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Venerdì profano #11 – “Andiamo a comandare” secondo Matteo Salvini

Matteo Salvini è uomo che crede in ciò che fa, tanto che per indicare un elefante, immobile nella cristalleria, si metterebbe a rompere uno dopo l’altro i pezzi del servizio più pregiato, inizierebbe una pippa sul fatto di non aver mai sentito di orsi marsicani in cristallerie africane e cercherebbe di cagare tanto quanto un pachiderma solo per dimostrare di cosa sarebbe capace quell’animale.

Ruggisce contro i tecnocrati di Bruxelles, essendo lui uno tra i più rodati assenteisti al Parlamento Europeo; rimprovera i “figli di papà” che vanno in manifestazione, ma solo perché è stato iscritto alla facoltà di scienze politiche di Milano per sedici anni, senza mai laurearsi («arriverà prima la Padania libera della mia laurea», parola sua); redarguisce la casta e disprezza i politici di professione, ma non ha mai “lavorato” un giorno ed è in politica da più di vent’anni.

Lunedì sera, nell’usuale comizio di Ponte di Legno, il leader della Lega Nord si è dato al canto.

No, non aveva un birra in mano, intonando cori sul fatto che i napoletani siano, secondo lui, “colerosi”, “terremotati” e che “con il sapone non si siano mai lavati”. Matteo ha dato la propria interpretazione della hit dell’estate “Andiamo a comandare” di Fabio Rovazzi, con la sua consueta pacatezza, lucidità, nonché un tocco di sobrietà.

Matteuccio ha infatti annunciato, morigerato, che «quando saremo al governo polizia e carabinieri avranno mano libera per ripulire le città» dagli immigrati, per realizzare una «pulizia etnica controllata e finanziata» – “col leghista a governare, andate a comandare!”

Averlo detto con la maglia dei carabinieri (e il mento un po’ all’insù) lo devono aver fatto sentire proprio fico, l’anima della festa, il vocalist che anima la notte della democrazia.

Già, perché nel caso non lo sapeste, gli immigrati «vanno fatti lavorare per ripagare il prezzo della nostra ospitalità, come fanno in Austria» e chi la pensa diversamente è un «italiano smidollato» – perché lui non è né un italiano smidollato, né uno che va a lavorare, chiariamoci!

Ma mentre attendiamo di conoscere come si chiamino gli italiani (e gli immigrati lavoratori regolari) che vanno a lavorare per pagare lo stipendio a Matteo Salvini e compagnia politicante, lui rincara la dose: «Basta con le buone maniere: io propongo a tutti gli amministratori della Lega, andiamoci a riprendere un albergo in ogni regione e lo restituiamo agli italiani». Insomma, “con la ruspa fino al mare, andiamo a comandare!” e gli albergatori che ospitano i rifugiati «vadano pure in fallimento».

Il problema dell’Italia sono le «zecche», specie salviniana che va dai lavavetri agli utilizzatori di ospedali pubblici (immigrati, ovviamente): «Prendiamo un bel furgone, li carichiamo lì e li molliamo in mezzo al bosco a 200 chilometri, così ci mettono un po’ a tornare» – “col furgone in tangenziale, andiamo a deportare!”.

È il gran finale. La folla è in visibilio, la base leghista è stata scaldata, la scritta “carabinieri” sul fiero petto di Matteus ormai brilla di luce propria.

Salvini, infine, nemmeno fosse una puntata live della Melevisione, chiama sul palco tutti i ragazzini under-18, chiedendo: «Cosa hai capito dalla serata?» – risposta: «Che la mia mamma mi vuole bene».
Applausi a scena aperta.

La morale, bambini, è sempre la stessa:

1. Indossare un’uniforme delle forze dell’ordine con piastrine è reato, così incitare all’odio razziale e alla legge marziale può essere utile per evitare di incappare in una contravvenzione.

2. Nel paese in cui l’evasione fiscale brucia 180 miliardi l’anno, dove la mafia è la prima azienda del paese e la corruzione è prassi, dove per avviare un’azienda un giovane non può che rivolgersi alle volte celesti, dove gli sperperi del sistema bancario sono pagati dai piccoli risparmiatori, dove il familismo e l’omertà sono elementi cardine delle istituzioni, dove si tagliano i fondi alle forze dell’ordine e alla magistratura, dove governa a livello locale e nazionale una delle classi politiche più inquisite dell’occidente (se non del mondo), il problema sono gli immigrati negli alberghi. No?

3. La mamma è sempre la mamma. E quella dei cretini è incinta, sempre.

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