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Georges Méliès: viaggio nella magia del Cinema

Georges Méliès, noto ai più – esattamente 150 anni dopo la sua nascita – grazie a Hugo Cabret, il film di Martin Scorsese del 2011, viene considerato uno dei padri del Cinema. Nella pellicola, lo vediamo ormai vecchio e disilluso, estromesso dal mondo del Cinema, ridotto a gestire un chiosco di giocattoli alla Gare de Montparnasse. Marie-Georges-Jean Méliès nasce a Parigi l’8 dicembre 1861, e muore il 21 gennaio 1938 a Orly (Parigi). Nel 1884 si trasferisce a Londra dove, mentre lavora come commesso in un negozio di busti, si avvicina al mondo dei teatri di magia. Incontra il prestigiatore David Devant, che gli farà muovere i primi passi nel mondo dell’arte dell’illusionismo, diventando apprendista. Nel 1888 acquista il Théâtre Robert-Houdin, dove aveva lavorato come prestigiatore, e si dedica allo spettacolo illusionista. Assiste alla prima proiezione cinematografica dei fratelli Lumière nel 1895, e decide di usare il nuovo mezzo cinematografico per i suoi spettacoli. Fonda così la Star Film, la sua società di produzione, nel 1896, e un anno dopo allestisce un laboratorio a Montreuil, uno dei primi studi di posa cinematografici e luogo in cui la magia del Cinema di Méliès avrà inizio. Il regista, attore e produttore realizzerà più di cinquecento film (ce ne sono pervenuti solo duecento).

Il successo di Méliès è rapido, ma altrettanto velocemente lo abbandona: le sue pellicole vengono duplicate negli Stati Uniti, arrecando grave danno all’artista che non aveva ancora tutelato i suoi diritti marchiando i fotogrammi con il logo della Star Film e depositandone una copia dei suoi film presso la Library of Congress di Washington. La competitività del mercato, che richiedeva film prodotti in breve tempo, e le nuove esigenze del pubblico mal si sposavano con la filosofia di Méliès, che era solito dedicarsi a un film per parecchio tempo, così da curarlo nei minimi dettagli e rimanere fedele al suo stile, al di là dei gusti del pubblico. Nel 1913 la Star Film va in bancarotta e Méliès è costretto ad abbandonare l’attività cinematografica.

La Francia sembrò dimenticarsi di uno dei padri del Cinema; solo verso la fine degli anni venti, venne riconosciuto a Méliès il merito delle innovazioni e sperimentazioni, frutto della sua passione e dedizione per il Cinema: le sue opere vennero riscoperte e rivalorizzate, anche grazie alla nipote Madeleine Malthête Méliès, che si occupò di salvare e riordinare un importante patrimonio del Cinema delle origini. Nel 1931 gli venne conferito il più alto riconoscimento in Francia, la Legion d’onore, e venne ospitato in una casa di riposo per artisti a Orly.

Méliès, pur avendo in comune con la visione realistica e scientifica del cinematografo dei fratelli Lumière l’impianto spettacolare della rappresentazione filmica, partirà dalla concezione del Cinema come mezzo meccanico per farne poi affiorare l’aspetto magico e immaginifico, grazie alla sua “visione illusionistica”, strettamente legata al suo passato di “uomo di magia”. Infatti il regista-mago ripropone nei suoi film tipici numeri teatrali, come ballerine e acrobati, avvicinando il suo Cinema al mondo dello spettacolo popolare. Nel suo laboratorio di Montreuil, Méliès si dedica alla produzione artigianale dei film: assembla e dipinge scenografie, colora i singoli fotogrammi dei film, inventa effetti speciali, su cui il Cinema si basa ancora oggi, adattando i trucchi, da lui usati a teatro, alla dimensione cinematografica, e sperimenta la macchina da presa e il suo potenziale. Méliès prendeva spunto per i suoi film dalla cronaca, dalla storia, dalla religione e soprattutto dalla letteratura. Infatti uno dei suoi più noti capolavori, Voyage dans la Lune (1902), ispirato ai romanzi di Jules Verne e H.G. Wells, può essere definito film pioniere del genere della fantascienza. Raccontando la spedizione sulla Luna di un gruppo di scienziati, Méliès trasporta lo spettatore dalla realtà di Parigi allo spettacolare mondo lunare. I trucchi (come la sparizione di un oggetto, ottenuta tramite l’arresto della cinepresa, la rimozione dell’oggetto e il successivo avvio delle riprese) esibiti dal regista contribuiscono a creare l’atmosfera di magia. La giustapposizione della scena del lancio della navicella spaziale, con la celebre inquadratura della Luna accecata dal proiettile, coinvolge e guida lo spettatore nella narrazione.

Méliès anticipa il passaggio del Cinema da mezzo ad arte, esprimendo la sua capacità di narrare attraverso un nuovo linguaggio, quello cinematografico. L’artista dimostra l’importanza della sperimentazione e della creazione nel mondo del Cinema, contribuendo ad elevarlo a Settima arte. Evidente è il contributo al Cinema di oggi, basti anche solo pensare all’importanza che noi diamo agli effetti speciali nei film, esibiti come tecnologie da ammirare, proprio come ai tempi di Méliès.

«Più di cento anni separano “Voyage dans la Lune”, di Méliès, da “Avatar”, ma forse le differenze non sono poi così tante.» – Giaime Alonge

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