Pavia

Ciclo Mafie 2012: incontro con Nando dalla Chiesa, Francesco La Licata e Biagio Simonetta

di Stefano Sette

Ieri sera si è svolta presso l’Aula Magna dell’Università di Pavia la terza e ultima serata del ciclo “Mafie 2012”, organizzato dall’Università di Pavia in collaborazione con l’UDU, a cui hanno partecipato Nando dalla Chiesa, professore di Sociologia della Criminalità Organizzata presso l’Università di Milano, Biagio Simonetta, giornalista freelance e autore del libro “Faide. L’impero della ‘ndrangheta” uscito nel 2011, e Francesco La Licata, inviato de “La Stampa” che ha collaborato con le trasmissioni televisive “Mixer”, “Blu Notte – Misteri italiani” e “Lucarelli racconta”. Il dibattito della serata riguardava gli scritti sulla mafia, ed è emerso che sono soprattutto i ragazzi a raccontare storie come quella di Lea Garofalo, collaboratrice di giustizia sottoposta a protezione dal 2002 e sciolta nell’acido nel 2009 perché aveva denunciato le faide interne tra la sua famiglia e quella dell’ex compagno Carlo Cosco – la figlia Denise ha denunciato il padre e ora vive in clandestinità – visto che all’inizio nessun giornalista ha raccontato la vicenda e solo successivamente le televisioni hanno ripreso le udienze del processo, oppure l’uccisione di Domenico Gabriele, undicenne colpito da un proiettile vacante mentre giocava in un campetto di calcio a Crotone. Un problema sollevato da Nando dalla Chiesa ha riguardato il fenomeno mafioso narrato nelle fiction televisive, affermando che bisogna curare più la qualità che l’efficiacia: l’esempio preso è la serie “Il capo dei capi”, il cui errore consiste nel titolo perché le fasce di pubblico più fragili o poco informate potrebbero considerare Riina una divinità. A livello giornalistico ci si è soffermati sul diverso modo di dare le notizie tra gli anni’60 ed oggi; Francesco La Licata, raccontando le sue esperienze come inviato del quotidiano “L’Ora” – giornale che denunciò i legami tra mafia e politica e pubblicò il risultato della prima Commissione antimafia – ha affermato che per leggere le motivazioni di una sentenza ci si doveva rivolgere agli avvocati perché i magistrati non volevano farsi intervistare, e ha aggiunto che oggi, senza i programmi d’inchiesta come “Report”, nessun politico si sarebbe dimesso visto che nessuno commentava queste notizie. Altre differenze riportate sia da La Licata che da Biagio Simonetta han riguardato l’isolamento del pool antimafia di Falcone e Borsellino, avversato dai loro stessi colleghi, mentre oggi la Procura di Palermo è sostenuta anche dai mass media tramite iniziative di solidarietà, come le 150.000 raccolte su iniziativa de “Il Fatto Quotidiano”. Non sono mancate le critiche alla televisione, colpevole di limitare le faide tra criminalità organizzata al Sud Italia – visto che lì non c’è quasi più nulla e le mafie si sono radicate anche all’estero – e di non dire che nel 2010 le banche sono state salvate dai soldi dei narcotrafficanti colombiani e messicani e dalla ‘ndrangheta, all’Ordine dei giornalisti e al sindacato che non intervengono mai sulla qualità e sulla difesa dei giovani cronisti minacciati.

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