BirdmenCinema

#WildWest – 12 • Spaghetti Western: dal ’67 al ’99

#WildWest • Il Cinema Western passo passo, nella rubrica di Samuele Badino. 12° episodio. L’evoluzione dello Spaghetti Western, dai Fagioli Western fino alla sua definiva scomparsa. Clicca qui per scoprire tutti gli articoli.


Mentre al di là dell’Oceano Hollywood era alle prese con una crisi produttiva e di mercato senza precedenti (clicca qui per approfondire), qui nel Bel Paese il Western all’italiana  era il filone più fiorente ed uno dei generi con maggior successo di pubblico, rappresentato da una produzione esagerata: più di 75 pellicole dal 1964 al 70, altre duecento circa nel decennio successivo.

12 - 8I temi del Western all’Italiana prendono le mosse da Leone (clicca qui per approfondire) senza però approfondirne la maturità: violenza, avidità, denaro. Le trame si sviluppano in genere attorno ad un unico personaggio, un pistolero non solo infallibile ma ormai sovrumano, che ha poco a che spartire con il Clint Eastwood di Per un pugno di dollari  e pefino con il Django di Corbucci (clicca qui per approfondire). Tra rapine, sparatorie, sangue, morti, vere e proprie stragi, duelli finali che sarebbero tanto piaciuti a Sam Peckinpah (clicca qui per approfondire), le idee si erano un po‘ esaurite e continuavano a ripetersi ciclicamente, senza però che il pubblico sembrasse stancarsene. Il punto di forza dello Spaghetti Western restavano le sceneggiature farcite di dialoghi artefatti e battute laconiche, distribuiti ad arte e capaci di ravvivare anche la più piatta delle pellicole. Dove però si scatenavano le più selvagge fantasie dei cineasti erano i titoli: campeggianti su locandine dal sapore classico, basterebbero da soli a descrivere un’epoca. Di seguito alcuni tra i più fantasiosi e memorabili, che nascondono però pellicole generalmente insapori, talvolta proprio da dimenticare.

•  12 - 7Il titolo più comune è il nomen-omen: film chiamati Il mio nome è […]  o Lo chiamavano […]  non si contano. Ricordo Mi chiamavano Requiescat… ma avevano sbagliato  (1972), un’abile presa in giro di quest’innumerevole sfilza.

•  Il mio nome è Scopone e faccio sempre cappotto  (1975). I nomi improbabili per i protagonisti degli Spaghetti Western erano dal principio la regola (anche in Leone troviamo un personaggio come Sentenza), ma a partire dagli anni settanta, quando il genere iniziava ad essere stato spremuto abbastanza, prese il sopravvento anche la versione comica dei nomi. Scopone fu probabilmente l’apice (o il capolinea) di questa tendenza. Sul genere uno dei titoli più raffinati: Lo chiamavano Tressette… giocava sempre col morto  (1973).

  • •  La quasi trilogia di Sabata Ehi, amico… c’è Sabata. Hai chiuso!  (1969), Indio Black, sai che ti dico: sei un gran figlio di…   (1970), E’ tornato Sabata, hai chiuso un’altra volta  (1971), che ci presenta alcune tematiche care alle locandine di quest’epoca: nel primo e nel terzo titolo i presagi di morte fin da prima che il film cominci e l’ormai perdita di credibilità che avevano agli occhi stessi dei cineasti, 12 - 6che sconsolati dicono semplicemente “hai chiuso un’altra volta”; nel secondo gli insulti alla madre, comunissimi – Monta in sella figlio di…  (1972), E continuavano a chiamarlo figlio di…  (1969), Tutti fratelli nel West… per parte di padre  (1972). Indio Black  ha tra l’altro una storia produttiva interessante: si sarebbe dovuto trattare del secondo film dedicato a Sabata, ma Lee Van Cleef – che aveva interpretato il personaggio nel primo capitolo – era occupato sul set  del sequel  de I Magnifici Sette. Venne quindi chiamato Yul Brynner (che era invece stato protagonista del primo I Magnifici Sette  clicca qui per approfondire) e si optò dunque per cambiare il nome del protagonista.

•  Altro titolo comunissimo è quello che inneggia alla necessità di perpetrare stragi. Ne sono un esempio: Le Colt cantarono la morte… e fu tempo di massacro  (1966), Giurò… e li uccise ad uno ad uno  (1968), Arizona si scatenò… e li fece fuori tutti  (1970), Lo irritarono… e Sartana fece piazza pulita  (1971), Alla larga amigos… oggi ho il grilletto facile  (1972), Dieci bianchi uccisi da un piccolo indiano  (1974), La mia Colt ti cerca… 4 ceri ti attendono  (1974), Lo ammazzò come un cane… ma lui rideva ancora  (1972). Tutti titoli originalissimi per film che hanno poco da dire.


Bud Spencer e Terence Hill – Fagioli Western


Si deve allo Spaghetti Western la nascita di una delle coppie più memorabili del Cinema italiano, che caratterizzò gli anni settanta come prima avevano fatto Totò e Peppino o Franco e Ciccio. Si tratta di Terence Hill e Bud Spencer, che esordirono nel film del 1967 Dio perdona… io no, di Giuseppe Colizzi.12 - 1

La pellicola mantiene i toni, a tratti anche piuttosto cupi sebbene abbastanza noti, del primo Spaghetti Western, ma l’interazione tra i due protagonisti prefigura quell’ironia che successivamente ne caratterizzerà i lavori. L’accoppiata decretò l’enorme successo di pubblico, nonostante la regia piuttosto grossolana e ridondante, debitrice di Corbucci nelle riprese dei cadaveri e di Leone nel triello  finale (clicca qui per approfondire). Fu un trampolino di lancio per i due attori, 12 - 2che da subito fecero due sequel  con lo stesso Colizzi – I quattro dell’Ave Maria  (1968) e La collina degli stivali  (1969) – interpretando i medesimi personaggi. Nel capitolo successivo l’attenzione è sui due protagonisti, con l’inserimento un caratterista Western d’eccezione come Eli Wallach (che avevamo trovato qui e qui). È evidente come non sia ancora stata messa a punto la formula cazzotti-risate che caratterizzerà il duo, ma rispetto al primo capitolo della trilogia si nota un’apertura verso l’ironia e la rissa piacevole. Il film però è troppo lungo per la sua materia. La collina degli stivali  è il punto di passaggio che porta alla soluzione comica che maturerà l’anno successivo con Lo chiamavano Trinità. 12 - 9Nasce il cosiddetto Fagioli Western.

Fuorilegge dal cuore d’oro, antieroi da film d’animazione, con tanto di velocità sovrumana e pugni possenti, questi sono i Terence Hill e Bud Spencer di questo e poi di tutti i film successivi, Western e non. I loro personaggi sono piacevolmente contrastanti: tanto l’uno è svelto, donnaiolo e pronto a cacciarsi nei guai, quanto l’altro è pigro, inamovibile, desideroso di tranquillità ma incapace di non supportare il fratello nelle sue follie. L’intendo del regista, Barboni accreditato come E.B. Clucher, era di fare uno Spaghetti Western serio, ma alla prova dei fatti il successo fu decretato dai siparietti comici tra i protagonisti. Memorabile l’incipit  con Trinità che dorme trascinato dal cavallo, omaggiato anche da Quentin Tarantino in Django Unchained  (2012), in un insieme di sequenze riuscite e fresche in un genere che andava stagnando: lo scontro coi banditi messicani,12 - 3 la padella di fagioli divorata dal pistolero. Un equilibrio riuscito tra comicità e azione, in una salsa da film popolare, che dopo una visione rilassata lascia lo spettatore con un sorriso. Il seguito Continuavano a chiamarlo Trinità  (1971) ripropone la stessa formula e si fa vedere con piacere e disimpegno.

Perfino Sergio Leone si arrese a questo avanzare dei tempi e a questa vena satirica, tanto da scrivere e co-dirigere con Tonino Valeri un interessantissimo Il mio nome è Nessuno  (1973). Una sorta di dissacramento comico del Western classico, con un giovane ed esaltato Terence Hill, innamorato del mito del vecchio Henry Fonda. Da vedere.


       Il mio West  (1999)


Gli anni ottanta non furono che un susseguirsi di una manciata di scoppiazzamenti che cercavano di far tornare il genere alla ribalta, con risultati disarmanti di cui Django 2 – Il grande ritorno  (Nello Rossati, 1987) e Trinità e Bambino… e adesso tocca a noi  (E.B. Clucher, 1995) non sono che due desolanti esempi di come il mito tramontato non possa essere riportato alla luce. L’estremo tentativo di rilancio fu quello di Giovanni Veronesi nel 1999, che coinvolge per Il mio West  una super-produzione dai costi straordinari. La pellicola fu un flop  assoluto, di botteghino e critica – viste anche le altissime ambizioni – nonostante le collaborazioni di cui si fregiava: da Harvey Keitel a David Bowie, interpreti internazionali invischiati in una trama semplicistica. La pietra tombale dello Spaghetti Western.12 - 5


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *