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Cosa comprare coi 19 € di Favòlo.

Cosa comprare coi diciannove euro di Favòlo? Con poco meno di quindici danari potreste accaparrarvi un fenicottero rosa gonfiabile.

Oppure diciannove pacchetti di frutta secca Noberasco a 0,99 €, da mangiare quando non si legge Favòlo. Sarebbe, in verità, oltremodo spiacevole dovere interrompere Ipotesi di una sconfitta di Giorgio Falco perché la pellicina rinsecchita dei pistacchi s’è incastrata fra le pagine. Per fortuna coi diciannove euro di Favòlo ci comprereste o gli uni, o l’altro, con l’evidentissimo vantaggio d’avere i centesimi in tasca con la seconda opzione.

Potreste andare in giornata a Roma, e ritorno: l’aria dismessa di Milano Rogoredo e dei casolari oltre la recinzione avrebbe il sapore umido di un’avventura (sarà proprio – assicuro – nel limite temporale il vero gusto: sapere di tornare, coi diciannove euro di Favòlo, e avere anche qualche moneta per comprare caffè e cornetto alla stazione Termini). Nel treno avreste da leggere, di più, uno di quei libri impolverati lasciati a lungo sulla libreria Ikea, acquistata qualche anno prima coi soldi che avreste potuto risparmiare qualora il libro di Favòlo fosse già uscito, non comprandolo; anche se probabilmente un altro – con oscillazione di prezzo irrilevante – già solcava amabilmente il mercato.

In realtà, consiglierei forse una coppia qualsiasi di libri di Tommaso Landolfi, che in realtà preferirebbe che voi, suoi fidati lettori, li spendeste tutti in gioco d’azzardo.

Potreste aprire una nuova finestra di ricerca sul vostro browser predefinito, digitare Amazzon (ripetendo nella mente il nome con accento mobile) e attendere il risultato. Sarebbe opportuno ricordarvi, subito, che Beezos non solo è l’uomo più ricco del mondo e potrebbe comprarsi più di sei miliardi di copie di Favòlo e non l’ha fatto (bravo ragazzo), e che evidentemente non ha bisogno dei vostri diciannove euro di Favòlo che non avete ancora speso; ma sarebbe opportuno ricordarvi anche che abolirebbe volentieri i sindacati e qualsiasi forma di collaborazione fra lavoratori: chiudereste, ve l’assicuro, la pagina e provereste forse con IBS.

Foste dei cinefili, spendereste la paghetta di Favòlo non in due mensili di Netflix ma nel cofanetto della trilogia dei colori di Krzysztof Kieslowski o piuttosto vedendo al cinema per più di tre volte di fila Chiamami col tuo nome di Guadagnino, recentemente nominato agli Oscar (e perché non Gatta Cenerentola? Produzione e realizzazione animata tutta, e direi di più, italiana?). Oppure in centonovanta goleador (alla frutta), altrettante Cherry e forse qualcuna di meno di Lupo Alberto.

Dal mio canto, forse mi butterei sulla collana Bianca Einaudi, spenderei l’intero budget Favòlo per qualche poesia di Ripellino, il nuovo libro di De Alberti, e perché no: spulcerei i cataloghi di poesia (in ordine sparso) della Luca Sossella, della Marcos Y Marcos, della Manni, della Prufrock spa, della Donzelli, dell’Interlinea, della Nino Aragno… Oppure una grande illusione di Scarabottolo! (Sarebbe anche opportuno recuperare Nicanor Parra – recentemente scomparso all’età di 103 anni – e le sue Antipoesie).

Coi quasi venti euro di Favòlo potreste regalare alla nonna il nuovo libro tratto da Il segreto (con una profezia di realismo terminale) e assieme una copertina di lana da pochi euro, la quale immediatamente verrebbe criticata perché con la stessa percentuale di Favòlo annonna avreste potuto (e dovuto) comprare il materiale grezzo e con un po’ di pazienza e olio di gomito fabbricare almeno il triplo delle copertine. Sicuramente, la stessa destinataria avrebbe, in ossequio alle migliori tradizioni pubblicitarie, restituito i soldi di Favòlo suggerendo una cena romantica con la fidanzatina al McDonald’s.

Forse avreste preferito spenderli nelle poesie, nella raccolta completa!, di Cattaneo o di De Angelis. E perché no, in quella splendida riedizione di Camus con ritraduzione finalmente efficace (un meraviglioso Perroni per Lo Straniero e la Mélaouah per La Peste).

Non sarebbe scortese spendere quei soldi per qualche Settimana Enigmistica, se non vado errato almeno dieci. Con l’entrata in sordina nel piacevolissimo circolo vizioso delle menti allenate: qualora decideste, con grande maturità, di acquistare anche qualche mela notereste che non spendere i soldi per il nuovo libro di Favòlo porterebbe anche a un risparmio drammatico dei soldi per il medico.

Con i diciannove euro di Favòlo potreste svegliarvi la domenica mattina, presto. Accorgervi che il caffè è finito. Vestirvi in fretta dopo la caldissima doccia durante la quale avete speso le ultime gocce di shampoo anticaduta. Uscire. Sbattere il portone con forza perché si chiude sempre male. Trovarvi in mezzo alla strada con le poche coraggiose persone in grado di sfidare il sonno e Gesù (perché si sa, chi non dorme va a messa). Dimenticarsi del portafoglio e accorgersi di averlo nella tasca opposta alla quotidiana. Accorgersi immediatamente di avere messo, invece, i pantaloni al contrario. Raggiungere il primo bar per il caffè e per il cambio pantaloni. Caffè e acqua un euro e cinquanta. Uscire. Sfidare la signora anziana che vuole a tutti i costi limitare le calvizie del marito acquistando l’intera riserva di shampoo anticaduta del market. Pagare. Un paio d’euro. A questo punto stareste di nuovo camminando per strada e passando oltre un paio di edicole. Alla terza vi fermereste per ignorare i nuovi fumetti e cercarne di vecchi. Andreste poi a controllare le notizie di punta sui più famosi newspaper. Potreste decidervi a comprare quello col più ricco inserto sportivo, o quello con l’inserto culturale e la classifica dei libri più venduti sempre aggiornata. Andare oltre e sedervi negli scalini della piazza principale proprio a fianco alla  libreria Pomodori. Dare uno sguardo, di sfuggita. Accorgervi così che, dietro la vetrina appannata, dei diciannove euro di Favòlo ve ne sono rimasti meno di quindici e che neppure con la carta fedeltà e sconto del quindici percento potreste più acquistare, amaramente, Quando tutto inizia, il nuovissimo libro di Fabio Volo.

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