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Torino 33: Les Loups (The Wolves, Sophie Deraspe, 2015)

Tra i ghiacci del Nord dell’Atlantico sopravvivono comunità umane dalle abitudini arcaiche, cresciute in una terra il cui abbacinante biancore si tinge spesso di rosso. È la vita dei cacciatori di foche, uomini e donne temprati dalla natura più insensibile. Conoscere le loro leggi accettandone i lati più oscuri, una volta deposto ogni pregiudizio, è quello che dovrà fare Élie, giovane ragazza dal passato enigmatico e dal futuro incerto, giunta in queste lande desolate alla ricerca della propria identità.

Terzo lungometraggio di Sophie Deraspe, Les Loups si presenta inizialmente come un conturbante viaggio tra antichi rituali e forze crudeli, uno scontro continuo tra elementi in lotta per la sopravvivenza, fisica e sentimentale, permeato da un’atmosfera opprimente densa di mistero; un viaggio in cui l’audace regia ci guida senza sconti e reticenze, caricando sapientemente una tensione destinata a scadere – con dolore di chi si aspetta ben altro scioglimento – nella deriva, piuttosto confusa, del dramma familiare. I toni tendono a smorzarsi a detrimento di quella universalità di sguardo di cui il film è capace per buona parte della sua durata, rivelando sotto la coltre delle più raggelanti inquietudini un’idea prossima a sciogliersi come neve al sole.

Les Loups vince il Premio Fipresci (la federazione internazionale della stampa cinematografica) ma l’impressione è che una delle proposte potenzialmente più interessanti del concorso si sia rivelata, infine, una delle più amare delusioni

 

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