Attualità

Morto a Roma Erich Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine

di Stefano Sette

Si è spento a Roma, all’età di 100 anni, Erich Priebke, ex capitano delle SS in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Nato a Hennigsdorf, all’età di 20 anni aderì al Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP) e successivamente militò nelle SS, arrivando a ricoprire il ruolo di capitano. Durante l’occupazione italiana lavorò a Roma eseguendo gli ordini del colonnello Herbert Kappler. Con la sconfitta tedesca Priebke fu catturato e trasferito in un campo di prigionia vicino Rimini, dal quale fuggì trasferendosi in Argentina dopo aver ottenuto dei documenti falsi. L’ex capitano nazista rimase in Sud America fino al 1995, anno in cui l’Argentina concesse l’estradizione all’Italia per processarlo davanti al Tribunale militare di Roma per crimini di guerra; nel 1944, dopo l’attentato di via Rasella eseguito dai Gruppi di Azione Patriottica (GAP) contro un reparto del reggimento “Bolzano”, i nazisti risposero con l’eccidio delle Fosse Ardeatine – ordinato da Kappler – in cui persero la vita 335 persone (civili e militari) e Priebke, uno degli esecutori di quella strage, fu processato insieme all’ex SS Karl Hass. L’intenzione di processare un ex militare dopo oltre 50 anni suscitò le perplessità di una parte dell’opinione pubblica: uno dei più critici fu Indro Montanelli, il quale affermò (nel 1996) che il processo celebrato nell’immediato dopoguerra terminò con la condanna all’ergastolo per Kappler e l’assoluzione di tutti i suoi collaboratori perché, secondo i giudici, non potevano disobbedire agli ordini del colonnello, aggiungendo che in quell’occasione i familiari delle vittime applaudirono la sentenza. Il 1° agosto il Tribunale militare dichiarò di “non doversi procedere, essendo il reato estinto per intervenuta prescrizione”, ordinando l’immediata scarcerazione dell’imputato, ma la sentenza non fu mai eseguita per via degli scontri che si tennero all’interno dell’aula di tribunale. Con il successivo arrivo del Ministro della Giustizia (Giovanni Maria Flick) la situazione si placò ma l’imputato non fu liberato, nonostante il processo si fosse concluso a suo favore. In seguito alla riapertura del caso Priebke fu condannato dalla Cassazione all’ergastolo (16 novembre 1998), scontando la pena agli arresti domiciliari. L’ipotesi della sepoltura in Argentina è stata smentita dal Ministro degli Esteri Hector Timerman, che — ha riferito il Ministero — «ha dato ordine di respingere ogni procedura che possa permettere l’ingresso nel paese del corpo del criminale Erich Priebke», spiegando che il Paese non vuole la salma perché «gli argentini non accettano questo tipo di offese alla dignità dell’uomo».

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