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Olimpiadi di Rio 2016: la cerimonia d’apertura

Sono ufficialmente iniziate le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. La cerimonia d’apertura ha dato il via alla trentunesima edizione dei Giochi; arriva la fiaccola portatrice di quella magia che solo le Olimpiadi possono regalare.

Una cerimonia di apertura sui generis per vari motivi: dalle iniziali idee il budget è stato dimezzato. Marko Balich, principale curatore dell’evento, si è comunque superato donando un’atmosfera fantastica.

La cerimonia ha avuto una coscienza molto profonda dal tema della storia del Paese ospitante alla pace, passando sempre per il tema ecologico.

Una coscienza, sì, perché non bisogna fasciarsi gli occhi con fuochi d’artificio e quant’altro: il Brasile è un paese in forte crisi, il biglietto più economico per un posticino al Maracanã costava quasi 600 dollari mentre fuori continuavano gli scontri per i problemi sociali e politici che attraversano il popolo verdeoro; molto fischiato appunto Temer, presidente ad interim dopo lo scandalo di corruzione che ha coinvolto Dilma Roussef.

Ecco perché il vero tema centrale è stato la forza di rialzarsi, il non arrendersi, uno spirito che il Brasile deve fare proprio e farsene portatore con la visibilità che le Olimpiadi garantiscono. Da qua parte il filo rosso che unisce tutti i passaggi della cerimonia: inizia con la foresta (tema ambientalista) e la deforestazione moderna, qui arrivano gli Indios che vi si insediano completandosi metaforicamente con essa, poi i colonizzatori che portano la schiavitù ma da cui ci si rialza arrivando alla fase dell’urbanizzazione e dai quei cubi che formano le case parte un modello in volo del 14-bis di Santos Dumont, primo uomo a far volare autonomamente un veicolo.

C’era poi il grande dubbio su chi fosse l’ultimo tedoforo, colui che accenderà con la torcia il braciere olimpico, Pelè deve rinunciare per problemi di salute e allora la scelta non è scontata, anzi, è una sorpresa a tutti gli effetti: è Vanderlei Cordeiro de Lima.

Analizzando tutto a posteriori non poteva esistere scelta più azzeccata perché anche lui è un simbolo di quella forza insita nell’uomo di resistere e superare le difficoltà, andare avanti di fronte a qualsiasi ostacolo come fece lui, maratoneta ad Atene 2004, lì dove la maratona è realmente nata. Dopo 35 km, il corridore brasiliano era in fuga, quando Cornelius Horan, un prete irlandese (non nuovo ad azioni del genere) lo aggredì fermandolo a lato della strada; Polyvios Kossivas, spettatore greco, lo aiutò a liberarsi e Lima poté così riprendere pur avendo perso vantaggio e soprattutto concentrazione, arriverà terzo, bronzo dunque, mentre l’oro va al nostro Stefano Baldini. Resterà per sempre il rimpianto, la domanda: ce l’avrebbe fatta altrimenti a vincere? Non esiste una risposta certa, gli inseguitori arrivavano forte e lui stava mollando, forse avrebbe perso comunque.

I brasiliani però ne sono certi, avrebbe vinto lui e si spera allora che l’abbraccio regalatogli dal Maracanã abbia potuto sanare quella ferita.

Con la speranza che, come Cordeiro de Lima si è liberato ed ha concluso poi la gara, così questo paese che tanto ha da offrire a livello di natura, risorse ed energia vitale, possa finalmente rialzarsi.

La bellezza di Gisele Bündchen e l’allegria della samba accompagnano la serata come simboli del Brasile che devono rappresentarlo, e non solo quando tutto il mondo guarda al Maracanã.

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