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Elezioni 1948: tra tensioni e tentativi di rinnovamento

Il 4 marzo scorso l’Italia si è recata alle urne per le elezioni politiche. Un gesto, oggi, considerato normale. Ma facciamo un salto indietro nella storia, e torniamo al 18 aprile 1948.

Dal 1 gennaio era entrata in vigore la Costituzione, approvata il 22 dicembre 1947, che prevedeva – per la prima volta dopo una lunghissima egemonia monarchica e la parentesi fascista – un Parlamento bicamerale, formato da Camera dei Deputati e Senato, entrambi eletti a suffragio universale. Il Parlamento – così come oggi – possedeva potere legislativo e diritto di eleggere un Presidente dell’allora neonata Repubblica, con poteri limitati, tra cui però l’onere di eleggere un Presidente del Consiglio.

Il 18 aprile 1948 la partita elettorale si gioca tra la Democrazia Cristiana di De Gasperi e il Fronte popolare, costituito dal PCI di Palmiro Togliatti e il PSI di Pietro Nenni. Importante e influente per gli esiti di quelle prime elezioni del nuovo Parlamento, fu il contesto internazionale: iniziavano, in quegli anni, a emergere i due schieramenti – quello Occidentale e quello Orientale – della cosiddetta Guerra Fredda. In breve, sul finire del secondo conflitto mondiale, le due superpotenze, quella americana e quella dell’Unione Sovietica, tentarono di attrarre nella propria orbita ideologica più Paesi possibili nella speranza di prevaricare l’una sull’altra. Da lì a breve, i primi tentativi – che prevedevano aiuti economici e militari – furono messi in pratica da una parte nel 1949 con il Trattato Nord-Atlantico (NATO), costituente il blocco Occidentale e capeggiato dagli USA; dall’altra, nel blocco Orientale, pochi anni più tardi, nel 1955, sarà firmato il Patto di Varsavia da URSS e alleati.

Come questi eventi influenzarono le elezioni italiane? Dagli Stati Uniti arrivarono sin da subito direttive anticomuniste, passate alla storia con il nome di  dottrina Truman, strategia politica estera messa in atto dall’allora Presidente americano Herry S. Truman ed espressa durante un discorso alle Camere il 12 marzo 1947. Parte integrante di questa politica fu l’European Recovery Act – meglio conosciuto come Piano Marshall – manovra finanziaria che prevedeva ingenti aiuti economici per i Paesi europei che si fossero schierati ideologicamente con il blocco Occidentale. Ed ecco che nei primissimi mesi del 1948 arrivarono dagli USA aiuti per 176milioni di dollari, e in clima pre-elettorale, il 20 marzo, Marshall dichiara che in caso di vittoria dei comunisti gli aiuti sarebbero cessati.

La DC, forte del supporto statunitense e dell’appoggio di Papa Pio XIII, vinse le elezioni e il 23 maggio De Gasperi poté costruire il suo governo: l’Italia, ormai, si era ufficialmente collocata nel blocco Occidentale.

Questo comportò una conseguente esclusione dei comunisti dai governi. La scena politica venne a lungo dominata dalla DC e dalle coalizioni prima di centro e poi di centro-destra; le prime aperture alla sinistra si ebbero nei primi anni Sessanta, nel pieno degli anni del boom economico. Sono gli anni di innovazione tecnologica e crescita economica, ma sono anche gli anni del fallimento del riformismo come modello, gli anni dei maggiori divari tra Nord e Sud: forte è, ancora, l’influenza degli USA e dell’ideologia della Chiesa, che addirittura riversa le sue preoccupazioni anche nei confronti dei nuovi costumi nascenti. Il clima è tesissimo: sono gli anni del terrorismo, praticato da esponenti di destra e di sinistra; una svolta arriva nel 1976 con il compromesso storico tra la DC e il PCI, compromesso che due anni più tardi porterà al rapimento e alla morte di Aldo Moro.

Negli anni Ottanta la scena politica è dominata dalla figura di Bettino Craxi, che propose il PSI come alternativa di sinistra alla DC; in quegli stessi anni, a livello internazionale, si verificarono eventi che hanno grosse influenze sul corso della storia: crisi delle Repubbliche socialiste, caduta della cortina di ferro e caduta del Muro di Berlino. Si respiravano correnti di tensione, ma ci si immerse anche in un clima di nuove speranze.

Dunque, gli esiti delle elezioni del 1948 influenzarono gli eventi dell’Italia fino alla fine della Prima Repubblica, il cui epilogo viene sancito dallo scoppio del caso Mani Pulite, nel 1992.

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