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25 anni Erasmus / Laura: «L’Erasmus è un’esperienza magnifica, unica nel suo genere»

di Francesco Iacona

 

 

Laura Zanotta, ex studentessa dell’Università di Pavia, ci racconta la sua esperienza in Erasmus a Leuven (Belgio).

 

Inchiostro – Quando sei andata in Erasmus studiavi all’Università di Pavia. A quale facoltà eri iscritta in quel periodo e quando sei partita?

Laura – Sono partita a inizio settembre 2010; era il mio ultimo anno di triennale a Pavia, interfacoltà in Comunicazione, Innovazione, Multimedialità (Cim).

 

Dove sei andata in Erasmus, per quanto tempo e cosa studiavi?

La mia destinazione era Leuven (Belgio, presso la Katholieke Universiteit Leuven), ridente cittadina universitaria nei pressi di Bruxelles. Vi ho trascorso 6 mesi frequentando i corsi della facoltà di Social Sciences, dove c’era un alto numero di esami perfettamente compatibili con quelli del terzo anno di Cim.

 

Come mai hai deciso di aderire al progetto Erasmus? E perché hai scelto proprio Leuven?

Mi mancava un’esperienza di studio all’estero e sapevo che questo tipo di attività è molto apprezzata nel curriculum. A parte ciò, devo anche ammettere che volevo mettermi alla prova: 6 mesi lontano da tutti, da sola, in terra fiamminga. Leuven mi ha attirata sia per la notorietà della sua Università, che è una delle più antiche d’Europa, sia per la sua posizione: le Fiandre hanno un fascino disarmante e sono proprio nel cuore dell’Europa, a due passi dal Bruxelles.

 

Quando hai deciso di fare domanda per l’Erasmus, com’è stata la reazione di famigliari, amici e persone care? Sei stata incoraggiata o scoraggiata a partire?

Gli amici mi hanno sempre supportata, incoraggiandomi anche nei momenti di dubbi amletici e incertezze varie. Quanto alla mia famiglia, sapendo la reazione di panico che avrei suscitato con la notizia estemporanea della mia partenza, ho procrastinato fino all’ultimo tale comunicazione: all’inizio hanno borbottato un po’ («Una ragazza, da sola, in Belgio! Cosa ti salta in mente!»), ma poi hanno capito. Dopotutto la scelta è sempre e solo nostra.

 

Prima di partire quali aspettative, speranze, paure e sensazioni avevi?

Ero un po’ preoccupata per il mio inglese: sapevo che non era eccezionale e che in quell’università avrebbe dovuto esserlo per passare bene gli esami. Per il resto non vedevo l’ora di partire! Partire privi di paranoie è la mossa migliore in assoluto.

 

Lo stato d’animo appena arrivata in Belgio? Raccontaci com’è stato l’impatto con la città e con la nuova realtà in cui ti trovavi.

Ho subito trovato Leuven una cittadina accogliente, molto simile a Pavia per diversi aspetti tanto da sentirla subito come la “mia” Leuven. C’erano studenti in ogni angolo della città, un odore dolciastro di waffle nell’aria, chiese e cattedrali gotiche, viuzze piene di birrerie… L’anno accademico poi si è aperto con la messa nella Cattedrale principale e la processione di tutto il corpo accademico per la città: lì ho percepito quanto quella cittadina viva della sua università e dei suoi studenti, in tutto e per tutto.

 

Lo stato d’animo al tuo ritorno in Italia, invece?

Le prime settimane sono state un po’ strane: ero abituata a una vita diversa, orari diversi, molte attività extra-accademiche in più rispetto alla mia quotidianità in Italia. Poi però ho ritrovato il mio equilibrio in poco tempo. Bisogna essere razionali, è inutile crogiolarsi nella nostalgia esagerata: l’Erasmus è un’esperienza magnifica, ma lo è proprio perché è circoscritta, breve e unica nel suo genere.

 

Come hai vissuto il fatto di dover parlare per diversi mesi in una lingua che non è la tua, dovendo sostenere peraltro degli esami?

All’inizio ero un po’ in difficoltà, ma parlando tutti i giorni la situazione migliora progressivamente. Il segreto è lasciarsi andare: c’è chi parla benissimo e chi è madrelingua, ma per il resto siamo tutti sulla stessa barca, quindi più si parla e più si migliora. Dettaglio: il fiammingo è incomprensibile, ma chiunque parla inglese quindi è tutto ben gestibile.

 

Come ti sei trovata nell’università e nel paese ospitanti? Pregi e difetti?

L’Università è molto rigida ed esigente, il che è un pregio perché è stimolante, ma è anche un difetto perché fa vivere la vita universitaria con molta ansia da risultato. Lo studente medio belga ha voti altissimi e studia molto. C’è proprio una cultura universitaria diversa da quella italiana: in Belgio chi va all’Università ci va perché ha davvero voglia di studiare, non perché cerca una comoda alternativa al lavoro, quindi sono tutti incredibilmente studiosi. Altri pregi di Leuven: pulitissima, silenziosa, pienissima di studenti da tutto il mondo, feste universitarie tutte le sere. Difetti: mediamente costosa; affitti alti; mensa universitaria pessima.

 

Differenze di città e paese ospitanti con Pavia e l’Italia?

Nessuno suona il clacson; tutti rispettano le file; chiunque – dal bambino di 6 anni all’anziano di 90 anni – parla perfettamente inglese; si cena alle 18; le patatine fritte sono ritenute un pasto completo; la domenica pomeriggio la biblioteca è gremita di studenti; si può salire sul treno senza biglietto (se vi becca il controllore e voi fingerete di cercare disperatamente il biglietto in borsa, lui vi dirà “Don’t worry. I trust you”); nessuno balla in discoteca; la gente indossa abiti primaverili in pieno inverno.

 

Differenze e somiglianze dell’Università di Leuven con l’Università di Pavia. Differenze: lezioni interattive ed esami basati sul team-working. Somiglianze: classi poco affollate; professori disponibili e preparati.

 

Come giudicheresti, nel complesso, la tua esperienza all’estero? Consiglieresti ad altri studenti di andare in Erasmus e in particolare di andare a Leuven?

L’Erasmus è stato un capitolo decisivo nella mia vita perché mi ha fatto capire una cosa fondamentale: bisogna buttarsi in tutto, perché solo chi osa davvero riesce nella vita. Leuven la consiglio a tutti come meta erasmus: l’Università è estremamente formativa ed è un ottimo nome sul curriculum, la città è a misura di studente ed è al centro dell’Europa, gli studenti Erasmus sono migliaia e sono coinvolti in tutto…direi che non manca nulla! Partite tutti in massa!

 

Vivere e studiare all’estero è stata un’esperienza che ti è servita dal punto di vista formativo? Pensi eventualmente di ripeterla con un Erasmus Placement o magari andando a lavorare in un altro paese?

È un’esperienza che mi è servita moltissimo a livello formativo. In particolare, è stato proprio un corso di International Marketing che ho seguito a Leuven che mi ha convinta ad approfondire questo ramo nei miei studi specialistici. Per il momento non ho in programma un Placement, ma è probabile che finiti gli studi, tra un anno, proverò a cercar lavoro in qualche altro paese del Nord, dove c’è più spazio per i giovani.

 

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