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#OSCARS2015 – Whiplash! Chi era costui?

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Va detto che il sottoscritto non se ne intende granché di jazz. Potrebbe bastare conoscere qualcuno che suona il contrabbasso in un complesso jazz? Non credo. Potrebbe essere sufficiente conoscere soltanto Billie Holiday e Louis Armstrong? Non credo. Potrebbe valere a qualcosa essere finito una notte al Reduta di Praga anziché in qualche strip-club di malaffare? Non credo proprio.

Perché questa lunga premessa? Perché il genere musicale intorno al quale ruota uno dei film meno conosciuti tra quelli “oscarizzati” è proprio questo.

Per le mie impressioni sul film (che ho visto, non temete) mi sono avvalso di un lungo brano con annessa intervista al film director (che ho letto, non temete) uscito per il Corriere della Sera. Il regista trentenne Chazelle ha un passato da batterista: «Da batterista suonavo Whiplash [composto da HankLevy, titolo del film e brano emblematico nella vicenda raccontata] e Caravan [eseguito per la prima volta da Duke Ellington]. Li ho voluti perché sono stati così importanti per me a livello personale: Whiplash è il primo brano che ho sentito suonare quando sono entrato nella big band del conservatorio. […] Caravan era un godimento, è un pezzo divertente, che racchiude in sé un senso di velocità e di potere. Quei due brani contengono tutta la paura e la gioia di quando ero un batterista».

Bene, forse è arrivato il momento di illustrare a grandi linee quello che vedrete, se vi andrà. Non Whiplash-2troverete grandi inquadrature (né i sorrentiniani mal di mare, né le andersoniane simmetrie, né altre scene degne di nota); la sceneggiatura è semplice, chiara ma non incisiva. La vicenda ruota intorno ad un ragazzo molto ambizioso, presuntuoso, solo, che si esercita sulla propria batteria (quest’ultima riceverebbe certamente, se esistesse, il premio al Miglior Strumento Protagonista) fino a farsi sanguinare le mani. La sua presunzione (Andrew Neiman, interpretato da Miles Teller) si scontra con quella di un maestro (Terence Fletcher, interpretato da J. K. Simmons). Troverete prove su prove in un importante Conservatorio, astio, parolacce, odio, ostinazione, dissidi, incidenti, assoli di batteria e sprazzi di musica qua e là. Non troverete molto, il film è dimenticabile.

In conclusione devo rivelare la mia seconda fonte per questa pseudo-recensione sul film, forse una delle critiche più aspre: «Whiplash honors neither jazz nor cinema; it’s a work of petty didacticism that shows off petty mastery, and it feeds the sort of minor celebrity that Andrew aspires to. Buddy Rich. Buddy fucking Rich» (Richard Brody, The New Yorker). Insomma, non è piaciuto molto a Brody il secondo film di questo giovane regista, candidato a ben 5 premi Oscar. Non sarebbe un furto se J. K. Simmons ricevesse la statuetta, avendo già conquistato il Golden Globe per la sua interpretazione (certamente ben riuscita). In fondo il suo crudele personaggio è l’unico riuscito a Damien Chazelle.

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