Attualità

Mille piazze indignate, mille idee per il rinnovo

di Giovanni Cervi Ciboldi

 

 

“United for global change”. Mille piazze e cento paesi.

In uno, il nostro, migliaia di auto e studenti, centinaia di pullman e altrettante associazioni. Per un totale di centomila persone, se non tutte presenti, per lo meno attese, in una Roma già blindata da 2000 agenti.

 

Questi i numeri della manifestazione italiana, compresa all’interno di un più grande disegno di protesta mondiale promossa per riportare i governi e gli operatori economici alla consapevolezza che non è più possibile esimersi da una assunzione di responsabilità. Responsabilità precise, che hanno avuto – anche qualora gliene fossero state imputate più del necessario – e che ora hanno, anche solo per il fatto di governare paesi in crisi. Responsabilità che non è più possibile delegare a superiori difficoltà, alle quali si è reagito con un immobilismo che, privando di stimoli una nazione, non può avere altro risultato se non accelerare il tracollo di una situazione che era necessario arginare a colpi di spada, e non di spugna. Occorre oggi avere coraggio,operare sul filo del rasoio, mettere a rischio anche la propria sussistenza per aprire al rilancio.

Non dev’essere possibile, non stavolta, che chi sfrutta questa opportunità per ribadire strambe concezioni, parlando solo per slogan, mettendo alla gogna presunti responsabili o proponendo idee totalitarie, distolga l’attenzione – con i propri atti violenti – dalle vere ragioni e richieste di una protesta tanto mondiale quanto pacifica, permettendo alla superficialità di avere la meglio sulla forza delle idee.

Quali idee? La più chiara è che la crisi economica mondiale non può riverberarsi ulteriormente sulle politiche sociali, immobilizzando ogni progresso e prospettiva futura. Ma questo è solo l’obiettivo.

Sono certo che molti non si limitino alla sola protesta, ma partano da solide concezioni che, tra il rumore provocato da questa dannosa congiuntura economica, non hanno mai state perse di vista.

La frangia più vera e informata non si propone una decostruzione. Si propone come apolitica, ma non contro la politica vera, e pretende che, al centro di una agognata quanto necessaria attività riformista tornino il cittadino e il suo lavoro, e non un rocambolesco tentativo di salvataggio passivo del bilancio pubblico che fino ad ora non ha stimolato una ripresa, ma l’ha solo forzata. Con risultati – aggiungerei – dannosi e sulle spalle della gente.

A poco servono tagli simbolici, se non a far tacere per poche ore chi di questa situazione ha capito poco.

Liberalizzazioni, assistenzalismo, politiche giovanili, stimoli alla cultura, alle imprese e alle loro produzioni. Privatizzazioni, se necessario. Ma soprattutto scuole, formazione, istruzione. Investire sui giovani, perchè se hanno la forza di muoversi da Milano a Roma per alzare la voce, almeno la metà di loro avrà certo anche la forza di riporre idee ed energie per il proprio futuro, portando idee e vitalità a una crescita il cui encefalogramma è piatto da troppo tempo.

Sono queste le idee che devono essere al centro di un rinnovo.

Occorre darci fiducia, anzichè piccole soddisfazioni, occorre darci possibilità per dimostrare quanto possiamo valere, e valutare le nostre capacità all’interno di un sistema veramente meritocratico, l’unico che può risollevare una società da una recessione che non si può più chiamare semplicemente “crisi”. E’ nell’interesse di tutti, e non solo del nostro. Non deluderemo.

3 pensieri riguardo “Mille piazze indignate, mille idee per il rinnovo

  • Bellissimo articolo, siete sempre più bravi! Bravi bravi bravi. Purtroppo la violenza però c’è stata, c’era da aspettarselo.

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  • Giovanni Cervi Ciboldi

    Ti ringrazio molto.
    Ci sarà modo di parlare della violenza, il prima possibile.

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