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Due parole con… Fedra (alias Giulia Quercioli) di Kerkìs

Intervista a cura di Francesco Melchiorri e Federica Scaglione

L’associazione culturale Kerkìs. Teatro antico in scena, nata nel 2011 dall’iniziativa di alcuni studenti e insegnati dell’Università Cattolica di Milano, porta in scena ogni anno nuovi allestimenti di antichi testi del teatro greco e latino. Il fine dell’associazione è divulgare lo studio e la messinscena dei grandi capolavori della drammaturgia classica ed eventuali loro successive rielaborazioni. All’interno di Kerkìs operano studenti, insegnanti e professionisti del teatro che collaborano non solo alla preparazione degli spettacoli, ma anche all’organizzazione di eventi e seminari. Abbiamo avuto modo di parlare con Giulia Quercioli, protagonista di uno degli spettacoli recentemente allestiti dalla compagnia: la Fedra, tratto dall’omonima opera di Seneca. Ecco quello che ci ha raccontato.

Buongiorno Giulia, ti va di raccontarci la genesi della vostra Fedra?

La nostra Fedra nasce un anno e mezzo fa da un’idea di alcuni studenti dell’Università Cattolica di Milano all’interno di Kerkìs: il repertorio latino era poco sviluppato e si è sentito il desiderio di ampliarlo. Il testo di Seneca, per quanto di difficile gestione, ha subito attirato l’attenzione di un gruppo di attori, che hanno deciso di proporlo al direttivo dell’associazione. La linea progettuale proposta punta su una traduzione fedele che apre però alla sperimentazione scenica. Il testo risulta quindi, in traduzione, pressoché completo. La sperimentazione è di tipo laboratoriale, proposta, strutturata e definita dal gruppo di lavoro e sviluppata a lungo termine, apportando modifiche anche tra una replica e l’altra, lasciandosi influenzare dalla reazione del pubblico: se prima infatti Fedra si poteva intendere come una messa in scena più sperimentale, il risultato attuale consiste in un allestimento differente. Il prodotto finale non è comunque indipendente dal testo originale, ma resta una produzione targata Kerkìs.

Ci parli un po’ dell’associazione? 

Kerkis1L’associazione si compone di un gruppo di giovani under 35, tra cui diversi giovanissimi. L’approccio formativo consta in un percorso di alta formazione universitaria che parte dallo studio approfondito dei testi e delle tecniche di rappresentazione, vissuto dai giovani attori con l’apporto professionale della Presidentessa Elisabetta Matelli a partire dalle prime fasi del lavoro fino ad arrivare allo spettacolo. Nel caso specifico di Fedra, lo spettacolo non è partito dal laboratorio sul testo, ma da una proposta avanzata da alcuni ex-studenti, che ha permesso di avviare una produzione autonoma interna all’associazione con l’ausilio costante di professionisti del settore.

Avete mai preso in considerazione l’idea di diventare professionisti?

La realtà dell’associazione resta per ora universitaria, non rinunciando comunque ad uno studio, una resa scenica, un lavoro precisi e puntuali, anche sperimentali magari, ma comunque concreti per la città ed il pubblico. L’intenzione di diventare professionisti a tutti gli effetti, comunque, c’è. Alcuni attori di Fedra, per fare un esempio, stanno già lavorando in diverse realtà esterne come attori professionisti. Chissà, magari si potrebbe fondare una compagnia in futuro.

Qual è la risposta del pubblico ai vostri lavori? Quali attività svolgete nelle scuole?

L’utenza delle scuole che vengono a vedere i nostri spettacoli copre le città di Milano, Arona, Ivrea, Novara, Lodi e dintorni. Il nostro teatro, che ha una capienza di circa centocinquanta posti, è sempre pieno grazie a questo tipo di utenza. Secondo me siamo molto apprezzati perché non vogliamo tradire il testo, ma aiutiamo il pubblico nello sforzo di capire se quell’opera possa avere ancora qualcosa da dirci. Il nostro pubblico si compone soprattutto di studenti, liceali e universitari, anche se iniziano a venire a teatro anche molti adulti. Noi proponiamo e svolgiamo anche laboratori di drammaturgia antica nei licei: per noi è una sorta di scambio.

Infine, un’ultima domanda: cosa significa per te recitare opere dell’antichità?

Il Misantropo di Meandro, che abbiamo messo in scena nel 2012, è stata la mia prima opera e, da allora, sono cresciuta insieme con gli altri ragazzi coinvolti in questa bella realtà, fino ad arrivare oggi alla Fedra. Personalmente vorrei lavorare nel teatro da professionista, e mi sto formando per questo. Faccio teatro antico perché secondo me ha già in sé tutta la drammaturgia successivo, non a caso i teatranti di tutti i tempi si sono poi ispirati ad esso; inoltre credo contenga tutto ciò che contraddistingue il teatro, rappresentato con una profonda umanità e spontaneità. C’è poi la grande sfida: rendere un teatro fortemente di parola come questo il più possibile espressivo e in modo non necessariamente letterario. È bello dimostrare al pubblico, ai ragazzi, che non è un teatro noioso, viverlo in prima persona e farlo vivere agli altri serve per dimostrare che non è vecchio o stantìo. Giocare insieme il gioco del teatro per credere insieme alle emozioni che trasmette, alle riflessioni che stimola, ai rapporti che crea.

Kerkis

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