Attualità

Venerdì profano #10 – Democrazia dalla A alla Boschi

Il “Maria Elena Boschi tour 2016” continua, a metà tra un tour promozionale, una gita scolastica e la sacra processione della Vergine Maria – con un tocco d’amore profano alla Bocca di Rosa.
Il ricordo della Ministra smarrita, inerme, attonita di fronte alle domande degli universitari è ancora vivo, tanto che per la seconda parte del “Maria Elena Boschi tour 2016” si è scelto di optare per interlocutori selezionati, preconfezionati e accuratamente impacchettati per l’occasione.
Resi, per così dire, più “petalosi”.
Il marketing costituzionale del governo Renzi sta pagando bene, tanto che finalmente si è risolto uno dei nodi focali – anzi, che dico, il dilemma cruciale – della storia contemporanea italiana, ovvero quali siano (e chi li indichi) i «partigiani veri» (quelli che votano al referendum costituzionale di novembre, ma che ve lo dico a fare?), da differenziarsi da quelli falsi, fasulli, che, appunto, votano No – ovvero la totalità dei circoli ANPI disparsi sul territorio nazionale.
Dopo una tale perla di educazione civica, attendersi un’altra lezione di “democrazia dalla A alla Boschi” sembrava chiedere troppo.
Ma non per Maria Elena.
La Ministra, infatti, sempre più candida e vergine, ha partorito un’altra verità assoluta, un’illuminazione, l’ennesima rivelazione del Segreto di Fatima del caso: «Chi vota No al referendum costituzionale non rispetta il Parlamento».
La notizia è stata riportata così come l’avete letta, così com’è stata pronunciata e concepita, in attesa di essere scolpita nella pietra o sulle tavole della legge (non che io voglia spingermi a distinguere i “Mosè veri” dai “Mosè finti”) dall’intera stampa italiana.
Un coro armonico, unanime, paragonabile forse a quello udito da Dante Alighieri nelle alte volte celesti, ha scandito la notizia – con enorme dispiacere di Lercio, messo in difficoltà da una simile e tanto improvvisa quanto spietata concorrenza.
Ma se la Costituzione, invece che cambiarla, Maria Elena l’avesse anche letta, scoprirebbe che «le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due deliberazioni successive […] a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera» e che «non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti» (art. 138, comma 1 e 3, Cost), come invece è avvenuto.
Chi andrà a votare, che sia per il , che sia No, dunque, non lo farà “pro” o “contro” le istituzioni; ma, come per altro per ogni espressione democratica di voto, semplicemente eserciterà le proprie prerogative costituzionali.
Se si avventurasse a leggere ulteriormente, la Ministra noterebbe poi che «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato» (art. 67 Cost.). Non sono, dunque, i cittadini a dover rappresentare i parlamentari – con vincolo di mandato, per giunta -, è l’esatto opposto. Tanto più che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» (art. 1, comma 2, Cost.).
Se poi, in giornata di grazia, si rendesse persino conto che «i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore» (art. 54, comma 2, Cos.t) forse smetterebbe persino di mentire all’opinione pubblica.
Sempre che – come ricorda il rasoio di Hanlon – non si stia confondendo malafede con profonda ignoranza o stupidità.
Ma Hanlon non conosceva Maria Elena.

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