Attualità

Siamo affamati! Siamo folli!

di Simone Lo Giudice
Per capire l’inizio, partiamo dalla fine. Così Steve Jobs all’Università di Stanford (USA) nel 2005: “la morte è con tutta probabilità la più grande invenzione della vita, è l’agente di cambiamento della vita stessa, spazza via il vecchio per far posto al nuovo”. Piccola, ma doverosa premessa: io non guarderei all’uomo Steve esclusivamente nella sua natura di paperone contemporaneo, perché certe parole non puoi recitarle bene se non te le porti dentro. Dunque la vita va ben spesa perché finisce, il vecchio ha una data di scadenza passata la quale ammuffisce. Nell’epoca dei social network potremmo dire: ok! Quello che dice Steve “mi piace” e “condividi”. Ma in realtà non tutti posterebbero questo messaggio sulla propria bacheca: il vecchio fa tendenza nel nostro paese e la voce “the end” spesso non è prevista nel libretto delle istruzioni. Ogni tanto si somministrano pillole di fiducia nel nostro parlamento: i giochi governativi ne prescrivono l’utilizzo e alla fine la voglia di vitalizio allunga la vita dell’esecutivo.“Oggi vorrei raccontarvi tre storie della mia vita: la prima storia è sull’unire i puntini…non è possibile unirli guardando avanti, potete unirli solo guardandovi all’indietro…così dovete aver fiducia che in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire…dovete credere in qualcosa!”. Parafrasando il Jobs-pensiero: una nazione forse deve perdersi per ritrovarsi. Se non ti sbucci le ginocchia cadendo oggi, non potrai mai provare il piacere di rimetterti in piedi domani. Dobbiamo crederci!“La mia seconda storia parla di amore e di perdita…dovete trovare quel che amate, e questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. L’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate!”. In Italia forse nessuno ama più veramente quello che fa. Chi potrebbe farlo non ci pensa, chi vorrebbe farlo non può. La precarietà ha preso il posto dell’ossigeno e nell’aria tutto è diventato terribilmente mutevole: il lavoro, le idee, i comportamenti. Ma noi vorremmo amare il nostro presente. Dobbiamo crederci!“La terza storia parla di morte…ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della mia vita”. La malattia forse è la miglior medicina per vivere bene: se non ti uccide, ti fortifica! Il nostro futuro non può attendere: è il momento di riprendercelo tra le mani. Dobbiamo crederci!“Stay hungry! Stay foolish!”: così Steve Jobs ha scosso le coscienze di Stanford nel 2005. E oggi Inchiostro ha le idee chiarissime: il giornale più antico ha aperto un blog tutto nuovo e un canale YouTube fresco fresco. In ballo c’è il nostro futuro. Siamo affamati! Siamo folli!

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