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Quattro passi per Roma in compagnia di Gian Lorenzo Bernini

Arrivati a Roma, a Stazione Termini, possiamo imboccare via Cavour, il lungo viale che porta fino alla panoramica di Via dei Fori Imperiali. A metà strada, sulla sinistra, incombe con magnificenza Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali; all’interno, nonostante sia difficile non puntare gli occhi sulla meraviglia del soffitto cassettonato, ci dirigiamo ai piedi dell’altare maggiore: sulla destra troviamo un po’ dimessa la tomba della famiglia Bernini. Qui è sepolto Gian Lorenzo Bernini, architetto, scultore e pittore, tra i più grandi rappresentati del barocco, che con la sua genialità è stato in grado di trasformare, nel corso del Seicento, il volto della Città Eterna. Una passeggiata per la Roma di oggi, partendo proprio dal luogo del suo riposo, ci può dare l’idea di quanto Bernini abbia segnato la storia, l’architettura e la cultura della nostra capitale.

bernini

Usciti da Santa Maria Maggiore, imbocchiamo la lunga via Torino che, affiancandosi a Piazza della Repubblica, ci porta direttamente alla basilica di Santa Maria della Vittoria: una modesta facciata barocca, richiamante nei lineamenti la bellissima chiesa vicina di Santa Susanna (la prima chiesa veramente barocca di Roma), nasconde un interno particolarmente sfarzoso, nonostante le minute dimensioni. Il gioiello della Chiesa è in fondo a sinistra: l’Estasi di Santa Teresa, scolpita dal Bernini, incarna uno degli aspetti più importanti del barocco, ossia la teatralità. La luce che penetra dalla finestra posta sopra la scultura dà una suggestione sovrannaturale all’opera, e i palchetti laterali, sui quali Bernini scolpisce i membri della famiglia Cornaro, trasformano l’intera scultura in un palco teatrale, un vero e proprio tableau vivant (quadro vivente), uno spettacolo di emozioni per gli spettatori.

Uscendo dalla chiesa, percorrendo tutta via Barberini, siamo condotti in Piazza Barberini: al centro vi spunta la Fontana del Tritone, dai lati della quale scorgiamo lo stemma dei Barberini, segno tangibile del carattere celebrativo dell’opera, commissionata da Papa Urbano VIII Barberini. La genialità di Bernini fa sì che l’acqua prima zampilli verso l’alto, grazie al soffio di Tritone, poi caschi sulla conchiglia, e in fine si appoggi molto delicatamente scendendo ai lati, con effetto di grande naturalità, quasi a creare un continuum, un collegamento naturale tra scultura e funzione civile dell’opera, idea cardine dell’architettura barocca.

Il tempo inizia a stringere, allora ci catapultiamo in Via Sistina, che ci porta dritti alla Chiesa di Trinità dei monti; scendiamo lungo la celeberrima scalinata, e ci troviamo d’innanzi alla piccola ma incantevole Fontana della Barcaccia. Eseguita insieme al padre Pietro, da cui Gian Lorenzo ha appreso l’arte scultorea, si tratta di un’opera che da un lato ha un profondo valore simbolico, poiché rappresenta la nave della Chiesa, guidata con fermezza dal papato Barberini; dall’altro lato ha invece un valore architettonico, poiché funge da snodo della piazza.

 

barcaccia

I facinorosi tifosi del Feyeneoord nel 2015 non sono riusciti a distruggere questa perla della Roma barocca, che dopo gli ultimi restauri è tornata al suo splendore originale.

Abbiamo lasciato indietro il gioiellino di Sant’Andrea al Quirinale, chiesa progettata da Bernini a pochi metri di distanza dalla residenza papale, oggi sede del Presidente della Repubblica; il tempo è tiranno e dobbiamo proseguire. Da Piazza di Spagna imbocchiamo prima via Condotti, stando attenti a non farci distrarre dalle illustri (e costose) firme che campeggiano nelle vetrine, poi entriamo in Via del Corso, che si snoda sul rettilineo medioevale della Via Lata; scendiamo e sulla destra, ad un certo punto, incontriamo il Pantheon, uno degli edifici integri più antichi di tutta Roma, e forse anche del mondo. La nostra prossima destinazione è giusto lì dietro, ed è la stupenda Piazza Navona. Concepita con la nuova idea barocca degli spazi, con l’architettura che assume una funzione diversa a seconda dello spazio in cui è inserita, la piazza ha il suo cuore nella Fontana dei Quattro Fiumi, commissionata da Papa Innocenzo X Pamphilj: i quattro fiumi storici (Gange, Nilo, Danubio e Rio de la Plata) sono personificati da Bernini, e da ogni statua sgorga direttamente il “fiume”, dando allo spettatore un grande effetto di dinamismo e di palpitazione, tipici del Barocco, che non può che lasciarci sbalorditi ancora oggi, grazie anche all’accurata commistione tra scultura ed effetti pittorici, tipica anch’essa dell’arte barocca, che produce sulla scultura gli esiti del più raffinato chiaroscuro. D’altronde, Giovan Battista Marino, tra i più grandi poeti barocchi, affermava nel settimo dei suoi Sonetti Satirici che «è del poeta il fin la meraviglia»: in questo caso, potremmo sostituire “poeta” con “artista (barocco”), perché meraviglia è l’emozione che provano le migliaia di visitatori che giungono in questa piazza.

Ma ci tocca camminare ancora un tratto, per arrivare all’ultima tappa della nostra passeggiata: da Piazza Navona voltiamo le spalle, e tutto d’un tratto ci appare il Lungotevere; attraversando Ponte Umberto Primo, costeggiamo il maestoso Castel Sant’Angelo, fino a che imbocchiamo Via della Conciliazione, che collega Roma alla Città del Vaticano. L’opera di urbanizzazione fascista, che ha letteralmente distrutto quel che restava del quartiere popolare di Borgo, purtroppo non ci può far godere in pieno di tutte le invenzioni che Bernini aveva convogliato nel suo progetto più celebre: Piazza san Pietro. Nonostante sia celeberrima in tutto il mondo, quando facciamo il nostro ingresso nella piazza siamo ancora una volta imbarazzati di fronte a cotanta genialità: progettata da Bernini, la piazza è concepita come uno spazio scenografico a pianta ellittica, che coniuga funzionalità con spettacolarità; le due braccia semicircolari, pian piano che si avanza nella piazza, sembrano quasi “abbracciare” il fedele, rappresentando così la Chiesa Cattolica stessa, mentre grazie ad una leggera pendenza del pavimento della piazza, camminando, si ha la percezione che la facciata si allontani e si innalzi, apparendo così più stretta e più proporzionata di quanto in realtà non sia.

 

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Si tratta di un vero e proprio gioco illusionistico, realizzato dal genio di Gian Lorenzo Bernini. Potremmo anche entrare nella Basilica, per esplorare altre meravigliose opere del nostro, ma ormai si è fatto tardi. Certo che, per compiere 419 anni, il nostro Gian Lorenzo se la passa proprio bene anche oggi!

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