Recensioni

Adriana Lecouvreur: protagonista fino alla fine

di Valeria Sforzini

Stefanutti porta sulla scena lo spettacolo che si cela dietro le  quinte di ogni produzione teatrale: intrighi, tradimenti, isterismi e corruzioni, all’ ordine del giorno quando si ha per protagonista una primadonna, una diva fatta e finita che si barcamena tra amanti, corteggiatori e rivali invidiose.
Adriana è  una giovane artista  di talento, capricciosa e civettuola al punto giusto, ma la  sua vanità cela un’anima profonda e stravolta da incontenibili passioni. La storia d’amore realmente vissuta tra Adriana e Maurizio si discosta da quella ricreata da Cilea: un Maurizio un po’ tonto in preda a puri e ingenui sentimenti non ha poi molto in comune con l’astuto doppiogiochista che ha infranto molti cuori nei camerini dei più importanti teatri del tempo. Forse proprio qui si cela il punto focale dell’opera: la vita dell’attrice raccontata come una bella fiaba dal finale tragico, in cui nessun personaggio è sinceramente intenzionato a ferire il rivale per malizia o cattiveria, ma agisce spinto solo dalle  circostanze che lo hanno posto in una crudele condizione di infelicità. L’ambientazione primo settecentesca viene rispettata dal regista, inoltre i costumi opulenti, le scenografie e i sapienti giochi di luce creano effetti realistici e fantastici al tempo stesso, calando i protagonisti in un’ atmosfera magica e surreale.
L’opera è coinvolgente, piacevole e godibile anche per i neofiti della lirica, il melodioso leitmotiv di Adriana è una ventata di freschezza e rimane in testa allo spettatore anche dopo la fine dello spettacolo. Un po’ Madame Bovary, un po’ soap, nel complesso l’Adriana Lecouvreur è un’opera fatta e finita, quasi preconfezionata, che non ambisce a toccare alti livelli, ma si lascia incanalare nelle correnti del tempo e tenta di rappresentare lo spirito del teatro in quanto tale.

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