HealthSenza categoria

Sintomi del cambiamento climatico: un approccio medico

Immaginate la sala d’attesa di uno studio medico: da una parte aspetta l’Umanità, di fronte si trova il Pianeta Terra. Sono lì per la stessa patologia, entrambi soffrono di Cambiamento Climatico.

Non esiste una diagnosi di questo tipo, ma il rapporto crisi climatica-salute è molto più ampio e definibile di quanto ci si aspetti. Abbiamo forse in mente alcuni sintomi del paziente Terra, ma molto meno quelli del paziente Uomo.

The Lancet, prestigiosa rivista medica, nel 2015 ha definito il cambiamento climatico “la più grande minaccia per la salute umana del XXI secolo”. Da quel momento ogni anno porta avanti “The Lancet Countdown”, ricerca multidisciplinare con l’obiettivo di sottolineare che la risposta a ciò può però essere “la più grande opportunità per la salute del XXI secolo”

Perché allora nessuno studente di medicina lo ha nel piano di studi?

cambiamento climatico

Un elenco dei rischi diretti per la salute suona così: con l’aumento della temperatura aumentano morti e ricoveri dovuti a caldo estremo, inondazioni e incendi. Queste informazioni sono forse banali, ma va ricordato che le inondazioni in aggiunta inquinano l’acqua potabile e che gli incendi provocano nubi di fumo che si spostano di chilometri, causando problemi respiratori e cardiovascolari.

cambiamento climatico
cambiamento climatico

Inoltre le malattie infettive trasmesse dagli insetti (come la malaria o la malattia di Lyme) si diffondono in aree più ampie, e i patogeni si replicano più velocemente. La stagione dei pollini dura più a lungo, peggiorando le allergie.

La scarsità dei raccolti e il depauperamento delle risorse del mare portano a malnutrizione, sia direttamente sia per l’aumento del costo degli alimenti.

Ad essere più colpite sono le popolazioni già vulnerabili, e in particolare donne e bambini. Come se non bastasse, dovranno poi anche subire le conseguenze indirette dei cambiamenti climatici. Fenomeni distruttivi e rischi meteorologici hanno portato 17.2 milioni di persone nel 2018 ad abbandonare le proprie abitazioni: sono i cosiddetti rifugiati climatici. Al momento la maggior parte rimane entro i confini del proprio paese ma in futuro potranno avere un effetto rilevante sui flussi migratori globali. In più l’84% dei rifugiati mondiali sono ospitati proprio in regioni in via di sviluppo, cioè quelle più esposte a eventi meteorologici estremi, che portano quindi a un aumento dei bisogni umanitari dei rifugiati e possono costringerli a fuggire di nuovo.

cambiamento climatico

Infine, l’ultimo fardello che tutto questo porta con sé è l’aumento di problemi psicologici, come stress e Post-traumatic stress disorder. “Solastalgia” è una parola coniata per descrivere l’angoscia prodotta dai cambiamenti climatici e il sentimento di nostalgia che si prova per un luogo nonostante vi si continui a risiedere.

Se questi eventi continuano a sembrare uno scenario momentaneamente ancora lontano da noi, spostiamoci nelle nostre città, dove a un paziente il medico chiede abitualmente: “Fuma? Beve? Cosa mangia? Malattie in famiglia? “

Una domanda che non viene invece fatta è: “Dove ha vissuto?”. Ogni città ha dei particolari tipi di inquinanti e al semplice collegamento aria inquinata e polmoni dobbiamo aggiungere il cuore. Il legame tra inquinamento dell’aria e malattie cardiache è chiaro e accertato. Le piccole particelle infatti attraverso i polmoni passano nel sangue, dove attivano cellule immunitarie chiamate macrofagi, implicate nella creazione di una placca che occlude le arterie portando a infarto e ictus.

Recentemente uno studio ha evidenziato che l’ozono, un inquinante formato dall’interazione tra raggi solari e composti generati anche dalla combustione del carbone, non solo danneggia il sistema respiratorio ma pure quello cardiovascolare. La formazione di ozono aumenterà con l’aumento delle temperature.

Uno studio di Harvard ha monitorato diverse città degli Stati Uniti e analizzato l’impatto dei livelli di inquinamento dell’aria sui tassi di mortalità. I risultati suggeriscono che abbassare i livelli nazionali delle polveri sottili (PM 2.5) di appena un microgrammo per metro cubo di aria potrebbe salvare 12.000 vite l’anno e abbassare i livelli di ozono di una parte per bilione salverebbe una stima di 1.900 vite l’anno.

Aumentare la consapevolezza sul rapporto crisi climatica-salute non ha la finalità di creare ansia, ma quella di spingere all’azione. Per fronteggiare i problemi medici, l’organismo americano di sanità pubblica (CDC) ha avviato dei programmi che si basano sulla previsione degli effetti e sulla progettazione di interventi di salute pubblica. Una sorta di azione sui “sintomi”.

Ma anche per la causa una “terapia” esiste, sebbene non in comode pillole. La buona notizia è che con la stessa ricetta beneficia sia la salute del paziente Terra che quella del paziente Umanità.

Andare più spesso a piedi o in bicicletta riduce il rischio di malattie cardiovascolari ma anche quello di subire le conseguenze sopracitate. Mangiare più frutta e verdura e meno carne è utile sia per la propria salute che per ridurre le emissioni di CO2. Aldilà dei cambiamenti individuali, i costi del cambiamento climatico dovrebbero essere tenuti in considerazione nelle manovre di bilancio degli Stati.

cambiamento climatico

Un approccio alla crisi climatica dal punto di vista medico aiuta a rapportarla con il singolo essere umano. Solo una risposta ambiziosa da parte dei singoli, dei governi e del settore produttivo può assicurare che la salute di un bambino nato oggi non sia definita dai cambiamenti climatici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *