Musica

UMF12 – SECONDA SERATA

13 maggio. Mercoledì sera. L’Università si accende di luci e balla al ritmo delle casse: la seconda serata UMF è iniziata!

Ospite è la musica metal dei Black Lithium, la grunge dei Kalopsia e l’alternative rock degli I’m the distance.

Io di musica capisco poco, per non dire nulla. Trascinata da Giorgio Di Misa, il social media manager di “Inchiostro”, nonché fotografo della serata, ci mettiamo a intervistare le band che si sono appena esibite.

Ad inaugurare la serata sono stati i Black Lithium con il loro post hard-core elettronico: il gruppo è ora composto da Davide Aroldi (voce), Samuele Nicotra (chitarra solista), Stefano Dell’Anna (chitarra ritmica), Matteo Crosta (basso), Simone Bianchi (batteria) e Riccardo Maganza (tastiere/synth), ma quando è nato (nell’estate del 2011) contava solo tre persone, tra cui il cantante originario che in seguito ha lasciato la band. Ma il nome, da lui ideato, è rimasto: litio nero, un controsenso, dal momento che il litio è bianco.
Nei loro pezzi il metal si fonde con l’elettronica: «Volevamo fare una cosa innovativa, che ora sta un po’crescendo ed è più accettata. Ci sono troppi metalloni che dicono “no” all’elettronica. Ma noi siamo tamarri e volevamo una parte tamarra. E allora abbiamo aggiunto le tastiere».

 

Sento una voce femminile potente provenire dal palco: sono i Kalopsia, il gruppo alternative/grunge composto da Laura Recanati (voce), Giuseppe Musso (chitarra/seconda voce), Francesco Boccardi (basso) e Andrea Ravaglioli (batteria). Il nome della band suona greco, e infatti Laura me lo conferma: «È una parola che indica la disillusione che arriva quando ti accorgi che ti eri immaginato la realtà migliore di quella che è veramente». Infatti anche le tematiche delle canzoni riprendono questo concetto, il modo di scrivere è molto disilluso, abbastanza triste ma sempre con un tentativo di rivalsa nei confronti della vita. «Altrimenti non suoneremmo!», dice ridendo.
Il progetto della band (neonata, dal momento che si è formata a gennaio di quest’anno) parte da un concerto dei Pearl Jam, quello del 20 giugno a Milano. E i Pearl Jam sono infatti una delle band da cui traggono ispirazione, insieme a Alice in Chains, Nirvana, ecc… «Io adoro questa musica, ora non si potrà vedere ma io ho questo» e mostra il tatuaggio di Kurt Cobain che ha sul braccio. «È vero, non è facile per una donna cantare questo tipo di musica», ammette, «però sdoganiamo questa cosa perché in Inghilterra e in America ce ne sono tante che cantano questo genere».

 

Per concludere in bellezza la serata, gli I’m the distance fanno sentire il loro alternative rock.  Il nome non deve ingannare: «Siamo uniti da uno scopo comune, una visione comune di quello che deve essere il nostro sound. In realtà, arriviamo da mondi totalmente diversi: Jacopo [La Posta] arriva dal brit-pop e dal pop-rock, Alessandro [Iannone] è molto settantiano, io [Fabio Donegà] arrivo dal metal e dal grunge». «Anch’io dal grunge», si inserisce Cinzia Guareschi: «In realtà, parto dal soul e arrivo al metal. Quindi un po’di tutto. Tutti e quattro facciamo cose diverse e abbiamo trovato questo punto d’incontro».
Gli I’m the distance nascono nel 2011 e ai cambiamenti di formazione corrisponde anche un cambiamento di genere: l’introduzione dell’elemento femminile è stata la svolta grossa. E se da una parte ci sono innovazioni, dall’altra si nota anche un “ritorno alle origini”: «Noi nasciamo come progetto acustico e col tempo ci siamo resi conto che effettivamente introdurre elementi percussivi dava unità. Coi pezzi nuovi la batteria si fa sentire, man mano aumenta. La direzione che stiamo prendendo adesso è più dark come sonorità: la batteria dà quel tocco in più».

 

La serata giunge al termine, il banchetto di “Inchiostro”è smantellato, gli organizzatori iniziano a sistemare tutto e il pubblico se ne va. Ma è già pronto per l’appuntamento successivo con Dog’s Tale, Luca Dattisi e SangueFreddo!

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