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Torino33: God Bless the Child (Robert Machoian e Rodrigo Ojeda-Beck, 2015)

Un’istantanea di famiglia. Così potrebbe essere definita l’operazione messa in piedi dai registi californiani Robert Machoian e Rodrigo Ojeda-Beck con il loro God Bless the Child, unico titolo statunitense annoverato quest’anno nella sezione concorso. Protagonisti di una partitura fatta di pianti, schiamazzi e parole concilianti sono quattro fratelli e una sorella (figli di Machoian e della sceneggiatrice Rebecca Graham), ragazzini abbandonati a loro stessi da una madre sempre necessariamente fuori campo. Ad essere mostrata è la quotidianità affrontata con coraggio e ingenuità dai “piccoli adulti”, un microcosmo di continue richieste di attenzioni da parte di ciascuno dei bambini, a tratti, in grado di mettere a dura prova la pazienza dello spettatore. Il film, denunciando un approccio documentaristico, cavalca l’illusione dell’affrancamento da certi canoni della rappresentazione, senza accorgersi di pervenire a uno schematismo dei profili e delle situazioni, ridondanti dopo appena pochi minuti. Nonostante la pretesa sia quella di un cinema frugale e spontaneo, estraneo a qualsiasi modello di sceneggiatura, l’esito rivela piuttosto una certa disinvoltura nella costruzione di sequenze realizzate alla maniera di siparietti intrisi di un candore decisamente facile. Più suggestive, in ultima istanza, le atmosfere crepuscolari di una giornata estiva trascorsa fra la campagna e le strade di Davis, California.

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