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#OSCARS2015 – SELMA: la strada per la libertà

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1965. Mentre gli Stati Uniti si trovano nel pieno della guerra del Vietnam, il clima politico e sociale è infiammato dalla lotta dei neri per l’affermazione dei diritti civili. È il paradosso: migliaia di soldati americani lasciano le loro case senza sapere se riusciranno a fare ritorno e vanno a imbracciare i fucili in nome della libertà e dei valori democratici, mentre la maggior parte della popolazione afroamericana deve ancora combattere quotidianamente per vedersi riconosciuta la possibilità di decidere liberamente in quale scuola studiare o in quale posto dell’autobus sedersi.

Figura centrale della vicenda storica e protagonista del film è Martin Luther King (interpretato da David Oyelowo), strenuo sostenitore della resistenza non violenta e leader appassionato del movimento per i diritti civili dei neri americani. In particolare, la pellicola si concentra sugli eventi accaduti a partire dalla primavera del 1965: guidati da King (che l’anno prima era stato insignito del Premio Nobel per la Pace), un gruppo di coraggiosi manifestanti tenta per tre volte di portare a termine una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, con l’obiettivo di ottenere l’imprescindibile diritto umano al voto.

selma-bridgeLa violenza e la brutalità con cui le istituzioni e le forze dell’ordine accolgono i primi tentativi sembrano risvegliare la coscienza della società americana: alle marce successive si uniranno non solo membri della comunità afroamericana, ma anche uomini e donne di diversa razza (molti bianchi), età, professione, estrazione sociale e credo religioso. Ormai dalle strade degli Stati Uniti non si leva più soltanto il grido di protesta dei neri, ma si possono ascoltare le voci di tutti quei cittadini che, a prescindere dal colore della loro pelle, non possono e non vogliono più restare inermi di fronte a chi soffoca continuamente la libertà e la giustizia in nome di un odio folle e ingiustificato. In seguito alla mobilitazione generale, anche il presidente Johnson (Tom Wilkinson) si troverà costretto a concedere il Voting Rights Act, sancendo definitivamente per ogni americano il diritto di accedere alle urne e di candidarsi alle liste elettorali.

La narrazione, fluida e avvincente, descrive scene molto diverse l’una dall’altra. Si passa dalle battaglie politiche negli uffici del potere agli scontri violenti contro i manifestanti, ma soprattutto è come se la telecamera continuasse ad avvicinare e ad allontanare lo zoom sulla vita di Martin Luther King: a tratti egli è il leader che, attraverso i suoi discorsi, riesce a esortare gli animi dei seguaci anche quando tutto sembra perduto; poco dopo appare come l’uomo comune che ha paura di morire e che piange perché non sa se potrà rivedere ancora una volta sua moglie e i suoi figli. Questo salto nel “guazzabuglio del cuore umano” ci restituisce la figura a tutto tondo di un uomo forte, coraggioso e lungimirante, che ha camminato nella storia procedendo per piccoli passi, senza mai essere accecato da sogni di gloria personale.

La regista del film, Ava DuVernay, è la prima afroamericana ad aver ricevuto una nomination da regista ai Golden Globe e ai Critics Choice Awards. Una conquista importante che però è stata già in parte stroncata dalle uniche due candidature ricevute dall’Academy, nella categoria Miglior Film e Miglior Canzone originale. E tra chi ha usato la perifrasi «nomination all white» e chi ha proprio sostenuto il razzismo nel mondo del cinema, di fatto sembra che la pellicola faccia riflettere sulle battaglie discriminatorie di cui si parla nel film, che purtroppo esistono ancora oggi nel 2015. “Selma” riuscirà a marciare verso la vittoria? Resteremo a vedere.

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