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L’Italia sul tetto d’Europa: una rivincita cominciata tre anni fa


Domenica 11 luglio 2021 non sarà una giornata facile da scordare per l’Italia. La Nazionale italiana di calcio è riuscita nell’impresa di sconfiggere l’Inghilterra allo Stadio di Wembley di Londra, conquistando il titolo di Campionessa d’Europa.
L’atmosfera nel pubblico non era delle più favorevoli per la nostra squadra, costretta a subire i fischi dei tifosi di casa durante l’inno di Mameli. La situazione è diventata ancora più critica quando appena al secondo minuto di gioco il numero 3 inglese, Luke Shaw, è riuscito a segnare la rete del vantaggio su cross di Trippier, a causa anche della disattenzione della difesa azzurra, che ha lasciato il giocatore libero.

Di fronte a quel goal la maggior parte degli italiani si è raggelata. Davanti ai nostri occhi hanno cominciato a scorrere, come nel flashback di un film, le immagini di un’altra partita, significativa almeno quanto questa, ma in negativo.
13 novembre 2017, Italia-Svezia 0-0. La nazionale venne eliminata dai gironi di qualificazione per accedere ai Campionati Mondiali del 2018, che si sarebbero svolti in Russia. L’esclusione dalla massima competizione internazionale calcistica non si verificava dal 1958. Molti dei membri della squadra dell’epoca sono presenti anche oggi: Immobile, Jorginho e Belotti, ad esempio. E Bonucci, che in quella partita funesta rimediò pure un infortunio al ginocchio.

Altri giocatori, invece, terminarono in modo così terribile la loro carriera con la maglia azzurra, come Buffon, che avrebbe potuto disputare il sesto mondiale della sua vita e invece si ritrovò ad abbandonare lo stadio di San Siro in lacrime, lasciando in eredità la fascia di capitano a Giorgio Chiellini

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Bonucci e Buffon si abbracciano al termine di Italia-Svezia Crediti: AP

Tale disfatta segnò sicuramente il momento più drammatico del calcio in Italia, ma coincise anche con l’avvio di un nuovo ciclo, sotto la guida di Roberto Mancini, il quale venne scelto come commissario tecnico dopo l’esonero di Ventura. L’arrivo di Mancini provocò un graduale movimento di ricostruzione del nostro gioco e di apertura maggiore verso i giovani, anche alle primissime esperienze in nazionale.

Tale scelta si sarebbe rivelata piuttosto fruttuosa: a oggi possiamo vantare una serie di 34 risultati utili consecutivi, di cui 28 sono vittorie. L’ultima sconfitta risale al 10 settembre 2018 contro il Portogallo.
È per questo che di fronte al vantaggio dell’Inghilterra il sentimento generale è stato simile a un profondo senso di ingiustizia. La finale dei Campionati Europei doveva trasformarsi nella dimostrazione della rinascita del calcio italiano, coronamento del percorso iniziato con Mancini.

Probabilmente anche i giocatori stessi devono averlo pensato. Dopo quindici minuti di scarsa qualità, infatti, l’Italia ha cominciato a creare più occasioni e costruire azioni pericolose, come testimoniano le statistiche: 65% di possesso palla e più del doppio di tiri in porta rispetto agli inglesi. Finalmente, al 67′, in un’occasione nata da un calcio d’angolo Bonucci è riuscito a infilare in rete il goal del pareggio.

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Bonucci esulta dopo aver segnato la rete del pareggio Crediti: Getty Images


Buona parte delle azioni offensive ha visto protagonista Federico Chiesa, il quale in tutto l’Europeo ha dimostrato di avere la tecnica e il carisma necessari per rendersi improvvisamente pericoloso nell’area avversaria, spesso su iniziativa totalmente individuale. Per questo è stato doloroso assistere alla sua uscita dal campo poco prima del novantesimo minuto, a causa di un infortunio alla caviglia.

I tempi supplementari sono trascorsi all’insegna della resistenza, dal momento che tutti gli attaccanti titolari – Insigne, Immobile e Chiesa, appunto – erano stati sostituiti da Berardi, Belotti e Bernardeschi. Dopo la semifinale con la Spagna, ancora una volta è stata la lotteria dei rigori a decidere l’esito del match.
È a questo punto che la figura di Donnarumma si è stagliata incrollabile in mezzo ai pali della porta dell’Italia.Nonostante gli errori commessi da Belotti e Jorginho, Gigio – diminutivo di Gianluigi – non ha perso la lucidità, riuscendo a parare addirittura due rigori su Sancho e Saka. In precedenza già Rushford, specialista entrato appositamente sul finire del secondo tempo supplementare, aveva preso il palo.

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Donnarumma para il rigore su Sancho Crediti: Getty Images


Donnarumma non perde la calma nemmeno dopo l’ultima parata, quella che ci sancisce Campioni d’Europa. I compagni si precipitano subito addosso a lui, per festeggiare un talento di 22 anni che è riuscito a sollevare l’Italia intera verso la vittoria. Sarà poi nominato miglior giocatore del torneo: prima di lui solo Buffon – Mondiale 2006 – e Zoff – Europeo 1968 e Mondiale 1982 – avevano ottenuto un riconoscimento internazionale di tale livello (per entrambi si era trattato del titolo di miglior portiere della rassegna).

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Gli azzurri esultano insieme a Donnarumma al termine della partita Crediti: Getty Images


Ci sono giornate che rimangono indelebili nella mente di generazioni di persone, radicate in quei racconti che si tramandano ai più giovani come miti leggendari. Noi condivideremo addirittura una di queste date con la generazione dei nostri nonni e genitori: 11 luglio, per loro 1982, per noi 2021. Loro avevano i goal di Paolo Rossi – purtroppo scomparso lo scorso dicembre – la partita a carte tra Bearzot e Pertini e l’urlo di Tardelli. Noi avremo O tir aggir di Insigne, l’esultanza del presidente Mattarella tramutata in meme e le parate di Donnarumma.

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