Attualità

#InchiostRio – Che aria tira a Rio de Janeiro?

Parte Seconda

La situazione federale brasiliana non è proprio delle migliori, la classe politica è scossa da uno scadalo, più un terremoto in realtà, che non ha precedenti nella storia del paese. Magari a livello federale, nello Stato di Rio de Janeiro, sede della XXXI edizione delle Olimpiadi, le cose vanno un po’ meglio. In realtà nemmeno poi così tanto, l’organizzazione dei Giochi di Rio2016 ha avuto dei pesanti effetti sulla città, soprattutto tra i suoi abitanti più poveri.

Nonostante il governo socialista, di Lula prima e di Rousseff poi, avesse investito molto sulle classi inferiori , il numero dei poveri non si è ridotto. Essi abitano nelle favelas, degli insediamenti alternativi non integrati nel tessuto cittadino e costruiti senza una pianificazione urbanistica definita. Rio, come tante altre città del Sud America, ne è costellata, le più grandi sono Rocinha, Maré e Vila Autódromo. Nell’immaginario comune, nelle favelas non c’è legge e la vita si volge secondo regole proprie. Se, da un lato, è vero che i quartieri che compongono le favelas sono controllati da gang criminali spesso rivali e spesso legate ai cartelli locali della droga, è anche vero che al loro interno gli abitanti sono obbligati a trovare delle soluzioni geniali e creative per far fronte alle difficoltà quotidiane, cosa che rende le favelas dei quartieri anche abbastanza suggestivi. Proprio su questo secondo aspetto si è concentrato il governo dello Stato di Rio. Già in occasione della Coppa del Mondo, era stata approvata una politica di pacificazione che doveva mobilitare l’esercito federale contro i narcotrafficanti. Così le UPP, Unità di Polizia di Pacificazione, sono entrate nelle favelas e hanno ristabilito un certo qual tipo di ordine, in modo da renderle visitabili dai turisti; tuttavia, proprio gli ufficiali della polizia si sono resi protagonisti di numerosi episodi di violenza nei confronti dei giovani vittime di interrogatori molto particolari.

Ciononostante, gli investimenti statali, i PAC (Programmi di Accelerazione della Crescita) hanno permesso un miglioramento effettivo delle condizioni di vita: l’allargamento delle strade avrebbe ridotto i problemi di diffusione delle malattie, soprattutto respiratorie, che affliggevano gli abitanti; sono state create delle unità di pronto soccorso e degli asili per i bambini, ed è stato introdotto per la prima volta un sistema di illuminazione pubblica delle strade. I “favelados”, tuttavia, accusano il governo di aver dato una nuova vita ai loro quartieri come scusa per nascondere la polvere sotto il tappeto, e per non rivelare le reali condizioni di povertà presenti in Brasile al momento dell’arrivo dei turisti. Infatti, i problemi più pressanti, come la costruzione di una rete fognaria, non sono stati minimamente affrontati.

Quest’anno, per far spazio al Villaggio Olimpico, l’infrastruttura che deve accogliere le delegazioni e gli atleti di tutto il mondo (i cui appartamenti sono stati consegnati incompleti, tanto che alcune delegazioni hanno deciso di alloggiare altrove), la favela di Vila Autódromo è stata completamente rasa al suolo e tutti i suoi abitanti costretti a cambiare vita. Nel 2009, quando il progetto di costruzione era stato approvato, gli abitanti di Vila Autódromo avevano chiesto di ottenere i finanziamenti in modo da modernizzare davvero il proprio quartiere. Di fronte alle costanti risposte negative dello Stato, gli abitanti hanno progressivamente abbandonato le loro case, i muri si sono riempiti di graffiti rivolti contro il governo e la sua corruzione, mentre altri abitanti sono stati evacuati con l’intervento della polizia. Alla fine Vila Autódromo è stata distrutta. Il magnate che ha ricomprato il territorio e costruito il Villaggio Olimpico ha promesso di convertire l’infrastruttura in abitazioni…solo, non per i poveri.

Quelle altre favelas visibili dalle strade più trafficate, nonostante l’abbellimento temporaneo, sono state nascoste dietro giganteschi cartelloni pubblicitari. La maggior parte delle testimonianze dirette dei Carioca (gli abitanti di Rio), raccolte dai giornalisti internazionali, dimostra che in città corre un generale clima di frustrazione nato dalla consapevolezza di avere per le mani un’occasione unica di miglioramento sociale, sprecata dalla insaziabile gola dei ricchi e dei costruttori, i quali hanno annullato ogni possibilità di redistribuzione dei benefici.

La Coppa del Mondo, prima, e i Giochi Olimpici, poi, sono capitati nel periodo più politicamente, economicamente e socialmente instabile della storia del paese. Se poi si aggiunge la paura del contagio del virus Zika, le minacce di attentati da parte delle cellule ISIS presenti in Sud America, la situazione diventa rapidamente ingestibile. Sotto qualunque aspetto si affronti il problema, ognuno, coinvolto o meno dagli eventi sportivi internazionali, ha un motivo più che legittimo per manifestare contro le istituzioni sia federali che federate. Ma l’Olimpiade ha richiesto un elevato grado di controllo da parte delle forze di polizia, in alcune zone questa presenza è diventata un deterrente, in altre, un incentivo.

Non è ancora possibile prevedere che cosa succederà quando si spegneranno i riflettori, ma sicuramente le cose non miglioreranno, e, solo allora, si potrà avere un’idea della dimensione effettiva del peso che il combinato disposto dalla rete di corruzione di Petrobras e delle Olimpiadi avrà sulla politica e la società brasiliana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *