La guerra (persa) di Piera
di Matteo Miglietta e Francesco Rossella
Alla fine non ce l’ha fatta: Piera Capitelli, sindaco di Pavia dall’aprile 2005, dopo le dimissioni di 22 consiglieri, di cui 3 della sua maggioranza, ha dovuto lasciare palazzo Mezzabarba con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato. Gli elettori pavesi saranno chiamati alle urne il 7 e l’8 giugno; nel frattempo, l’amministrazione ordinaria sarà svolta dal Commissario Maria Laura Bianchi.
Qual è il bilancio di questi quattro anni? Una serie di scelte contraddittorie e discutibili (soprattutto per una giunta di sinistra) hanno sicuramente lasciato più ombre che luci e hanno portato al progressivo sfaldamento e all’inevitabile fine della sua coalizione.
Il Festival degli Sprechi
Il 30 aprile 2008 il giudice per le indagini preliminari di Genova, Fucigna, emette cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e di arresti domiciliari, una delle quali indirizzata a Stefano Francesca, per corruzione, turbativa d’asta e associazione per delinquere. Il sig. Francesca è il responsabile della Wam&Co, la società incaricata dal Comune di Pavia come consulente per la gestione delle finanze e dell’immagine della prima edizione del Festival dei Saperi, una manifestazione fortemente voluta dal sindaco Capitelli e dall’assessore alla Cultura Silvana Borutti (docente della nostra Università) che avrebbe dovuto far concorrenza al Festival della Letteratura di Mantova. In realtà l’iniziativa, nonostante nel 2008 sia arrivata alla sua terza edizione, non ha riscosso il successo sperato, ma in compenso ha comportato un incredibile spreco (o investimento, a seconda dei punti di vista) di finanze pubbliche. Qualcuno ha avuto la brillante idea di ridare un’occhiata ai conti del Festival organizzato da Francesca ed è saltato fuori che le spese finali sono state notevolmente maggiori rispetto al preventivo fornito inizialmente dalla Wam&Co. Sono stati spesi ben oltre 1.200.000 euro, con alcuni punti controversi come la Notte Bianca nella quale sarebbe dovuto intervenire Maurizio Crozza, che però in quel periodo si trovava in Cina. Come mai nessuno se ne sia accorto non lo sappiamo, quel che è certo è che l’organizzazione è stata così costretta a contattare all’ultimo momento il gruppo “Elio e le storie tese”, che vista l’improvvisata, ha preteso di ricevere un compenso di 37.800 euro, il doppio di quanto è solito chiedere. Di questi, 20.000 sono stati messi a disposizione dal Teatro Fraschini, perché ormai le casse comunali erano state prosciugate, tanto è vero che dei restanti 17.800, 10.000 provenivano dal bilancio dell’Assessorato all’Istruzione.
Pericolo Rom
Un’altra ombra che ci ha lasciato il quadriennio Capitelli è lo sgombero dei Rom che si erano accampati nell’area della ex Snia. Dopo lo sgombero di tre nuclei familiari dagli orti di S.Giovannino nell’autunno del 2005, senza che venga loro offerta una sistemazione alternativa, la comunità rom si ricostituisce spontaneamente presso i capannoni abbandonati dell’ex Snia, fino a raggiungere le 220 unità. Presto la situazione diventa intollerabile per i residenti di S.Pietro, che denunciano un aumento della criminalità nel quartiere, cosa tuttavia smentita dai dati ufficiali della questura. Poco importa se i rom in questione sono cittadini romeni, quindi comunitari, e prima ancora persone che dovrebbero godere di diritti spesso ignorati, come quello ad un’assistenza sanitaria decente o alla scuola. Quando l’allora consigliere comunale Irene Campari, l’unica figura istituzionale ad essersi occupata da vicino del problema, denuncia questa situazione, la reazione della giunta Capitelli è di assoluta indifferenza. Il sindaco si rifiuta perfino di mandare i 74 bambini in età dell’obbligo a scuola temendo che questo avrebbe portato a un radicamento della comunità sul territorio. Il 25 luglio 2007 il Comune fa abbattere uno dei capannoni della Snia “per ragioni di sicurezza”, incurante del fatto che era sottoposto a vincolo del piano regolatore. Perché tanta fretta? Forse perché l’area è di proprietà dell’immobiliarista Zunino, che ha già avuto l’ok dal Comune per costruirvi un centro commerciale. Lo sgombero diventa definitivo il 31 agosto, pochi giorni prima dell’inaugurazione del Festival dei Saperi dedicato, ironia della sorte, ai diritti; per i rom inizia una vera e propria diaspora. Dopo una sistemazione provvisoria al Palazzetto dello Sport, alcuni tornano in patria, altri vanno nel milanese, altri ancora vengono spostati ad Albuzzano e a Pieve Porto Morone, dove si verifica il fatto più grave: un vero e proprio raid di alcuni residenti, con tanto di sassaiola e aggressione alla Campari, costretta a fuggire nascosta in una volante della polizia. La vicenda intanto finisce sui principali quotidiani nazionali e addirittura sul Financial Times: non c’è che dire, un bel biglietto da visita per Pavia! Al di là di tutto, ci si chiede come una giunta di sinistra possa prendere decisioni così discriminatorie nei confronti di una minoranza.