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Corpo e anima: la recensione

Candidato agli Oscar come miglior film in lingua straniera, Corpo e anima, di Ildikò Enyedi, già vincitore dell’Orso d’oro per il miglior film al Berlin International Film Festival 2017, rimane tra i titoli più interessanti del Cinema d’autore di questo inizio d’anno.  L’ultima pellicola della regista ungherese (dopo diciotto anni d’assenza dal grande schermo) racconta con grazia la costruzione di un amore tra due anime non convenzionali nato all’interno di un mattatoio, realizzando una fine commedia a tratti drammatica, ma anche ironica e surreale, che riesce a trovare i suoi punti di forza nella delicatezza e nell’originalità (a dispetto di una tematica classica), allontanandosi dalla tendenza di un – talvolta anche forzato – discorso politico, caro alla cinematografia attuale di largo consumo.

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Lei, Maria (Alexandra Borbèly), è la nuova responsabile del controllo qualità della carne. Lui, Endre (il drammaturgo Géza Morcsànyi, alla sua prima prova attoriale), è il direttore dello stabilimento. Lei, l’anima, è giovane, eccentrica, taciturna, ha una straordinaria memoria ed è seguita da uno psichiatra per bambini. Lui, il corpo, è un uomo di mezza età, divorziato, ha un arto paralizzato ed è immune da ogni sentimento d’affetto. In quel mondo asettico, dove il bianco delle divise e degli ambienti si mescola al sangue ed alle viscere della carne da macello, le domande di una psicologa chiamata a far luce su un fortuito accadimento aziendale fanno emergere un fatto incredibile. I due protagonisti sono legati dallo stesso sogno ricorrente: Maria ed Endre, in una dimensione onirica comune, sono due eleganti cervi alla ricerca di cibo e riparo in una silenziosa e suggestiva foresta innevata, ed è proprio in quel limbo atemporale che i due, privati delle indelebili ed oscure ferite che imbrigliano le loro esistenze, trovano quel reciproco conforto e dolcezza che li spinge ad una necessaria e finanche goffa presa di coscienza di se stessi.

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L’indagine sulla doppia dimensione tra corpo e anima converge in una sceneggiatura che rifugge da un canonico romanticismo e al contempo opera per sottrazione, attraverso l’uso di dialoghi semplici – ma solo in apparenza privi di un senso aderente alla vicenda -, riducendo all’essenziale le informazioni funzionali a delineare il profilo dei protagonisti, perfettamente in parte. Sono la regia e la fotografia, invece, a svolgere un ruolo chiave nella costruzione della carica emotiva della pellicola: la prima che indugia sui dettagli e le espressioni dei volti, e la seconda che impreziosisce quest’ultimi, avvolgendoli in una luce sempre candida, quasi volta a suggerire un’atmosfera fiabesca che vede i protagonisti come eletti almeno fino alle battute finali, che mascherate da happy ending non troppo sorprendente, instillano nello spettatore il sottile dubbio, o presagio, che quell’amore sia un altare di sabbia in riva al mare.

– IL TRAILER DI CORPO E ANIMA 

Chiara Turco

Chiara Turco nasce a Pavia il 23 agosto 1993. Frequenta il liceo scientifico "C. Golgi" di Broni (PV), diplomandosi nel 2012. Nel febbraio 2018 consegue la laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Pavia. Appassionata di Cinema, diventa redattrice di Birdmen nel dicembre 2016, per poi successivamente occuparsi anche dell'ambito social network.

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