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San Pietro, un grande abbraccio, per abbracciare tutto il mondo

«Essendo la chiesa di S. Pietro matrice di tutte le altre doveva haver un portico che per l’appunto dimostrasse di ricevere a braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gli eretici per riunirli alla chiesa, e gl’Infedeli per illuminarli alla vera fede».

Gian Lorenzo Bernini

Così appare ancora oggi la Basilica di San Pietro ai milioni di visitatori che ogni anno giungono per infinite ragioni a Roma, e che non possono fare a meno di transitare, almeno per pochi attimi, dinnanzi a questo capolavoro. Purtroppo oggi ci è piuttosto impossibile immaginare l’effetto ottico che, dal 1667 al 1936, hanno provato tutti i fortunati che, di passaggio per la capitale, ci hanno preceduto: dal groviglio di stradine, viuzze e piccole case del popolare quartiere di Borgo (la cosiddetta “spina di Borgo”), si ergeva imponente, come sopra un grande palcoscenico teatrale, l’immensa basilica. Oggi non è più così, con grande rammarico, grazie al scenografico ingresso attuale, studiato e patrocinato dal Regime Fascista in accordo con la Chiesa Cattolica: Via della conciliazione, eretta nel 1936 a ricordo dei Patti Lateranensi del 1929, ha distrutto la Spina di Borgo, ed ha fatto venir meno diverse delle intuizioni prospettiche di Gian Lorenzo Bernini, architetto e ideatore della piazza, che permettevano fra l’altro di far come “apparire” la cupola, disegnata da Michelangelo, da dietro le abitazioni, generando un notevole effetto di stupore negli occhi dei visitatori. Oggi, per godere della meraviglia della Basilica, siamo come “accompagnati” dalla traiettoria di Via della Conciliazione, che ci fa comunque guadagnare un effetto nuovo: partendo da Castel Sant’Angelo, ed incamminandoci nella strada davanti a noi, vediamo Via della Conciliazione, che all’inizio ci appare schiacciata, allargarsi gradatamente fino a che non entriamo nella Piazza, che anch’essa si allarga sotto i nostri occhi, ad ogni passo che compiamo in avanti. Resiste ancora quindi la magia dell’effetto berniniano appena varchiamo la soglia del Vaticano: il colonnato sembra quasi abbracciarci, indipendentemente dalla nostra fede religiosa e dalla nostra provenienza.

Il 18 aprile del 1506, sotto la guida di Papa Giulio II, vengono avviati i lavori per la costruzione del nuovo luogo-simbolo del Cattolicesimo, sorto sui resti dell’antica basilica paleocristiana, voluta dall’Imperatore Costantino nei pressi del Circo di Nerone, ai piedi del Colle Vaticano, dove si trovava l’antica necropoli che ospitava, secondo la tradizione, il corpo dell’apostolo Pietro, considerato dalla Chiesa Cattolica l’erede, per mano di Gesù Cristo in persona, del ruolo di guida del popolo cristiano. Capolavoro indiscusso del barocco italiano, europeo e mondiale, luogo tra i più visitati del mondo, la Piazza e la Basilica hanno visto avvicendarsi nel cantiere, in 120 anni (161, se si considera anche l’edificazione della piazza), alcuni degli artisti più significativi di tutta la penisola: vi hanno lavorato tra gli altri Bernardo Rossellino, Donato Bramante, Michelangelo Buonarroti, Giuliano e Antonio Da Sangallo, Raffaello Sanzio, Giacomo Della Porta, Carlo Maderno e Gian Lorenzo Bernini.

Immenso scrigno di tesori anche l’interno, impreziosito da opere di bellezza inestimabile, tra cui più celebri sono senza dubbio il Baldacchino del Bernini (al quale lavorò anche Francesco Borromini), suggello trionfale degli effetti del barocco, e la Pietà di Michelangelo, protetta da possenti vetri nella prima cappella sulla destra.

Simbolo ancora oggi della Chiesa Cattolica, soprattutto grazie alla trasformazione ad ambiente prevalentemente pop realizzatasi sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, Piazza San Pietro gode ancora oggi di una fama notevole in tutto il mondo proprio grazie alla forza attrattiva della sua architettura.  La superba capacità del barocco (soprattutto quello romano) di costruire effetti teatrali, illusioni e giochi prospettici, che a Roma raggiunge i suoi vertici espressivi anche in opere poco note (come la galleria di Palazzo Spada, o San Carlo alle Quattro Fontane), qui emerge con tutta la sua forza dirompente, che è decisamente percepibile ancora oggi, dopo oltre cinquecento anni dall’inizio dei lavori.

Non importa dunque quale sia la nostra confessione: Piazza San Pietro in qualche modo ci accoglie tutti, e con lei ci dovrebbe accogliere simbolicamente anche la Chiesa Cattolica, invocata da Papa Francesco come un ospedale da campo. È per questo che tutti ci sentiamo accolti dal materno abbraccio di San Pietro. Certo, è spontaneo in queste zone pensare alla squallida opulenza del Vaticano, agli scandali di Vescovi, preti e Cardinali, all’eccessivo sfarzo delle cancellerie, ma nessuno può restare indifferente all’effetto che per primo ha voluto proprio Gian Lorenzo Bernini: un grande abbraccio, per abbracciare tutto il mondo. Proprio in questi giorni, mentre soffiano venti di guerra, e la morte lascia la sua ombra nera su innocenti e bambini, parlare di un grande abbraccio per tutto il mondo non è affatto qualcosa né di superfluo, né di scontato.

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