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Quattro secoli di Don Chisciotte: il cavaliere dall’eterna giovinezza

Pochi personaggi nella storia della letteratura sono diventati popolari come Don Chisciotte, nato dalla penna di Miguel de Cervantes Saavedra, che – dalla sua pubblicazione, in data 16 gennaio 1605 – ha appassionato con la sua assurdità quattro secoli di lettori e sognatori.  El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha è una storia di idealismo e follia: vengono narrate le avventure di Alonso Chisciana, un nobiluomo (hidalgo) cinquantenne che vive nella regione spagnola della Mancia e che a causa delle troppe letture di libri cavallereschi impazzisce, convincendosi che tutto ciò che ha letto corrisponde al vero. Il suo obiettivo diventa quindi emularefollia le nobili gesta degli eroi romanzeschi alla ricerca di gloria e giustizia: indossa le armi arrugginite e ammuffite dei suoi avi, sale in groppa a Ronzinante, il primo di tutti i ronzini del mondo, e sceglie come scudiero il contadino Sancho Panza. A questo punto “altro non gli mancava se non cercare una dama di cui essere innamorato, giacché il cavaliere errante senza innamoramento era come albero senza foglie né frutto”. Trova questo ideale in Aldonza Lorenzo, contadina, che ribattezza col più sublime nome di Dulcinea del Toboso.

Gli elementi fondamentali del romanzo epico-cavalleresco ci sono tutti, ma in chiave satirica. Non assistiamo a un autentico rovesciamento dei valori di quel genere: al contrario, essi mostrano tutta la loro inadeguatezza proprio grazie all’esaltazione che ne fa Don Chisciottevisions-of-quixote. Il mondo in cui lui crede è tramontato o non è mai esistito. Egli riparte dal momento esatto in cui la dissoluzione della storia cavalleresca aveva avuto inizio, cioè dalla pazzia di Orlando. Al Chisciotte “per il poco dormire e per il troppo leggere si prosciugò il cervello”. La follia serve a Cervantes per creare l’ironia: il dato concreto è subordinato all’ideale ed è questo sottile scarto fra reale e immaginario a generare l’effetto comico. Quando Sancho fa notare al suo signore che i nemici che sta per attaccare sono in realtà edifici con le pale, il cavaliere risponde “Ben si conosce che non sei pratico di avventure; quelli sono Giganti “. Il modo di dire “Combattere contro i mulini a vento” nasce da qui.

Subito dopo le prime avventure però, inoltrandosi nella lettura, Don Chisciotte perde la ctriste figuraonnotazione di personaggio comico. Il folle cavaliere mostra al lettore un problema sostanziale dell’esistenza, cioè la delusione che l’uomo subisce di fronte alla realtà, la quale annulla l’immaginazione, la fantasia, i nobili ideali. Diventa un eroe tragico, la cui pazzia altro non è che è lo strumento per rifiutare la bassezza del reale. Alla fine del romanzo Don Chisciotte rinsavisce ma, perduta ormai ogni illusione, morirà. È l’«ultimo eroe e primo antieroe», inadatto allo stare al mondo, perennemente sconfitto, ma che nulla ha da perdere. E anche se pretende di essere antico, di antico non ha nulla: è l’eroe del Moderno per eccellenza.

Pur senza averlo mai letto, la maggior parte di noi ha in mente un’immagine di Don Chisciotte, ritiene di conoscerlo. È, inDon-Quixote-Pablo-Picasso-1fatti, uno di quei personaggi fuggiti dal proprio romanzo, che si sviluppano oltre le briglie dell’ideazione originaria, si espandono in campi e lingue sconosciute, reinventati e ricontestualizzati. In 400 anni ha ispirato artisti di ogni sorta, che hanno voluto lasciarne una propria interpretazione, rendendolo protagonista di una moltitudine di opere. Dalle prime rappresentazioni create per le edizioni del libro si passò poi a veri e propri omaggi di grandi artisti come Goya, Cézanne, Chagall, Dalì, Picasso … per citare in assoluto i più famosi: la magra e malinconica figura è passata attraverso tutti i periodi artistici.

Era prevedibile qfumettouindi che nella nostra epoca si sarebbe trasformato in un fenomeno mediatico e commerciale, perfetto per fare una comparsa su Topolino e in film, spettacoli, videogiochi, magliette. Abbondano le citazioni nell’universo musicale, tra cui Roberto Vecchioni che ha dedicato un album a Sancho Panza, mentre Guccini canta “È la più triste figura che sia apparsa sulla Terra, cavalier senza paura di una solitaria guerra”.

La sua storia e ciò che ha di simbolico non poteva lasciare indifferenti i poeti. Nazim Hikmet in pochi versi riassume l’inizio, la fine e il senso dell’avventura dell’ingegnoso hidalgo della Mancia, lasciandoci una velata nostalgia per gli ideali che noi stessi abbiamo sognato e abbandonato di fronte alle pale dei mulini. Non siamo poi così distanti dal cavaliere dell’eterna gioventù che:

seguì, verso la cinquantina,
la legge che batteva nel suo cuore. Chagall Milano - Don Chisciotte (1974)

Partì un bel mattino di luglio

per conquistare, il bello, il vero, il giusto.

[…]
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,

niente da fare

è necessario battersi

contro i mulini a vento.

Hai ragione tu, Dulcinea

é la donna più bella del mondo

[…]
ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati

tu continuerai a vivere come una fiamma

nel tuo pesante guscio di ferro

e Dulcinea

sarà ogni giorno più bella.

 

 

 

 

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