BirdmenCinemaPavia

#INDIE19 – Due parole con Roberto Figazzolo

Indie 19 si chiude con la serata sulla musica, con due film molto intensi e carichi di note. Il docufilm di Demme (Il silenzio degli innocenti) su Enzo Avitabile apre occhi e orecchie su un mondo che sentiamo per radio, raramente, o per cd, o meglio ancora in una serata live. Un film da vedere, ma soprattutto da ascoltare con il supporto delle immagini. Whiplash, invece, è un film. Molto ben fatto, è certamente curato e accurato nei suoni (sembra proprio di sentire il sangue e il sudore scorrere sulla pelle del protagonista), con una colonna sonora molto godibile per chi si avvicina al jazz. Entrambi i film, ovviamente, meritano di essere visti in sala, perché non ce n’è: il suono è migliore. Alla fine della serata, ne ho approfittato per chiedere a Roberto Figazzolo, direttore artistico di Indie, il suo bilancio per quest’anno.

La rassegna Indie 19 è iniziata con un film silenziosissimo (Vergine giurata), e abbiamo chiuso con un film completamente jazz (Whiplash), il massimo della musica. Come mai questa scelta?

Guarda, hai perfettamente centrato il tema. Con Indie ci piace portare a Pavia il cinema che non si vede e non si ascolta, in questi due verbi, vedere e ascoltare, c’è tutta la tematica di Indie. Spesso, quando accendi un computer o anche dallo schermo di uno smartphone puoi effettivamente guardare un film, e puoi cercare di ascoltarlo: ma quant’è differente vederlo davvero al cinema, e sentirlo. E per sentirlo intendo una sorta di sinestesia per cui, ad esempio, a me in Whiplash sembrava di sentire proprio cadere le gocce di sangue, e di sentirne l’odore. Queste cose, secondo me si possono fare solo al cinema. La domanda, secondo me, sarebbe da porre a chi legge “Inchiostro”: come mai anche le persone in gamba hanno perso l’interesse per il cinema fatto in sala?

Roberto FigazzoloA proposito di questo, prima qualcuno commentava con te «Mi sono perso il film su Avitabile, non è un problema l’ho già visto alla televisione». A me è venuto da sorridere.

Tu la senti, la differenza.

La senti, la senti. Sentire un film in sala è tutta un’altra esperienza. Hai già idee per l’anno prossimo?

Indie è andata così… All’inizio, addirittura con una scatola di scarpe in cui si metteva l’offerta per entrare, all’inizio. Poi è diventata più ufficiale: c’erano ovviamente dei biglietti venduti a basso prezzo, però i film sono sempre cresciuti, anche come qualità. L’università c’ha creduto e ha finanziato l’iniziativa. La 17esima edizione, guardando un po’ come era andata negli ultimi anni, è andata molto bene. La 18esima edizione, quella dell’anno scorso, parlando del pubblico e non certo della qualità dei film proposti è stata la peggiore in assoluto, per l’affluenza. Quest’anno, come hai visto, la sala non era strapiena, però c’è già stato un incremento positivo nel numero degli spettatori. La nostra idea è quella di cercare di portare a Pavia il cinema che in qualche maniera ti muova qualcosa dentro e che ti faccia trovare la voglia di tornare a vederlo in sala, per i motivi che dicevi tu: non soltanto vedere e sentire bene, ma anche sentire con gli altri. E io aggiungerei sentire per gli altri perché se tu frequenti più sale cinematografiche o una stessa sala con più film tu sei portato anche a vedere la tua vita più come ambito in cui impari le cose, le condividi, e queste cose le fai e per te stesso e per gli altri. Stai meglio con gli altri, e vedi il mondo attorno a te stare meglio perché tu stai meglio con loro. A me sembra che la paura e l’egoismo stanno sempre più prendendo piede, perché ci si incontra sempre di meno…

Un’ultima cosa: tu i film che proponete li guardi tutti prima, ovviamente, perché li selezioni. Quale di quest’anno ti ha dato di più in una seconda, terza visione?

Spesso questi film non passano a Pavia e la mia altra opportunità è quella di vederli ai festival, e come sai ai festival hai una visione, una esclusiva perché chiaro che il film viene ripetuto ma tu dedichi le successive due ore ad un altro film. Quindi sono delle seconde visioni, per me. In generale, alcuni film che vedo ai festival, probabilmente perché li vedo in un altro ambito, con altre persone che sono lì a lavorare, li sento più freddi. È il caso di Whiplash. Altri film, come ad esempio è il caso di Enzo Avitabile, Music life di Demme, decisamente quello che è successo è stato che vederlo a Venezia, tutto sommato con una sala piuttosto piena (certo più piena di quella di stasera), mi ha dato delle… beh, lo vedevi per la prima volta, quindi lo vedi con la sorpresa che ti guida. Però devo dirti che vedere a Pavia i film in sala non è poi in generale così diverso che vederli ai festival. Soprattutto se puoi contare, come oggi con Whiplash, di poter contare su una platea giovane, che si sentiva un’atmosfera molto positiva in sala. È un peccato che non si sia condiviso anche con Avitabile, ti dico la verità, perché pur essendo film molto differenti valevano entrambi molto la pena.

 

Matteo Camenzind

Nato e cresciuto in Ticino, si laurea in Filologia italiana presso l'Università di Pavia. È stato direttore editoriale di "Inchiostro" negli anni 2014-2016 e ha partecipato alla fondazione di "Birdmen". Ora è tornato in patria elvetica e insegna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *