Attualità

Esclusivo/ L’indignazione del giorno dopo. Intervista.

 

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

 

Tempo di finirla. Io stavolta speravo – e speravo davvero – che, essendo uno spettacolo europeo, le schiere di forsennati si sarebbero tirate fuori.

Avevo creduto male. Avevo creduto che stavolta – almeno questa volta – si sarebbe riusciti ad arrivare in fondo senza problemi.

Qualcuno ha pure cercato di affossare questo spettacolo tutto italiano – passamontagna, sassi, roghi, fumo, bastoni – all’interno del corteo stesso.

Ma stato inutile. Sui titoli dei giornali esteri si parla delle manifestazioni e dei loro contenuti – e della follia italiana. Sui giornali italiani, invece, solo di quella.

Oltre che all’immagine del paese, che ultimamente rasenta l’imbarazzante, il più grande danno è stato a fatto a chi, dopo chilometri e chilometri, è arrivato a Roma per protestare pacificamente.

 

Inchiostro: Non mi hai detto come ti chiami.

L.: Visti i casini che sono successi, preferisco così. Non l’ho detto a nessuno, mi dispiace. Preferisco così… mi dispiace. Chiedo solo questo, per il resto dimmi quello che vuoi.

 

Quanti chilometri avete fatto per giungere a Roma? E come?

600, dal Friuli con il pulmino. Ma abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi che ne avevano fatti anche di più.

 

Che clima si è respirato ieri?

Nella mattina i gruppi organizzavano il loro materiale, c’era un clima pacifico, costruttivo. Molti si univano. C’era attenzione a fare tutto bene, almeno tra noi.

 

Ci sono state esibizione di bandiere di partito o partecipazione di qualche autorità politica?

No, che io sappia: la politica, intendo sia destra che sinistra, è rimasta fuori. Se poi qualcuno ha mostrato simboli o bandiere… Ma eravamo tanti, ma non credo proprio. Non era nello spirito, ecco.

 

La città era realmente blindata come dicono?

Si. Il centro era blindato, si.

 

Si sono proposte idee concrete o si è protestato e basta?

Si, certo, le idee c’erano, ma così non è facile farle sentire. Era una protesta, per attirare l’attenzione. Se qualcuno vuole sentire altre idee… Possono chiamarci, no?

 

Quanti giovani, e quanti adulti?

Più giovani, più giovani. Ma anche gli adulti c’erano, sono venuti a chiedere se avevamo bisogno di qualcosa. Sono stati tra i primi ad andarsene, poi.

 

Cosa pensi di chi ha bruciato le bandiere o fatto altri casini?

E’ stato brutto. Noi ci siamo allontati, ma da dove eravamo noi si vedeva il fumo e si sentivano scoppi. Poi ci hanno deviato e siamo arrivati alla fine, poi alla sera ho sentito che qualcuno che era partito nel corte era rimasto indietro, contro quelli col passamontagna. Stamattina poi ho visto le immagini, e mi hanno colpito molto, perchè non ero più tornata indietro fino a che c’erano i tafferugli. Avevo visto solo la piazza vuota, che comunque faceva impressione. Mi dispiace.

 

Io credo che questo distrarrà l’attenzione dai contenuti della manifestazione.

Spero di no. Molte persone hanno continuato fino alla fine, siamo stati li per protestare. Insomma… Se questo è quello che hanno da offrire possono stare a casa, ecco.

 

E’ successo solo in Italia.

Non lo so, pare di si. Forse è peggio qui, non lo so. L’esasperazione, forse, ma se sei li è perché lo sei. Si vede che se la alimentano l’un l’altro. Noi abbiamo rispettato tutto quello che ci hanno detto.

 

 

 

 

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