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Cooperazione non governativa: perché è fondamentale per lo sviluppo

In questo ultimo periodo si è molto discusso sul ruolo delle organizzazioni non governative nelle attività di cooperazione internazionale: alcuni hanno sostenuto che il loro modo di operare non sia efficiente e che sarebbe necessario predisporre maggiori controlli su questi enti. Altri hanno ritenuto sia necessario un taglio dei finanziamenti alla cooperazione non governativa per accentrare maggiormente le competenze riguardanti le politiche di aiuto allo sviluppo nelle mani dello stato. È importante riconoscere, però, che le Ong svolgono un ruolo fondamentale in questo ambito: questo perché il loro metodo d’azione si distingue nettamente dall’approccio caratteristico della cooperazione governativa. In particolare, le Ong riescono ad agire localmente e capillarmente grazie alla loro presenza sul territorio e, soprattutto, a coinvolgere gli attori locali, evitando così l’imposizione dall’altro di un modello di sviluppo.

Analizzare un caso concreto può essere d’aiuto per comprendere quanto l’intervento delle organizzazioni non governative possa essere importante per una comunità che mira a migliorare le proprie condizioni di vita. Nel 2003 il Kenya ha introdotto l’istruzione primaria gratuita per tutti i suoi cittadini; questo ha fatto sì che le iscrizioni alla scuola primaria passassero da 5,9 milioni nel 2002 a 9,9 milioni nel 2011. Questa riforma non è stata accompagnata, però, da un eguale miglioramento della qualità della scuola keniota. Le infrastrutture, se presenti, sono inadeguate, e soprattutto gli insegnanti sono ancora troppo pochi. Questo problema affligge soprattutto le zone rurali più remote e i conglomerati urbani. Nelle baraccopoli di Nairobi, per esempio, un insegnante statale è responsabile per circa 40 bambini. Nelle scuole private il rapporto è di circa 1 a 15. Non sorprende perciò che solo il 10% degli studenti che abitano negli slum di Nairobi frequentino una scuola pubblica mentre il 60% sceglie low-cost schools, istituzioni nella maggior parte dei casi gestite da Ong.

I genitori di questi ragazzi sono disposti a spendere di più per garantire un’istruzione migliore ai propri figli ma non possono permettersi di pagare una scuola privata. Le low-cost schools garantiscono il rapporto qualità-prezzo migliore e offrono anche alcuni vantaggi. Infatti, spesso, l’operato delle Ong non si limita ad garantire istruzione, impiegando personale locale, ma prevede anche altri servizi come tra i quali un packed meal per la cena. Questo può sembrare un intervento minimo: tuttavia non è così. Molti studenti provengono dagli strati più poveri della società e quindi sono costretti, se necessario, a lasciare la scuola per lavorare e guadagnare almeno quanto è necessario per la loro sopravvivenza. La garanzia di un pasto, spesso anche per la loro famiglia, permette agli alunni di frequentare regolarmente le lezioni e non li mette in condizioni di scegliere tra istruzione, e quindi il proprio futuro, e sopravvivenza.

Le Ong inoltre, coinvolgendo vari attori locali, facilitano lo sviluppo della società civile nel suo complesso, e non solo del settore sociale cui l’intervento di cooperazione è destinato. Ad esempio, rimanendo nel ramo dell’istruzione, se si coinvolgono i leader religiosi o della comunità e si dà loro il compito di sensibilizzare le famiglie sull’utilità dell’istruzione dei loro figli, si dà vita ad un processo di benefici a catena che comprendono per esempio la costruzione di una comunità più unita, aperta al dialogo, l’allentarsi delle tensioni etniche o religiose… Dall’altro lato, le Ong beneficiano del coinvolgimento di questi attori locali, sfruttando la loro profonda conoscenza della realtà d’intervento. Senza le loro informazioni gli operatori stranieri non saprebbero come interfacciarsi con la comunità ma soprattutto, molto probabilmente, l’efficacia dell’intervento sarebbe minacciata dalla diffidenza delle persone. I leader locali fungono da legame tra due mondi che devono operare insieme per garantire lo sviluppo.

Concludendo, si può dire che le Ong svolgano un ruolo complementare alla cooperazione governativa poiché, sebbene agendo con una disponibilità di capitale inferiore, garantiscono interventi nei quali la comunità locale è l’attore principale del proprio sviluppo. Questo non significa che l’azione di questi enti debba sfuggire al controllo statale, ma nemmeno che i governi debbano considerare le Ong come propri competitori nelle politiche di sviluppo. Sarebbe, invece, auspicabile una collaborazione in cui i due modelli d’intervento possano beneficiare dei punti di forza dell’altro. Solo così si potrebbe adottare una strategia che possa davvero aiutare a livellare le disuguaglianze a livello mondiale e garantire pari dignità a tutti gli esseri umani, indipendentemente dal luogo in cui essi vivono.

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