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Insegua chi può!

di Simone Lo Giudice

C’è una Signora tornata in auge. E c’è una combriccola di ragazze in cerca di onore. Un’estate fa, molti petali dell’attuale rosa parigina (Pastore, Menez, Lavezzi, Ibrahimovic e Thiago Silva) impreziosivano ancora il nostro giardino. I petrodollari stranieri hanno rinfrescato le casse italiane. E noi, come in un commedia degli Anni ’80, siamo rimasti “Ricchi, ricchissimi, praticamente in mutande”. Abbiamo perso il talento. Ai tempi della crisi, coi soldi che latitano, ci è rimasto solo il frullare delle idee. Scopriamo insieme quali frutti ha in serbo la nuova stagione del nostro calcio.

 

 

Partiamo dalla Juventus, l’unica squadra italiana che sembra appartenere a un altro ecosistema calcistico. Ha cominciato con lo Stadio di proprietà, ha proseguito con lo Scudetto, sta puntellando il consolidamento. La squadra bianconera è quella che ha investito meglio: il ritorno Giovinco (all’ultima chance in bianconero, per giunta nell’anno post-Del Piero), il doppio sbarco Asamoah-Isla (entrambi dall’Udinese), la scommessa Lucio (esodato di lusso dall’Inter). C’è l’incognita Conte ma, potendo gestire il lavoro in settimana, quella del tecnico pugliese diventa una squalifica sostenibile. E poi c’è il nuovo sbarco in Europa, vista Champions League. Tra la Ferrari della Signora tornata in auge e le macchine delle altre ragazze c’è un’Autostrada del Sole di differenza. In Italia non dovrebbe esserci storia.

 

Passiamo all’Inter di Andrea Stramaccioni, altro paladino della forza delle idee. Lo scorso anno ereditò una squadra alla frutta, portandola almeno al dolce. La congiunzione tra la nuova austerity e la filosofia del baby-allenatore ha rinfrescato l’ambiente interista. Messi da parte Julio Cesar e Lucio, sono arrivati Handanovic (dall’Udinese) e Silvestre (dal Catania). A centrocampo Mudingayi (dal Bologna) e Gargano (dal Napoli). In attacco spazio per Palacio (dal Genoa) e Cassano (dal Milan). C’è pure il rientro di Coutinho (una sorta di Giovinco brasiliano, se vogliamo) ad affermare la nuova filosofia di gioco. Milito a parte, ci aspettiamo meno verticalizzazioni e più gioco a fraseggi. È un’Inter di qualità quella di Strama. Che vuole giocarsela sulla corsa, offrendo agli avversari pochi punti di riferimento. Dietro la Juve dovrebbe fare capolino l’Inter.

 

Poi c’è la Roma dell’eterno Zeman. Nel campionato delle idee, uno come il boemo potrebbe sbarcare il lunario. Della squadra di Luis Enrique sono rimasti pochi elementi (Stekelenburg, Pjanic, Lamela). Tutto il resto è novità: Piris (dal San Paolo), Castan (dal Corinthians), Balzaretti (dal Palermo), Bradley (dal Chievo), Destro (dal Siena). Tutta gente funzionale al progetto zemaniano, fatto di molta imprevedibilità e tanta corsa. Quello romanista è un corso monografico sull’estetica del gioco. I centrali difensivi restano bloccati, mentre i terzini spingono finchè hanno birra nelle gambe; un interditore alla De Rossi, qualche metro più avanti un regista alla Bradley coadiuvato da un jolly alla Pjanic; lì davanti c’è la certezza Totti leggermente defilato sulla sinistra, punta centrale Destro (una sorta di Ciro Immobile nel Pescara dei miracoli) con Lamela nelle vesti di fattore imprevedibile nonchè elemento collante tra centrampo e attacco. Sulla carta uno spettacolo, sul campo vedremo. Conterà molto la fase difensiva, da sempre tallone d’Achille del maestro boemo. Ma qualcosa ci dice che invecchiando si impara.

 

Poi viene il Napoli di Mazzarri, orfano di Lavezzi e stupito da Insigne. Lo scugnizzo Lorenzo è nato proprio a Napoli il 4 giugno del 1991. Ritorna a casa un giovane partenopeo che del talento fa il suo modus giocandi. L’ossatura della squadra non ha subito considerevoli fratture. Gamberini e Behrami (entrambi partiti da Firenze) rappresentano una validissima alternativa agli undici titolari della scorsa stagione. Pandev si aspetta di giocare spesso titolare, alle spalle del factotum Cavani. Occhio però a Insigne, lo ripetiamo. Il crack italiano di questa stagione potrebbe essere lui.

 

Non ci siamo scordati del Milan. Semmai è il Milan a essersi scordato dei suoi tifosi. Con la dipartita dei senatori (Nesta, Gattuso, Seedorf e Inzaghi) e la doppia cessione al PSG (di Ibrahimovic e Thiago Silva) si chiude un’era. Un cambio di rotta talmente improvviso da impaurire il talento più metereoparitico del nostro calcio, cioè Antonio Cassano (all’Inter in cambio di Giampaolo Pazzini). Sono arrivati Acerbi (dal Chievo), Zapata (dalla Villarreal), Costant (dal Genoa) e Montolivo (dalla Fiorentina). Poco, pochissimo per una squadra che Allegri dovrà riplasmare da zero. Perchè dietro lo schema-Ibra è facile nascondersi, spesso nel bene e soprattutto nel male. Intrigante l’asse Montolivo-Pazzini, due giocatori che si conoscono dai tempi dell’Atalanta, fattore sul quale sarebbe il caso di puntare. I nuovi propositi del Milan rischiano di rivelarsi fin troppi “Acerbi”, per dirla con un gioco di parole. Per non parlare di un caso PATOlogico come quello di ALEXANDRE, ragazzo formidabile tanto sottoporta quanto in infermieria. Il piazzamento in Europa League è il minimo sindacale per Allegri, quello in Champions varrebbe come uno Scudetto in una stagione simile. Povero Diavolo!

 

Poi viene tutto il resto.

Il progetto Fiorentina con Montella in panchina, una squadra tutta nuova e moltissime idee. Pizarro e Aquilani in regia stuzzicano parecchio. Nel campionato delle idee, questa Viola può fare benissimo.

L’Udinese di Guidolin punta sul consueto ricambio estivo (fuori pezzi pregiati e dentro scommesse). Se si qualificasse alla fase gironi in Champions potrebbe godersi fino in fondo l’avventura europea, tralasciando in parte il Campionato. Non è facile ripetersi nelle zone alte della classifica. Farlo per il terzo anno di fila sarebbe un miracolo.

La Lazio di Vladimir Petkovic ha dettagli ancora poco definiti. La rosa è quella della scorsa stagione, con unica variante: una guida tecnica che in molti sconoscono. Le amichevoli estive si sono rivelate un mezzo flop. La piazziamo con decisione dietro alla Roma di Zeman.

Il Palermo di Giuseppe Sannino ci farà divertire sicuramente, magari a colpi di Fabrizio Miccoli.

Come il Parma di Donadoni, che punta sull’usato (poco sicuro) Amauri in tandem con Pabon (dall’A. Nacional), di cui si parla molto bene.

A Genova poi si torna a respirare aria di derby. Genoa e Sampdoria attraversano momenti delicati: i primi sempre in altomare (colpa del mercato compulsivo del presidente Preziosi), i secondi tornati in A sotto la guida di Ciro Ferrara (uno che ha molto da dimostrare in Serie A dopo la sciagurata parentesi sulla panchina bianconera nella stagione 2009-2010).

 

Per la zona retrocessione rischiano in molte, anche se alcune più delle altre.

Il Siena di Cosmi dovrà sudare sette camicie. Con il combattente Serse che viene a sostituire un cavallo da corsa come Sannino. Per non parlare della querelle del calcio-scommesse, che ha interessato anche la società toscana, con distrazioni-dal-campo in allegato.

Sappiamo poco del Catania di Rolando Maran, che ha la sfortuna di succedere alla grande stagione di Montella.

Il Pescara di Giovanni Stroppa potrebbe subire il contraccolpo della Zemanlandia che non c’è più (a parte la rosa abruzzese duramente impoveritasi nel mercato estivo).

 

Adesso che ci siamo fatti qualche idea in più sul prossimo Campionato, possiamo ammetterlo. Tra le mani ci è rimasta una sola certezza: la Juventus di Antonio Conte. Per il resto… insegua chi può!