sembrerà di smarrirsi a volte, ma, nella loro fragile complessità, le cose ci appariranno nuove, vere.

A pochi minuti dall’inizio dello spettacolo, non ho potuto fare a meno di sbirciare il teatro gremito dietro il sipario blu. Si palesava ai miei occhi quello che mi è parso un campione eterogeneo e ben assortito delle nostre società: studenti/esse, intellettuali e non, curiosi/e, filantropi/e, docenti e anche qualche coppia di persone appassionate. Tutti e tutte con lo sguardo all’insù, così vicini, e così diversi. “Alla fine avremo saputo guardare oltre?” Chi lo sa, dopo tutto eravamo tutti lì e, da dietro le quinte, la vista mi è parsa straordinaria.

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