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Torino 33: Keeper (Guillaume Senez, Belgio-Svizzera-Francia, 2015)

Keeper è la toccante storia di due quindicenni, Maxime e Mélanie, che devono fare i conti con una gravidanza ovviamente non attesa. Ottima la prova attoriale, soprattuto dei giovani Kacey Mottet Klein e Galatea Bellugi a cui attribuisco in parte la vittoria del Premio come Miglior Film a questa edizione del festival, circondati poi da attori più esperti che hanno contribuito con giuste performance (alcune più convincenti di altre).

Il merito della sceneggiatura, per quanto è stato possibile notare, sta nel fornire punti di vista diversi al problema centrale tramite le figure parentelari, così come quelle marginali (l’allenatore della squadra dove dovrebbe andare a giocare Maxime come portiere e lo psicologo che segue il percorso dei due giovani). C’è anche il punto di vista più ovvio, quello della gravidanza come scelta di vita e non come problema e su questo si sviluppano interessanti colpi di scena e un finale topico.

Se la storia ha sicuramente vinto sulle componenti tecniche è per via dell’assenza di un linguaggio cinematografico personale e piuttosto anchilosato su due poli: da un lato l’asettica ripresa documentaria, che segue i personaggi senza “parlare”; dall’altra la sottolineatura dell’emotività dei personaggi fatta tramite lunghe sospensioni della trama a favore di riprese d’atmosfera. Il primo polo logicamente funziona, il secondo invece rende meno comprensibile la scelta di gettare Keeper al primo posto del concorso. Ripeto, ha vinto la storia, ma in un film che è troppo corto per contenerla tutta e troppo lungo per ciò che contiene

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