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Torino 33: A Simple Goodbye (Gaobie, Degena Yun, Cina, 2015)

È strano parlare di un film che vince, a parimerito con Sopladora de Hojas, il Premio come Miglior Sceneggiatura e ha un grosso problema di costruzione narrativa. Degena Yun firma una biografia sull’accettazione della morte del padre (il regista mongolo Saifu), iniziando dalla fiction e scadendo nel documentario. Il film ha alcuni punti di contatto con quello di Balsamo, ma se là abbiamo una sapiente sintassi cinematografica (che la giuria non ha colto), in A Simple Goodbye il montaggio non accompagna lo spettatore in alcun modo.

Sicuramente la barriera più grande da superare è quella culturale, prima ancora del minutaggio: non c’è un racconto in cui le numerose tematiche siano viste sotto la lente di unificazione culturale, ma anzi ci scontriamo con tradizioni e abitudini che solo col passare dei minuti si digeriscono. Forse quando è stato presentato al Tokyo International Film Festival 2015 questa barriera mancava, ma ritengo sia parte più positiva del film, perché sottolinea le differenze con cui le persone possono reagire ad un evento così drammatico attraverso la loro cultura e non a prescindervi.

Il buco narrativo è però la figura centrale e autobiografica di Shanshan-Degena, il cui comportamento è surreale, da un lato giustificabile pensando allo stato emotivo del personaggio, dall’altro ingiustificabile quando alla fine s’intuisce che è lei stessa la narratrice, anche di quei momenti di critica al suo stesso comportamento (con una oggettività e freddezza irrealistica)!

Forse un premio lo meritava, certo; ma quello come Miglior Sceneggiatura stento a giustificarlo…

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