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I tifosi lo venerano: clauDIO MARCHISIO

di Simone Lo Giudice

Con una doppietta ha steso il Milan. Con un destro ha fatto inchinare l’Inter. Con un sinistro ha infilato il Cesena. Dietro le grandi manovre bianconere di questa stagione c’è sempre stata la sua firma: Claudio Marchisio.

Nella domenica più difficile, la Juve trova la zampata vincente per ritornare davanti a tutti. Il Cesena ha lottato tanto e ha catenacciato molto, ma alla fine si è arreso. E la squadra di Conte ha trovato il primo goal soltanto al 72° minuto, centrando un risultato che sa di tante cose: di personalità, di tenacia e di convinzione.

CONTEnti a Torino e ALLEGRI a Milano. Davanti a tutti ci sono le squadre migliori. Lo abbiamo detto più volte, non è il caso di ribadirne il perchè. C’è una sottile differenza però: la Juve fa della fatica il suo must, il Milan fa del talento il suo credo. Da un lato c’è la quantità bianconera e dall’altra c’è la qualità rossonera. Sarà una sfida esaltante fino alla prossima primavera.

 

Il duello è già sbocciato però, nonostante l’Udinese. Una sorta di mix, very alternative, tra Juventus e Milan. Quello di Guidolin è un governo ombra. La sua squadra opera benissimo, ma lo fa in sordina. A San Siro ha già sfidato Milan e Inter, raccogliendo 4 punti su 6. Ha perso a Napoli però, ma non ha ancora affrontato la Juventus. É una valida alternativa al sistema bipolare Torino-Milano, ma probabilmente è solo un’alternativa.

 

Il Napoli è tornato a vincere bene, ma lo ha fatto contro un avversario molto arrendevole come il Lecce di quest’anno. Questa settimana potrà assistere alla realizzazione del suo sogno europeo che tanto le ha fatto perdere il sonno in campionato: se batte il Villarreal  (già eliminato da tutto), passa alla seconda fase. La squadra di Mazzarri sta facendo qualcosa di straordinario, soprattutto se pensiamo che sta per eliminare il Manchester City schiacciasassi della Premier League. Parlare di Serie A a Napoli in questi tempi conta relativamente.

 

Invece a Roma ha contato più di qualcosa la lite che c’è stata tra Osvaldo e Lamela: il primo non ha giocato a Firenze, il secondo non ha incantato. Ma soprattutto l’intera squadra è stata contagiata da una isteria collettiva. Ha finito la gara in 8 giocatori, rimediando 3 espulsioni in 90 minuti. 3 è anche il numero di goal con cui è tornata a casa. Il progetto Luis Enrique continua a sfumare tra certezze e incertezze. Ma al momento propende più per le seconde. Una sola idea di calcio (quella del possesso palla) per tantissime formazioni schierate, sempre diverse una dall’altra. Totti è finito ai margini, ma il suo sostituto Lamela non fa la differenza… Osvaldo ha chiesto scusa in settimana, ma ieri non ha giocato… la Roma ha spesso il pallone tra i piedi, ma in porta tira poco: e potremmo continuare così per molte righe ancora. Ci sono troppi dubbi e non-sense per dare credito oggi al progetto italo-spagnolo di Luis Enrique.

 

Chiudiamo con l’Inter, che quest’anno è spesso il nostro ultimo argomento discussione. La rimonta non ci sarà, il mercato di gennaio potrà solo attiture certe lacune, il passato è passato. Lo dicono i numeri, lo dice il campo. Poco gioco, gli attaccanti che non vanno in goal, c’è tanta approssimazione. Ranieri è un aggiustatore rodato, ma non può dimostrarlo senza avere una macchina a disposizione. La Grande Inter è stata già rottamata e lo dicono i fatti. Serve un nuovo progetto, altro denaro, ma soprattutto nuovi stimoli: cose che Moratti al momento non può garantire.

 

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