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Torino 33: Sopladora de Hojas (Alejandro Iglesias Mendizábal, 2015)

Scontata l’inutilità di una stroncatura ai danni di un giovanissimo regista alla sua prima prova cinematografica, scanzonata e senza troppe pretese, l’attenzione cade piuttosto sulla giuria del Torino Film Festival che quest’anno ha scelto di conferire il Premio per la Miglior sceneggiatura ad un film come Sopladora de Hojas (letteralmente “soffiatore di foglie”). La fiaba contemporanea sul delicato momento di crescita di tre adolescenti messicani, tra vivaci botta e risposta, fantasie irrealizzabili e affettuose canzonature, convince non solo il pubblico in sala – parossistico lo scroscio di applausi finale – ma anche la qualificata giuria festivaliera dalla quale ci si aspetterebbe una maggiore severità. Una giuria dovrebbe porsi, infatti, come priorità quella di difendere l’impegno artistico da un mercato cinematografico che sempre più spietatamente sottomette l’ingegno individuale a beneficio della più piatta fruibilità. Optando, invece, per l’accessibilità di una sceneggiatura ricca di salaci dialoghi e calibrate alternanze tra momenti comici e riflessivi, con tutti i clichés che il caso impone, si rischia di danneggiare indirettamente gli sforzi di chi in questo concorso ha provato ad esplorare vie meno consuete, per quanto comunque poco entusiasmanti (per citare un esempio l’Igor Drljaca di The Waiting Room).

Insomma, non aspettiamoci da un film modesto come Sopladora più di quanto possa darci, iniziamo piuttosto a pretendere di più da chi quel film è chiamato a valutarlo con serietà.

 

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