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#WildWest – 1 • Le origini: da Buffalo Bill a John Wayne

#WildWest • Il Cinema Western passo passo, nella rubrica di Samuele Badino. 1° episodio. Le origini del Western, uno dei generi più fecondi della Storia del Cinema. Clicca qui per scoprire tutti gli articoli.


La conquista del West, o meglio “L’epopea americana della frontiera”, è il tentativo, riuscitissimo peraltro, di dare una base culturale comune al neonato e variegato popolo americano. Spazzate via le popolazioni che occupavano le vaste lande del Nord America, insieme alla loro Storia e alle loro tradizioni, si era presentata una duplice necessità: da un lato mitizzare e giustificare il massacro dei nativi, dall’altro creare unaBuffalo bill wild West show nuova mitologia, un nuovo insieme di valori su cui fondare la “Nuova America”. Il Western è la mitologia americana. Riprendendo le parole del regista John Carpenter, «Il Western è l’unica mitologia americana possibile, anche perché è davvero l’unica.». Gli Stati Uniti, il Paese con la Storia più corta del Mondo, hanno dovuto sopperire alla mancanza di un passato millenario creandosene uno, sì breve, ma meraviglioso. E anche questa brevità è camuffata: le date e gli anni sono quasi sempre fumosi, indistinti, i pistoleri hanno vite dai contorni indefiniti, e che sembrano immerse da sempre e per sempre in questo mondo. Il West non ha un tempo regolato, proprio come il mito, ed è eterno.

Ma, come fu Omero per la Grecia, il fondatore del mito ha un nome e un volto: quelli di Buffalo Bill. Nel 1883 – dodici anni prima della nascita del Cinema – l’ex colonnello decorato racconta e celebra in diretta l’epopea del West, fondando anzitempo il genere Western proprio come un varietà, con il carosello itinerante The Buffalo Bill wild WThe great train robberyest Show. Ripulisce – insieme alla propria – l’immagine di tutti gli sterminatori d’Indiani d’America, diventando immediatamente una celebrità. Richiestissimo in ogni dove come un eroe americano in carne ed ossa, capace di compiere e narrare epiche imprese, diffondendo il verbo del West, la popolarità di Buffalo Bill si espanse così in fretta da portarlo presto anche in Europa, e le sue gesta, reali e ingigantite o del tutto fittizie che fossero, mai ne fecero mettere in discussione la spietata figura fino almeno al secondo dopoguerra.

Il Western è dunque alla nascita uno spettacolo, e il neo-nato CineBroncho bill e john hancockma non può certo esimersi dal fascino dei pistoleri, dalle loro storie movimentate e di azione, che perfettamente si sposano con le immagini animate della Settima Arte. Ed ecco che compaiono da subito i primi abbozzati esperimenti, che culminano in un’interessantissimo The great train robbery – Assalto al treno, del 1903. È una pellicola ancora molto rustica e semplice, anche se con qualche traccia di modernità: un leggero movimento di macchina per seguire la fuga dei fuorilegge, e, poco prima, un taglio di montaggio offre l’occasione per sostituire un attore con un manichino, gettato poi dal treno, a prova della lezione appresa da George Méliès (ricordiamo che il suo capolavoro Voyage dans la Lune era uscito solo l’anno precedente). Ma a rendere importante il film di Edwin S. Porter è il suo valore cronachistico, che lo avvicina molto a quello del Buffalo Bill Show: la rapina era realmente avvenuta, e, all’uscita del film, il capo dei banditi (interpretato dal divo Max Broncho Bill Anderson) era ancora latitante.

Come si poteva prevedere, il film fu un successo incredibile, e portò alla nascita di un filone fortunatissimo, che nella prolifica epoca del Cinema muto portò in sala migliaia di titoli sul Selvaggio West, determinando la ribalta di vere e proprie star come il sopracitato Broncho Bill, William S. Hart, attore di formazione Shakespeariana, o il grandioso Tom Mix, che tra il 1909 e il 1935 interpretò circa 300 pellicole, tutte Western.3 bad men

Una produzione così vasta e fortunata presenta però necessariamente un rovescio della medaglia: è piuttosto ripetitiva. I film si somigliano tutti: un cow-boy pistolero dall’etica inappuntabile e con abilità del tutto fuori dall’ordinario si erge a difensore della civiltà, protegge deboli e indifesi talvolta dai banditi, più spesso dai temibili pellerossa. The iron horseTra i titoli più interessanti troviamo sicuramente Tumbleweeds (1925), di King Baggot, con William S. Hart, che racconta della Land Rush (“corsa alla terra”) in Oklahoma; le riprese furono così ben fatte che parte del footage fu riutilizzato per  Cimarron (1931), che valse un Premio Oscar per il miglior film. Un’altra pellicola degna di nota è senza dubbio The winning of Barbara Worth (1926), di Henry King, forse uno dei primi disaster-movie prodotti a Hollywood, in cui si narra del crollo della diga sul fiume Colorado; in particolar modo, la scena del collasso è estremamente evoluta e molto in anticipo sui tempi.

Ma i due film più importanti si devono a John Ford (di cui si parlerà più approfonditamente nei prossimi episodi), il re indiscusso del Western classico, il regista che meglio è riuscito ad esemplificare l’anima del genere nella sua epoca d’oro. Le due pellicole in questione sono The Iron Horse (1924) e Three bad men (1926).

The Iron Horse è un film epico, un purissimo kolossal hollywoodiano, che contava nella troupe, come si legge nei titoli di coda, «un reggimento di truppe e cavalleria degli Stati Uniti, 3000 cantonieri ferroviari, 1000 braccianti cinesi, 800 indiani Pawnee, Sioux e Cheyenne, 3800 cavalli, 2300 bufali, 10000 manzi texani.». Ford lo dedicò ad Abramo Lincoln, di cui era un grande ammiratore, e continuò a riferirsi a questo film, in interviste anche di molto successive, come il migliore da lui diretto.

In Three bad men Ford scopre, “all’improvviso”, lo sfondo. Finora non era mai stata prestata troppa attenzione al panorama, che qui invece ricopre un ruolo di rilievo, e fonda l’immaginario tipico del paesaggio Western; d’ora in poi chi si cimenterà nel genere non potrà non misurarsi – più o meno volontariamente e più o meno direttamente – con queste inquadrature.

La capacità di Ford fu quella d’inserirsi perfettamente in un panorama consolidato – quello del Western muto –, e di saper reinventare il canone all’avvento del sonoro (dopo il 1928). Ma è il connubio riuscitissimo con quello che fu poi il volto del West, John Wayne, a consacrare definitivamente le sue opere ai posteri. Il tema centrale della prossima settimana sarà proprio il rapporto tra i due John, e i primi lavori (o capolavori) che li hanno visti rivoluzionare insieme la Storia del Western.


 

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